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Le responsabilità dell’artista: intervista a Simona Gretchen

Post-Krieg uscirà il 21 Febbraio. Si tratta del nuovo (e ultimo?) album di Simona Gretchen. Un disco ricco e completo che può essere considerato un concept. Rock, cantautorato, inserimenti orchestrali e tanta profondità: Post-Krieg ci viene raccontato dalla sua stessa autrice che si lascia andare ad alcune pungenti (e assolutamente condivisibili) critiche all’ambiente della musica indipendente nostrana. Simona non dimentica neppure quante cose belle la musica continua ad offrirle, e si presenta a tutti noi con un brano in streaming estratto dal suo ultimo disco: Hydrophobia (streaming autorizzato).

Come è nato Post-Krieg e quanto è durata la fase puramente creativa dei brani?
La stesura del materiale che è entrato a far parte dell’album è cominciata all’inizio del 2012. La fase puramente creativa è durata pochi mesi. In estate stavo già lavorando al Lotostudio di Gianluca Lo Presti alla produzione dell’album, insieme a Lorenzo Montanà, al mio fianco anche nelle pubblicazioni precedenti. Ma Post-Krieg è un’idea che mi gira in testa da molto prima del 2012, non so neanche più come sia nato. Semplicemente il 2012 mi ha messo nelle giuste condizioni mentali per lavorarvi.

Dal 2009 (Gretchen pensa troppo forte) è passato un po’ di tempo: oltre a creare quest’ultimo album, cosa hai fatto? Hai anche fondato un’etichetta che si chiama Blinde Proteus … parlacene…
Si tratta di un collettivo di musicisti e di una DIY label, le cui pubblicazioni finora hanno interessato Fuzz Orchestra, Ornaments, FULkANELLI, Elettrofandango ed Herba Mate. Post-Krieg è una co-produzione di Disco Dada e Blinde Proteus. La label, nata poco dopo la pubblicazione del vinile Lacrima/Pantera dei The Death Of Anna Karina, che avevo co-prodotto, si occupa di cd, vinili, split, ristampe, in ambito post-punk/hardcore/post-hardcore/stoner/musica strumentale. Considerando che la prima uscita risale a maggio del 2012 (Elettrofandango, Achab), che le uscite da allora sono state cinque – Post-Krieg escluso – e che più o meno un anno fa ho cominciato a lavorare anche in studio al nuovo album, puoi immaginare come il 2012 sia semplicemente volato. Nel 2010 sono stata impegnatissima con i live (alla fine del 2009 era uscito Gretchen pensa troppo forte), e nel 2011, anche se suonando dal vivo più saltuariamente, non ci siamo fermati propriamente con l’attività live; nel frattempo ho pubblicato Venti e tre (prima esperienza in studio con Paolo Mongardi alla batteria), un singolo su sette pollici, e ho preso parte al progetto La leva cantautorale degli anni Zero con l’inedito Krieg.

Post-Krieg è stato definito un disco di opposti: quali sono? Si scontrano o si abbracciano?
A volte si abbracciano, ma per lo più fanno una carneficina. Sono opposti come il maschile e il femminile, l’ascetismo e la promiscuità, il potere e la sudditanza. Niente a che fare con il bene e il male, come si può facilmente intuire. Due parole sul titolo: riducendo la questione ai minimi termini, la parola Krieg (= guerra, conflitto) rappresenta per me la guerra interiore che consuma l’individuo lacerato da tendenze (anche estreme) di natura opposta, e Post-Krieg, più di ciò che viene dopo, è la tregua in cui tutto questo viene guardato con un minimo di distacco e descritto/rielaborato in altro.

Cosa non ti piace maggiormente nell’ambiente dell’attuale musica indipendente?
Il pullulare di manuali e guide pratiche su come vendere meglio se stessi come musicisti, che deresponsabilizzano l’artista dalla sua funzione di punto di vista e tramite critico, vigile e potenzialmente – involontariamente e gratuitamente – illuminante nei confronti della realtà, convincendolo (o meglio tentando goffamente di convincerlo) che per trasformare i suoi sogni in realtà e aumentare vendite e visualizzazioni su YouTube basti rendere il suo pubblico partecipe dei processi decisionali e creativi che accompagnano l’ideazione e la realizzazione di un prodotto, di vendere che cosa, poi, non si sa esattamente, e pare neppure importi molto, dato che la mentalità diffusa a riguardo pare essersi ormai completamente fusa con quella, autoreferenziale e cieca, della pubblicità. Facendo sembrare la musica non un lavoro come un altro, bensì qualcosa di più simile allo scommettere in borsa che a produrre qualcosa. Non diciamo poi di artistico: in tutto questo dell’arte non resta traccia, è chiaro. È solo che è più facile (e redditizio) vendere idee (molto discutibili), raccontando all’ingenuo di turno che esistono strategie per trovare la sua giusta collocazione sul mercato – e pretendendo di spiegargliele – piuttosto di dirgli che di artisti ne nascono proprio pochi e che forse dovrebbe dedicarsi ad altro se non sa da solo dove cercare di collocarsi (?!) o dove trovare le risorse economiche per dedicarsi alla sua futura vita sugli allori, visto, soprattutto, che sugli allori non sta più nessuno (o quasi) da un pezzo. Personalmente trovo abbastanza stupido (soprattutto allo stato attuale delle cose) rischiare di dare l’impressione a chi nutre aspirazioni di quel tipo che sia una specie di diritto finire su un palco. O che esista la ricetta per finirci.

Quale, invece, la migliore esperienza che hai potuto vivere grazie alla musica in questo ambiente?
Di esperienze positive ce ne sono state tante, ma ne cito una recente, la pubblicazione dell’ultimo disco della Fuzz Orchestra: 14 etichette – da Blinde Proteus a Brigadisco, da Wallace Records a Escape From Today, da Offset a To Lose La Track, solo per citare alcune delle realtà coinvolte – unite per pubblicare un disco intenso, e dotato a un tempo di sensibilità e violenza (concettuale e sonora) rare, come Morire per la patria. Il tipo di cosa a cui non puoi che ripensare con piacere, e che sul momento non può che ricaricarti di voglia di fare. Incondizionati supporto e stima vanno a Fabio Ferrario, Paolo Mongardi e Luca Ciffo: questo ambiente è in grado di riservare inaspettate, bellissime sorprese, e se succede è grazie al fatto che ci trovi dentro, ogni tanto, persone come loro.

Post-Krieg sará veramente il tuo ultimo disco? Oppure è solo il progetto Simona Gretchen che si interromperà e tu intraprenderai nuove strade diverse?
Io non trovo una pessima prospettiva quella di non avere idea di dove andrò o di cosa farò dopo. Con Post-Krieg di certo si chiude il progetto Simona Gretchen. Blinde Proteus continuerà a pubblicare dischi. Ma al momento non so davvero dire di più.

Con il precedente disco ti sei espressa principalmente nell’ambito cantautorale, con questo invece, accanto agli intensissimi testi con diversi riferimenti letterari, la musica svolge un ruolo molto importante e comunicativo alla pari (se non superiore) dei testi. Come è avvenuta questa metamorfosi?
Intanto ti ringrazio per averli definiti intensissimi (mi riferisco ai testi di Post-Krieg). Non è mia intenzione rinnegare Gretchen pensa troppo forte, ma non c’è confronto fra i due dischi: Post-Krieg nasce da un’idea vivida, limpida, che ha fatto sì che a partire da essa si sviluppasse un album coeso e, come molti lo stanno definendo, monolitico. Il precedente lavoro, invece, è una raccolta di brani. Non tutti i dischi nascono e si sviluppano allo stesso modo, e io non potevo vivere due esperienze più lontane lavorando a questi due album.

La collaborazione con Eeviac ha impreziosito ulteriormente il disco: di chi è l’idea del soggetto grafico della copertina?
Eeviac & Karamazov – di quest’ultima l’idea del pube femminile e delle piume di pavone in copertina – hanno fatto uno splendido lavoro. Volevamo alludere alla guerra dei princìpi e all’ermafroditismo.
L’artwork riserverà altre sorprese, oltre alla copertina, a chi si procurerà cd o vinile.

Potremo ascoltare dal vivo Post-Krieg? Come suoneranno i brani più orchestrali?
Il primo live è previsto per sabato 9 marzo, al Clan Destino di Faenza. Sul palco ci saranno anche Silvia Valtieri al pianoforte, Cristian Naldi (FULkANELLI) alla chitarra, Andrea Grillini (Luther Blisset) alla batteria e Luca Baldini (Kisses From Mars) al basso. Stiamo chiaramente riarrangiando alcune cose, sia nuove sia meno recenti. Ma non voglio rischiare di annoiare te e chi ci leggerà raccontando un concerto che ancora non c’è stato. Spero qualcuno venga a vederlo, piuttosto.

Fantasticando, con chi sogneresti di dividere il palco in una tua esibizione?
Fantasticando, dici? Anja Plaschg, forse, ma lo show ne risulterebbe una sorta di inno al suicidio di massa. Meglio ascoltarci una per volta, se non si è in cerca di qualcosa di psicologicamente insostenibile.

A chi non ti conosce, appunto per farti conoscere, quale brano consiglieresti? Il brano che più di tutti dice: questa è Simona Gretchen…
Hydrophobia.

Hydrophobia – Streaming

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