C’è qualcosa di particolare nell’aria questa sera a Bologna. Sarà il fatto che sono riuscito a coinvolgere un po’ di amici a venire al concerto di artisti a loro quasi sconosciuti (eccitazione e peso della responsabilità mi pervadono), ma anche il fatto che da tempo ormai attendevo di poter ascoltare Thony e Mimes of Wine dal vivo e mai avrei pensato di trovarle ad alternarsi sullo stesso palco in un’unica serata, proprio nella mia città.
Sventato il rischio (sempre affascinante, a dire il vero) di attraversare la pianura padana per recarsi in qualche sperduto splendido locale della Bassa, mi ritrovo davanti al palco del CovoClub di Bologna. Fra poco saliranno i Mimes of wine in formazione ridotta, poi la ormai celebre Thony con la sua band. Entrambi i progetti artistici sono freschi di pubblicazione e l’esibizione di questa sera rappresenta per entrambi una sorta di “prima bolognese” per i loro rispettivi nuovi lavori.
La prima sorpresa della serata: Laura Loriga sale sul palco solitaria a dar voce e note alle sue creature del progetto Mimes of wine. Bionda, esile in una larga maglia a righe; le sue dita scorrono veloci sulla tastiera. Le note si succedono con grazia e turbamento, incantando, richiamando pubblico in una sala ancora un po’ vuota in un clima incredibilmente intimo ed intenso.
Sicura e determinata, Laura Loriga stupisce perchè riesce ad offrire la propria musica al pubblico con una fermezza vera e profonda. Non c’è altro intorno a lei, non c’è tensione apparente: semplicemente lei sa quello che fa perchè lo sente suo. Under the lid poi l’incantevole Yellow Flowers e la soffice Auxilio. Laura si spoglia della maglia e lascia libere le sue braccia di seguire le mani danzanti sui tasti bianchi e neri. Canto e note di piano si fondono con grazia ed espressività senza soffrire della mancanza di altri elementi alle sue spalle. La voce raggiunge la temperatura di fusione in Silver steps e splende nella bellezza de L’incantatore. Il concerto dei Mimes of wine si chiude tra gli applausi di un pubblico che di brano in brano si è accalcato ai piedi del palco, emozionato e stupito per la prova di una vera artista che li ha trafitti con la sua intensità nell’esibizione oltre che con la dolcezza dei timidi sorrisi tra un brano e l’altro.
Il palco si riempie di musicisti. Thony è accompagnata da Leonardo Milani (tastiere, ukulele percussioni), Matteo D’Incà (chitarra basso e tastiere), Cesare Petulicchio (batteria, metallofono), Livia Ferri (chitarra, ukulele, cori): una band completa e versatile che fin dai primi brani mostra appieno la propria capacità di alchimia ed equilibrio. I colori delicati e soffici della musica di Thony sono come i raggi del sole basso, basta una sottile increspatura del cielo per rovinarli e vanificare i loro sforzi per raggiungere le cose. Servono quindi le condizioni perfette per far sì che Promises, Flowers Blossom e Home arrivino al pubblico con lo stesso tepore gentile; questo è possibile non solo grazie alla bravura di Thony ma anche alla band che con lei esegue, rendendoli unici, questi brani. Nonostante la delicatezza dei pezzi, la musica è ricca di dettagli e sfumature messe in piedi da tanti strumenti che si alternano insieme ad un bellissimo uso dei cori e delle seconde voci.
Thony sul palco è magnetica: inutile nascondere che la bellezza è un’ulteriore freccia al suo arco. Sguardi, sorrisi e qualche battuta rendono magnificamente (e coerentemente) l’immagine di un personaggio affascinante ed efficace, senza intaccarne la sincerità.
L’artista di origine italo-polacca (che però nasconde un lieve accento romano) sembra essersi creata un’immagine che riunisce tantissimi elementi dell’eccellenza femminile che si sono espressi nella storia della musica internazionale (nel merito della sua produzione artistica) come anche nella cinematografia (per la sua figura ed il fascino che scaturisce), ma in questa immagine lei stessa, in prima persona, crede fermamente. In questa sovrastruttura c’è paradossalmente una profonda genuinità che alla maggior parte del pubblico arriva e colpisce con calore.
Nella voce acuta ma morbida di Dim Light, nei pizzichi di kalimba di Quick Steps, nel volo leggero di Birds risiede la magia di un’esibizione di alto livello qualitativo ed emozionale.
Il concerto si conclude lasciando spazio alla serata Hipsteria che in nottata culmina con addirittura un brano delle Spice Girls in un discutibilissimo accostamento con i live proposti poco prima.
Le due esibizioni sono state entrambe intense e toccanti. Mentre Laura Loriga (Mimes of wine) stupisce per la sua unicità artistica, l’esibizione di Thony viene apprezzata per la sua completezza. Riguardo lei e la sua band, è ammirevole la capacità di dosare perfettamente i due ingredienti fondamentali: leggerezza ed intensità. Questa capacità espressa nel live di Thony è un qualcosa che la pone ad un alto livello, senza sfigurare di fianco a molti nomi internazionali dai quali lei riesce a cogliere molti elementi ricomponendoli in un’unica sostanza. Ad averne di artisti come Thony che possono essere efficaci anelli di congiunzione tra il mondo musicale underground e quello che vive oltreconfine.
Diversamente Mimes of wine risulta meno immediata e incapace di abbracciare un pubblico vasto quanto può potenzialmente riuscire Thony, ma la qualità espressa in questo live-solo è assolutamente straordinaria. Attendiamo curiosi di seguire il suo percorso anche affiancata da una band capace di creare tutte le intense atmosfere presenti nel suo ultimo disco. (Gallery di Emanuele Gessi)
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