Il porto del Pireo fu voluto nel V. a.C. dal grande generale Temistocle. Atene (da Atena, la dea nata dalla testa di Zeus) era allora il porto in cui il pensiero greco approdava e da cui ripartiva per i lidi delle epoche future. Questo era, a ragione, un vanto per la città, ancor prima dell’essere diventata, proprio in quell’epoca, una grande potenza marittima. Questa è la storia di Atene e di tutta la Grecia, da cui siamo nati come da una testa. Mentre contiamo i crediti, riconosciamo il debito che abbiamo nei confronti dell’Ellade? Dovremmo pagare, perché pensiamo e guardiamo in alto. In cima a uno zoccolo di roccia, poggiano l’Acropoli e il Partenone con le sue pietre mute al vento. Il senso del sacro ci pervade. Siamo in debito anche per questo? Dal porto del Pireo fino all’Acropoli, a Salonicco tra gli stranieri palazzi moderni, Vinicio Capossela ascolta il canto delle sirene, va alla ricerca degli ultimi rebetes e si fa raccontare una tradizione per tramandarla. Alla musica rebetika il cantautore aveva già dedicato l’ultimo album del 2012, Rebetiko Gymnastas, alcune canzoni del suo repertorio in chiave rebetika. Il canto delle sirene è qualcosa di profondo, un richiamo forte, perché vero, il canto a cui l’anima si vuole sposare, dove deve andare, anche a costo di perdersi. Nelle strade di Salonicco e di Atene, il canto delle sirene per Capossela è quello di Theodora Athanasiu, Iannis Papaioannu, Vassili Tsitsanis, Markos Vamvakaris, Nikos Kazantzakis, gli ultimi rebetes della Grecia. Forse “ribelli”, discendenti dai profughi della Turchia nella guerra del ’19-22. Di certo, uomini che camminano in mezzo al proprio dolore di esiliati, anche per amore. Lo cantano e nelle taverne si rompono piatti, individualmente siamo tutti esseri umani che hanno un dolore da fare a pezzi. Questo si esprime con semplicità e saggezza. Nel suo Tefteri, il libro dei conti in sospeso, quello in cui i commercianti si appuntavano debiti e crediti, Vinicio Capossela fissa le parole dei rebetes a cui deve. Se avessimo ognuno un Tefteri.
“Lasciamo la nostra porta aperta al peccato. Non chiudiamo le orecchie al canto delle sirene, e non ci leghiamo, presi dalla paura, alla prua di una grande idea. Neanche abbandoniamo la nave per perderci a baciare le sirene. Ma continuaimo il nostro viaggio. Prendiamo le sirene con noi e viaggiamo tutti insieme. Questa è, compagni, la nuova ascesi”. (Nikos Kazantzakis)
Vinicio Capossela, Tefteri. Il libro dei conti in sospeso, Ed. Il Saggiatore 2013