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Il conflitto produce creatività: intervista ai Rio Mezzanino

I Rio Mezzanino tornano, a quattro anni da Economy with Upgrade, con Love is a Radio ovvero un album dalle raffinate contaminazioni sonore in cui musiche e testi si fondono creando ammalianti magnetismi che si fanno immagini fotografate in oniriche visioni dai contorni sfumati. Amore, libertà, vacuità del tempo avuto, di quello perso e poi di nuovo avuto nello scorrere sotterraneo di un fiume carsico e nel suo riemergere con forza alla superficie.

Partiamo dal titolo dell’album. L’amore è una radio, un’altra canzone che scivola, nel silenzio della notte una stella che passa, a cui mostrare la propria casa costruita con la fatica di una schiena rotta. Il volo di Economy with Upgrade continua il suo viaggio verso la ricerca di una casa a cui tornare volete raccontarci la vostra nuova tappa..
Leonardo: È stato, come tutti i lavori dei Rio Mezzanino, un lavoro che ha ci ha tenuti impegnati per un lungo periodo. Da Economy with Upgrade sono passati  quattro anni e mezzo, dall Ep Together to get out ben due anni: ci piace prendere le cose con calma e cercare soluzioni che piacciano a ciascuno di noi. Grazie anche a queste tempistiche non propriamente contemporanee credo si sia sviluppata una sonorità personale e in parte anche più complessa: il suono rimane quello “desertico” e “torbido” di Economy with Upgrade, ma con accenni che, a turno, strizzano l’occhio al post-punk, ai Portishead di Third e alla psichedelia dei The 13 Floors Elevators.
Antonio: Il titolo del disco è una similitudine, si allude al parallelismo tra l’Amore  e la Radio, dove il sentimento è inteso come una radiofrequenza, come tale instabile ma capace di regalare emozioni e forza. Muoversi tra le frequenze per me è una sfida: significa cercare l’atmosfera perfetta ma non è detto che sia un compito facile, spesso il segnale è assente, a volte trovi il suono sbagliato al momento sbagliato, se hai fortuna però puoi godere di momenti di autentica magia.

In Silver dite di non voler passare il resto della vita come un cane in catena. Sono, probabilmente, le stesse catene che tenevano il topo cieco nella ruota che guardava il mondo camminare nel buio di For Love, ma in questo mondo in cui la libertà viene propagandata come diritto ormai acquisito dalla nascita quali sono i gioghi che continuano a soffocarci…
Oretta: Il pregiudizio verso gli altri, ma anche noi stessi/e, il dare per scontato ciò che abbiamo, la pigrizia delle parole, la sfiducia nel futuro  e nella collettività, la mancanza di rispetto, l’appiattimento sulla quotidianità comoda, il graduale ritiro ad una dimensione sempre più individuale che finisce per piegarci su noi stessi/e, la fretta, il consumismo di desideri che ci rendono perennemente insoddisfatti/e, l’incapacità di condividere…altro?
Leonardo: L’insoddisfazione, che sia artistica, sociale o nel rapporto con le persone a cui teniamo. Viviamo(vivo?) in questa condizione eterna che tutto potrebbe essere stato fatto meglio e che non si stia  facendo abbastanza per poter migliorare qualcosa, sia per mancanza di tempo che di volontà. Ma queste, e lo sappiamo anche noi in primis, sono esclusivamente scuse da quattro soldi. I’m so unsatisfied, per dirla coi Replacements.
Federica: La pigrizia è il giogo peggiore con il quale ci incateniamo quotidianamente. L’egoismo è il secondo. Questo disco racconta dell’amore, che nasce o che finisce; che si scontra o che si incontra; sintonizzato o senza sintonia. Se l’amore, nel senso più ampio possibile, guidasse un po’ di più le nostre scelte probabilmente saremmo meno pigri, meno egoisti e decisamente più liberi da ogni giogo.
Antonio: In Silver, nello  specifico, parlo dell’esperienza della morte, della perdita di una persona cara a causa di un cancro e della ricchezza del messaggio che mi è stato lasciato,  un imperativo: essere liberi.
Gli ostacoli a questa libertà sono infiniti e la maggior parte autocostruiti come blocchi mentali per difenderci dal dolore ma senza renderci conto che cosi facendo sprofondiamo sempre di più nell’incomunicabilità. Se dovessi dare un nome al giogo, al demone assoluto, direi che questo si chiama Paura.

Love is a radio si dipana sulle tematiche amore/libertà. Questo ha inciso, e come, sulla vostra scelta di presentarlo al pubblico in un concerto inserito nella programmazione della rassegna cinematografica LGBT Florence Queer Festival?
Oretta: Quella “queer” è una delle nostre anime, ma la presentazione all’interno del Festival è più legata ad una contingenza temporale e al desiderio di condividere l’uscita del nuovo disco con amici e persone a cui siamo legate e che stimiamo (es. David “Drago” Fiesoli). Un album presentato all’interno di una rassegna di cinema è poi anche un’occasione interessante per far “viaggiare” la musica attraverso canali inediti e farla arrivare magari ad orecchie più distanti o abituate ad altri linguaggi.
Antonio:Quale migliore evento  di un festival cinematografico che reclama maggiore libertà e rispetto e porta avanti i diritti delle minoranze? Direi che l’occasione si è rivelata ottima.

Siete una band di quattro persone, dove per altro sono rispettate le quote rosa in una perfetta parità, avete dei ruoli specifici nel lavoro creativo che porta ai testi e alle musiche o lavorate ad essi a sedici mani?
Oretta: Ci vogliamo bene e detestiamo in equa misura…  scherzi a parte, il conflitto nel nostro caso produce creatività, ma direi che è più un equilibrio di persone che di generi, a meno che non si intendano generi musicali: sicuramente ognuno/a di noi ha la propria attitudine, ma Antonio è colui che scrive i testi e la traccia melodica sulla quale noi altre/i tessiamo la trama musicale, a volte partendo da un riff di chitarra, a volte da un groove di basso e batteria. L’arrangiamento finale è sempre il risultato di innumerevoli tentativi, discussioni, ascolti dove non sempre le visioni collimano, ma forse è proprio questo equilibrio instabile che ci porta a costruire i pezzi con cura e insieme.
Leonardo: La produzione e l’arrangiamento dei brani sono il risultato comune delle nostre scelte e dei nostri eterogenei gusti musicali. Personalmente, devo ritenere che sia stato un ottimo esercizio di mediazione.
Federica: Siamo quattro anime che si incontrano e si scontrano su ogni nota, su ogni arrangiamento, su ogni colpo di batteria. Magari  le canzoni nascono per caso ma non c’è una nota che sia lasciata al caso.
È un lavoro molto faticoso ma altrettanto vitale e stimolante. L’ascolto reciproco è alla base di ogni scelta.

Il vostro progetto negli ultimi quattro anni vi ha visto protagonisti nel 2008 di The Sky Underground. Songs for the living and the dead, spettacolo che fonde musica, teatro e cinema per la regia di Andrea Montagnini e Dimitri Chimenti, e nel 2010 autori della colonna sonora di Cancelli di fumo, film-documentario diretto da Francesco Bussalai. Ci parlate un po’ di questi due lavori e di come cinema e teatro influenzino la vostra musica.
Antonio: Da sempre concepisco la musica come immagini e viceversa, ho sempre avuto il sogno di lavorare all’unione di questi incredibili mezzi d’espressione. Abbiamo avuto una grande fortuna nel poter collaborare con ottimi professionisti, esperienze che ci hanno arricchito tantissimo. Alle citate collaborazioni vorrei aggiungere quella con Igort (personalità dal multiforme genio)) e il suo fantastico mondo del fumetto e quella con Alessadra Gori con cui abbiamo avuto l’onore di poter realizzare il nostro primo video.

Dando una scorsa alle vostre precedenti esibizioni live non ho potuto fare a meno di notare che sono state per la maggior parte ospitate in Toscana, immagino per cause non dipendenti dal vostro volere. Per la presentazione di Love is a Radio avete in programma un tour più articolato dal punto di vista geografico?
Federica: Sì, la maggior parte dei live sono stati fatti in Toscana, sia per contatti personali sia per la difficoltà oggettiva di suonare che investe e coinvolge negli ultimi anni molti locali e spazi in cui si suonava. È altrettanto vero che le agenzie di booking si muovono poco volentieri su nomi non noti e fuori da quel circuito indie che sembra essere diventato più “snob” che altro. Vedremo cosa succederà con questo nuovo lavoro.

Thorn – Streaming

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