Un tramonto in autostop lungo un’autostrada americana che ci racconta l’anima latina di un giovane cantautore romagnolo: Mattia Zani aka Dulcamara. Il suo songwriting ha una mira tutta particolare, e con Uomo Con Cane si proietta subito nella scia di grandi come Daniele Silvestri. Riesce a mantenersi in equilibrio perfetto sul filo sottile che congiunge il folk ed il pop. Le tematiche dei suoi testi sono spesso incentrate sul viaggio e LostHighways non poteva non voler viaggiare con Mattia!
Partiamo dal titolo del disco. Da dove arriva l’idea di Uomo Con Cane?
Uomo Con Cane è un’idea che mi portavo dietro da dischi precedenti. Deriva in parte dalla pittura e dalla fotografia passata. Ci trovavo inoltre un’ironia e un sentimento vincente. Credo che l’ironia derivi esclusivamente dalla preposizione “con” che per correttezza linguistica dovrebbe invece essere “col” (Uomo Col Cane). Inoltre ho pensato a questo disco come ad un fermo immagine o come ad una foto di fine ‘800, dove spesso si definiva il contenuto del quadretto dandone un titolo impersonale. Ad esempio: “spiaggia e bicicletta” oppure “ragazza con cappello” o, ancora prima, “donna con ermellino” di Leonardo. In sintesi, mi sembrava un titolo onesto ed impersonale al punto giusto da lasciare dedurre qualcosa di misterioso, qualcosa che va ben oltre l’uomo e l’amore per il suo cane. Un ritratto immutevole del tempo.
Nell’universo delle vostre canzoni sembra esserci sempre la costante presenza del tema del viaggio come esperienza interiore…
Il viaggio per me è quasi una necessità. Una distanza dall’origine che mi permette di apprezzare le cose che ho e di riempirmi le tasche di idee, parole e suoni che altrimenti non avrei. Si può viaggiare con un libro o si può viaggiare per mesi soli per il mondo. L’ incantesimo è quasi sempre lo stesso, si è a casa, ma si è anche lontano con un amore molto più profondo per se stessi e persone che ti riempiono gli occhi di storie e visioni. Ad ogni ritorno aggiungo e cambio un pezzo di me e farei fatica a negare questo in un disco; il viaggio migliora sempre lo spirito. Credo tuttavia che nel prossimo disco mi impegnerò ad essere più stanziale.
Trovo Ora Come Allora un vero gioiellino. Come è nata ?
Lusingato perché non molti me lo dicono e spesso non la notano più di tanto. È una delle poche canzoni nate con le mani sul pianoforte. Ero appena tornato da un lungo viaggio ed ero fresco di una grande delusione di una persona a me vicina. Ho appoggiato le mani sopra il piano dopo un paio di mesi che non ne vedevo uno e ho suonato la melodia iniziale dal nulla, il resto va da sè, testo compreso. A volte succede le cose scorrono da sole.
C’è un brano del disco che amerete particolarmente suonare live e perché?
Se lo chiedessi ai miei suonatori ti risponderebbero Trinidad perché credo ci rappresenti tutti molto ermeticamente ed è un brano che non ha bisogno di spiegarsi tanto. Se dovessi risponderti io solo, direi Giugno’99 perchè il piano si attacca alla mia voce “come le mani mi si attaccano ad un volante in una strada di montagna” e non c’è altro brano che dal vivo mi fa lo stesso piacevole effetto.
Avete una scrittura schietta e poetica al tempo stesso. Pur essendoci tanti colori, dal blues al country, la vostra musica ha una profonda radice pop-cantautorale. Quindi è possibile ancora scrivere un pop intelligente in Italia?
Oddio, non vorrei passare per quello che fa musica intelligente, e ormai dire “genere pop” in Italia è come dire fare musica “easy listening” di espressione mediocre, questo ti fa capire quanto sia difficile sovvertire di significato di questo genere ma di certo ci si potrebbe almeno provare. Io cerco solo di non cadere negli stessi stereotipi spiccioli e fare canzoni; canzoni e non simpatici giri di accordi. Ho cercato di conservare ove possibile la metrica sincopata tipica del rap e condire canzoni con dei testi talvolta densi e talvolta difficili, ma che alla fine ti lasciano sempre qualcosa di personale, di credibile. L’ho fatto sapendo di correre parecchi rischi. Vediamo se a qualcuno arriva un’emozione o semplicemente qualcosa.
Vi sentite artisticamente più vicini alla generazione di cantautori contemporanei come Dente, Vasco Brondi o a quella leggermente precedente di Daniele Silvestri e Samuele Bersani?
A dire il vero non mi sento vicino a niente di attuale. Lo dico con dispiacere, ma è così. Se devo ascoltare qualcosa che nasce a queste longitudini, salto indietro almeno di 15 anni per non dire di 40. Ho ascoltato molto Silvestri, Capossela e Carmen Consoli ma non da musicista, solo da fruitore, cosa che invece non ho fatto con Battisti, Rino Gaetano, Morricone etc.. Dirò un’ovvietà, ma mi sento vicino piuttosto ad una musica che ho dentro e cerco di tradurre; un accrocchio di suoni o forse solo una confusa miscela di tutto quello che amo. Oggi è solo una presunzione affermare d’esser diversi o originali, perché nessuno lo è quasi più e più si guarda indietro e più si scoprono inventori rivoluzionari e geniali; l’unica cosa che faccio è cercare di mettere nel brano tutto il coraggio che ho, a volte anche quello che non ho.
C’è qualcosa degli Eels nella musica dei Dulcamara? È una musica che vi piace e che conoscete?
Conosco molto bene Eeels e sicuramente i primi dischi mi sono molto vicini. Uno tra i quali Electro-Shock Blues. Non so dirti cosa mi sia rimasto tra le mani, perché mi è sempre difficile “rubare” positivamente qualcosa e sentirmelo mio, di certo è uno dei gruppi che ascolto di più insieme a Bright Eyes, The National e The Decemberists.
Cos’è la “strada” per voi?
Potrei risponderti così: Uomo Con Cane è la mia strada. Una cornice silenziosa di amore sconfinato e solitudine gioiosa. Questo disco avrei potuto chiamarlo “No Direction Home” e forse il significato sarebbe stato lo stesso, ma credo che qualcuno di ben noto l’abbia fatto prima. La strada non è solo un orizzonte lontano, una macchina che va ed una donna da amare alla fine di essa, ma è il momento in cui penso a casa e non sono a casa, è quella lieve sospensione da terra che ti esilia e ti conforta al contempo e non importa quanto tu abbia un animo “beat”, la strada ti parla se la ascolti.
Cinque dischi che vi hanno influenzato maggiormente a livello artistico?
Umanamente Uomo, il Sogno e Anima Latina di Battisti; I’m Wide Awake It’s Morning dei Bright Eyes; The Time They Are Changing di Bob Dylan; Just as I am di Bill Withers, ma indubbiamente anche tutti i dischi Motown che si possono immaginare.
Quanto è difficile suonare live in Italia?
Molto se hai un progetto cantautorale o in generale di musica originale e sei solo. Poco se entri nel giro e hai una cover band o un progetto ben avviato. Da una parte lo capisco, ci sono davvero troppe band e negli altri paesi è forse più semplice solo perché il bacino di utenza è molto più ampio.