I Tre Allegri Ragazzi Morti ci accompagnano in un nuovo viaggio: di fronte a noi si aprono i cancelli di un giardino con un fitto bosco popolato di esseri incredibili. Il nuovo lavoro dei TARM è un vero e proprio itinerario Nel giardino dei fantasmi, un posto che tutti noi in realtà conosciamo benissimo.
I fantasmi di cui Toffolo, Masseroni e Molteni ci cantano (e “ci suonano”) sono ricordi, dubbi, incertezze, rimpianti, emozioni passate che ci rincorrono, ci seguono, si attaccano a noi e, in un modo o nell’altro, diventano parte della nostra persona. Senza questi fantasmi noi non saremmo così come ci vediamo, così come gli altri ci conoscono. Certo, alcuni di questi fantasmi sono celati nei luoghi più impervi dell’anima e nessuno li conosce a parte noi stessi, però la loro esistenza ha comunque mutato e plasmato la nostra.
C’è qualcosa di così intimo ed affascinante (toccante, direi) nelle semplici narrazioni nate dall’immaginario di Davide Toffolo, qualcosa di vero. Nel giardino dei fantasmi si apre all’ascolto come una rivelazione: “finalmente vi vedo chiaramente!”, verrebbe da esclamare.
Il trio di Pordenone continua a stupire anche dal punto di vista musicale: il passaggio reggae/dub del bellissimo Primitivi del Futuro (2010) ha segnato ma non stravolto l’estetica della band che appare sempre più completa, varia, ma pur sempre riconoscibile. Il trio, che ancora si è affidato alla produzione di Paolo Baldini, ha definito questo album quasi folk-etnico, ed effettivamente la presenza di ukulele, balafon, mandolino e cajon spingono alcuni brani in direzioni poco esplorate dalla band fino ad ora. La realtà è che il mix di suoni e composizioni porta i TARM ad un livello non paragonabile a nessuno nel panorama italiano. I Tre Allegri Ragazzi Morti (e La Tempesta) stanno realizzando un’enorme opera di spostamento dei confini della musica indipendente italiana, verso sonorità lontane, verso ascoltatori nuovi, spronando i fans ad aprire le proprie menti (ed orecchie) alla musica e alla produzione artistica legata ad essa.
In questo modo una canzoncina apparentemente banale come La mia vita senza te (che gira ora nelle radio più ascoltate della Penisola) riesce a colpire tanti ascoltatori con la sua dolcezza che svela la profondità; l’incantevole Alle anime perse ondeggia su onde di vera poesia; La Fine del giorno (Canto n.3) trascina con il suo afro-blues; Di che cosa parla veramente una canzone? si stampa nella mente come coloratissimo canto popolare.
Più lo ascolti e più ti innamori. Ma non del disco. Del mondo tutto, del quindicenne che eri, dell’adulto che sei o diventerai, del mondo che hai intorno, delle crudeltà che hai subito o che subirai, del figlio che un giorno donerai al mondo. Al loro settimo album i Tre Allegri Ragazzi Morti convincono e coinvolgono sempre più, offrendoci uno sguardo unico su “l’incredibile spettaculo della vida, l’incredibile spettaculo della muerte”.
Credits
Label: La Tempesta – 2012
Line-up: Luca Masseroni (batteria e percussioni) – Enrico Molteni (basso elettrico e acustico) – Davide Toffolo (chitarre elettriche e acustiche, voce). Hanno partecipato: Andrea Maglia (chitarre) – Giulio Frausin (chitarre) – Paolo Baldini (chitarre), Jacopo e Lorenzo Garzia (cori) – I Fantasmi (coro composto da Mimina di Muro, Elisa Santarossa, Giulia Sgrò, Elena Veneruz e Lorena de Bernardis) – Roberto Dazzan – Nikki – Marcella De Gregoriis.
Il concept grafico è frutto del lavoro di Davide Toffolo ai disegni, Alessandro Baronciani alla grafica, Sterven Jonger alla fotografia e Canedicoda ai costumi.
Tracklist:
- Come mi guardi tu
- I cacciatori
- Bugiardo
- La mia vita senza te
- Alle anime perse
- La fine del giorno (Canto n.3)
- La via di casa
- Bene che sia
- E poi si canta
- Il nuovo ordine
- Di che cosa parla veramente una canzone?
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