Tensione, percussioni e spazi infiniti. Lunarè il secondo album dei Achernar, band sarda che si esprime in un tanto improbabile quanto efficace trapezismo musicale tra metal e canzone d’autore. Da sottolineare la cura nei testi, la poetica diretta ma affascinante che consente di combinare lo stampo metal e progressive a quello più cantautorale, dove la narrazione e le parole pesano quanto i colpi di grancassa. La capacità della band è palese, e si distingue proprio nell’inusuale geografia musicale che va ad integrare elementi tipici di altri generi per rielaborarli con personalità.
Bisogna fare l’orecchio a questa realtà ibrida, poi le soddisfazioni arrivano, eccome. L’iniziale Cosmonauta picchia con basso e stilettate di chitarra fin quando irrompe la voce con la sua forza emotiva. Dove il respiro si fa intenso, più ariosa nella parte introduttiva, infuria con un canto dal timbro viscerale (testo parzialmente in inglese). Contact, eterea e malinconica, disegna orizzonti sterminati che ben rappresentano l’attesa di un contatto così come cantato sul finale.
I brani si susseguono continuando la ricerca sonora e tutti i suoi possibili incastri. Nel terzultimo brano del disco, Oltre, il canto diventa quasi recitato, raggiungendo il picco di esposizione per il testo che poi verrà travolto dalla ferocia della musica.
“Inconsapevoli / portavoce / di deserti”. Questo siamo: alieni tra noi simili, “privi di occhi da non vedere oltre il cielo”. In queste parole si capisce il senso di Lunar, della rabbia metal e della ricerca della parola giusta per descrivere i turbinii dell’animo umano. Una ricerca che dall’interno di ognuno di noi si proietta nell’infinito, struggentemente In attesa dei miei simili.
Credits
Label: autoprodotto – 2013
Line-up: Marco Falchi (canto, urla, cori e chitarre) – Paolo Mereu (chitarre e cori) – Antonio Deriu (basso) – Giovanni Mulas (batteria, percussioni e darbuka)
Tracklist:
- Cosmonauta
- Dove il respiro si fa intenso
- Contact
- Come danzatori delle stelle
- Lost
- Spinti alla dannazione
- Oltre
- Alieno
- In attesa dei miei simili