A volte lascio passare tantissimo tempo da quando assisto ad un concerto fino al momento nel quale inizio a scrivere un piccolo testo, come questo, chiamiamolo “report”. Il tempo spesso mi serve proprio per trovare quelle parole. Non è però il mio approccio standard, dipende dai concerti. Alcuni spettacoli live fanno esplodere le parole con un’energia devastante che scorre tra la mente, la lingua e i polpastrelli sulla tastiera del pc; per altri concerti i ricordi vanno bloccati subito nero su bianco perché, magari tanto belli quanto superficiali, un nuovo evento potrebbe spazzarli via. Altri, invece, entrano così in profondità che li puoi sentire vivi dentro, ma allo stesso tempo non sai come descriverli. È un po’ come trovare le parole per descrivere i sentimenti, le emozioni più forti: non è facile.
A distanza di oltre un mese non ho ancora raccolto le parole idonee per descrivere il concerto di Umberto Maria Giardini tenutosi al Salotto Muzika di Bologna (presso il LocomotivClub).
Il caso (conosciuto ai più con il nome di “sfiga”) mi aveva sempre tenuto lontano da Umberto Maria Giardini o dal suo precedente alter ego Moltheni (di sfuggita riuscii ad assistere solo ad un live dei Pineda ma, per quanto sia stato splendido e di altissima qualità, quello non vale in questo discorso). Quindi forse è anche per questo motivo che tutt’ora non riesco a trovare le parole per descrivere il concerto di UMG: non sono del tutto sicuro di esserci stato davvero.
E se fosse stato un sogno? Wow. Bello, bellissimo.
Un sogno di altissima qualità. Di quei sogni dove i suoni non sono ovattati o lontani ma perfetti e magnifici. Dove la musica arriva nella mente diretta senza tanti giri, e prende il sopravvento sulle immagini e le situazioni. Dove tutti i colori sono tenui ed eleganti, ma sanno incendiarsi di rosso in un istante. Dove le parole sono ricercate, eleganti, musicali ed affascinanti. Nella voce c’è la passione, nei suoni degli strumenti la dedizione e la cura amorevole e struggente.
Ma io i sogni non li ricordo mai, mentre questo concerto lo ricordo benissimo.
È davvero difficile parlare di cose tanto belle come la musica di Umberto Maria Giardini. Sul palco sono stati presentati i brani del suo ultimo EP, Ognuno di noi è un po’ anticristo, e dell’album d’esordio a nome UMG, La dieta dell’imperatrice. La delicatezza dei modi di Umberto erano sconvolgenti rispetto alla foga passionale dei testi delle canzoni, sempre in bilico tra distruzione e creazione, tra maledizione e santità, tra spirito e carne. La musica… a colpirti sulla pelle e nei timpani non sono onde sonore, ma arte vera, fatta a vibrazione.
Ricordo bene anche i musicisti sul palco con Umberto, tutti intenti a dare il meglio per “La Musica”. Ricordo nitidamente anche i bravissimi Matteo Toni e Giulio Martinelli che hanno aperto la serata con i splendidi brani del loro disco Santa pace e del precedente EP Qualcosa nel mio piccolo.
Dopo oltre un mese sono certo di non aver ancora trovato le parole giuste per parlare rendendo onore a quella Musica, ma invece sono sicuro che pochi concerti di artisti italiani offrono un ricordo capace di vivere così a lungo, quasi da sentire ora i brividi provati sulle prime note, quasi da sentire in bocca il sapore amaro di quel liquore che stavo gustando insieme a tutta quella potentissima bellezza che la musica non così spesso offre.
Questo rimane. Ed è molto più importante di qualsiasi mia parola.
(Galleria fotografica di Emanuele Gessi)