La vita è fatta di passioni e amori: le prime arrivano come un tornado, ti travolgo, ma poi passano mentre gli altri restano lì, tatuati nell’anima per sempre. Quando poi questi amori sono musicali, crescono seguendo le tue evoluzioni nel tempo. La mia storia d’amore con i finlandesi Him dura ormai da tredici anni, da quando, guardando un’emittente musicale, incrociai per caso gli occhi di giada di Ville Valo che cantava di amore e morte. Era il 2000 e iniziava una storia che tra alti e bassi mi ha portato fino al 15 ottobre del 2013.
Dopo cinque anni di assenza, i paladini del Love Metal hanno scelto Milano e l’Alcatraz per tornare sul suolo italico e il pubblico li ha accolti mostrando loro tutto il calore di cui siamo capaci. Ma andiamo con calma.
Puntuali come orologi svizzeri, alle 20 circa salgono sul palco i Caspian, band americana che scalderà il pubblico in attesa degli headliners. Con il loro post-rock strumentale intrattengono per mezz’ora stupendo e coinvolgendo anche chi era un po’ scettico: band davvero capace e da approfondire.
I Caspian ci salutano e il palco è preparato per trasferirci per quasi un’ora e mezzo in Finlandia con la voce e le note degli Him. Alle 21.15 circa le note di Unleash the red (breve intro strumentale tratta da Tears on tape, il più recente lavoro in studio della band di Ville Valo) annunciano l’entrata in scena dei cinque musicisti: il pubblico è in delirio e sulle facce dei finlandesi si legge lo stupore e la sorpresa per il calore che stanno ricevendo. All Lips Go Blue è il brano scelto per aprire le danze e non potevano trovare frase migliore di quel “I weep for the dream” per descrivere cosa sta provando il popolo di Himsters riunito all’Alcatraz: un sogno lungo cinque anni che si sta realizzando nel migliore dei modi. La set list prevede un viaggio attraverso i vent’anni di carriera della band. Così ritroviamo la movimentata Buried alive by love a rappresentare Love Metal, album del 2003 che ancora oggi è considerato una vera e propria icona del sound degli Him. Il viaggio continua attraverso le note di Dark Light, ricordato con Rip out the wings of a butterfly. Right here in my arms e The kiss of dawn sono altri pezzi di passato che infiammano il pubblico. La platea segue attenta, partecipa con cori, applausi, urla, ma senza scene d’isterismo. La band apprezza, tanto che si vede spesso Valo ridere, ringraziare e voltarsi verso il bassista esternando tutto il suo stupore. I will be the end of you ci riporta al presente, quello fatto di lacrime su nastro che scorrono come il fiume in piena di emozioni dove si è tuffato chi è arrivato fino all’Alcatraz. Arriva anche il momento per la dolcissima Join me (in death): il brano, che è un classico della band, quello che li ha portati a essere conosciuti in tutto il mondo sdoganandoli, è trasformato dal pubblico in un coro continuo che fa sorridere chi sta sul palco e termina con un “Grazie” che fa sciogliere la platea. La voce di Valo è impeccabile: s’insinua passando dai toni baritonali a quelli angelici in un gioco continuo tra chiaro e scuro che accompagna i testi a base di Love e Metal. Your sweet six six six, con quel microfono sbattuto sulla testa per tenere il ritmo che fa sorridere, Passion’s killing floor e il suo intramezzo gotico e scuro da brividi ci portano verso Tears on tape. La band sul palco dà il meglio di sè: Burton con le sue tastiere e Gas con la sua batteria stendono il tappeto rosso sul quale Linde e Mige srotolano i loro assoli che tolgono il fiato. Un altro dei pezzi ormai immancabili nel repertorio della band di Helsinki è Wicked game, cover del celeberrimo brano di Chris Isaak che arriva puntale con la sua carica di chitarre rock a fare da contorno alla voce di Valo che si muove sinuosa mentre canta “No I don’t wanna fall in love” alternando le parti vocali a un lungo intramezzo musicale dove Linde ci mostra tutta la sua maestria. La serata prosegue tra passato (It’s all tears (drown in this love), Soul on fire) e presente (Into the night) e preparando il pubblico per il gran finale. Le note di The funeral of hearts si spargono nell’etere passando direttamente dal palco all’anima del pubblico che ascolta ammutolito le variazioni finali di un Valo in gran forma. La band esce per pochi minuti per poi rientrare e regalarci una When love and death embrace da brividi.
Prima che gli Him tornassero in Italia se ne sono sentite di tutti i colori sul loro conto: sembrava di assistere alla fiera della critica. Con il concerto del 15 ottobre i cinque finlandesi hanno zittito tutti: un set perfetto, dove la band ha dimostrato di essere in gran forma, di avere ancora voglia di divertirsi divertendo. (Foto di Katia Arduini)
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