Se mettessi su questo disco nella mia auto le prospettive di qualunque viaggio si moltiplicherebbero probabilmente. Sarei trattenuta nello stretto abitacolo dall’illusione di vivere ogni possibile panorama nella bolla sonora dai ritmi blandi di Let it all in, che al contrario nel mondo là fuori sarebbe distorto da troppe stonature. Questi sono gli I Am Kloot, gruppo di Manchester attivo dal 1999 che oggi è al sesto album. La preparazione del viaggio è assaporato dai bordi silenziosi di questo disco, l’attesa delle albe osservate dallo spiraglio di una tenda di una stanza sconosciuta di mero passaggio è resa languida e trasognata dalle chitarre morbide e pazienti, e poi riusciamo a vedere crepuscoli di un sole rosso in cui ritrovare volti perduti con la voce di John Bramwell. Si inizia con Bullets, malinconica e swingata appena. Nessun inizio frizzante e trascinante. È una lenta immedesimazione di quello che potrebbe essere, le atmosfere predicono, ipotizzano. Let them all in si ritrova con queste chitarre un po’ lente a prendere la rincorsa, un folk da pioggia primaverile. E le impronte dei padri dell’indie rock trasognato, i Mercury Rev, tintinnano tutte in quel “Let them all in” ripetuto e ripetuto. Hold back the night: intro di voce in sospensione, silenzio che impreziosisce la scena del quadro di un brano notturno dove piano ed archi scuotono radici più a fondo. È un pop baciato da rime belle tonde con melodie che occhieggiano ad un good mood ricercato. A parte slanci corali e quasi boriosi di cui si poteva fare a meno come in These are mine, si arriva ad avere un momento di totale alienazione con Forgive me these reminders. Solo la voce sulla chitarra, la batteria appena, un lieve ticchettio, l’ultima pioggia che porta lucidità del viaggio fatto, nella costruzione e ricostruzione di strade che si potevano, albe e crepuscoli, persone che nutrivano uno, cento, mille panorami. Da segnalare la produzione firmata da Guy Garvey and Craig Potter degli Elbow.
Let it all in brilla in tutta la sua materia essenziale e scarna, nei suoi arrangiamenti quasi timidi, curati minuziosamente. Con la solitudine di questo disco si rimane volentieri: il sound del torpore e del languore al tempo stesso, compagno di viaggio, anche se non si parte mai.
Credits
Label: Sheperd Moon – 2013
Line-up: John Harold – Arnold Bramwell – Peter Jobson – Andy Hargreaves
Tracklist:
- Bullets
- Let Them All In
- Hold Back The Night
- Mouth On Me
- Shoeless
- Even The Stars
- Masquerade
- Some Better Day
- These Days Are Mine
- Forgive Me These Reminders
Links:Sito Ufficiale, Facebook