Dopo il recente Dancing Polonia, con Shaloma Locomotiva nella poetica dei Saluti da Saturno si mette a fuoco un altro dettaglio: il ricordo ed il calore ad esso legato.
Mirco Mariani e Marcello Monduzzi danno vita ad un disco che fluttua nel sogno di un passato tra vissuto ed immaginato. Genti di tutte le età possono perdersi in queste nove reinterpretazioni di brani datati, più o meno conosciuti ma tutti facilmente rintracciabili nella nostra persona, nella nostra cultura italiana, nel nostro essere inguaribilmente nostalgici.
Per giungere in questo luogo nascosto in noi i Saluti da Saturno ci accompagnano con la loro Shaloma Locomotiva, un convoglio bizzarro, alimentato a fantasia e suggestioni. Solo in questo modo La rosa bianca di Sergio Endrigo o la trasposizione italianizzata di Besame Mucho possono tornare a galla dal baule di ricordi sommersi. Con il loro freejazz, i rumorismi strumentali, le delicatezze vocali i Saluti da Saturno riescono in questo piccolo miracolo.
Per alcuni potrebbe sembrare un banale esercizio di stile o un divertissement, ma al contrario quello contenuto in Shaloma Locomotiva è un esperimento che si tramuta in dono prezioso.
La memoria è uno spazio sterminato dal quale non solo si attinge: in essa si può anche scuotere, plasmare, far vibrare, colorare ogni tassello presente. Romagna mia, per esempio, è un brano che tutti hanno sentito canticchiare distrattamente, e forse è per questo che viene agitato e reso ruvido dalla musicazione dei Saluti da Saturno… per farlo vivere, per dargli onore, per riattivare tutto quel carico di amore che contiene.
Mirco Mariani la chiama “poesia lieve”. Si differenzia da quella “alta” per la sua popolarità e per il fatto che, appunto in modo lieve e non impetuoso, ha forgiato il nostro immaginario, parte del nostro essere. Così ci troviamo davanti a Gino Paoli, Battisti, Endrigo, Casadei, tutti autori che cantavano i nostri genitori o i nostri nonni (così come ricorda stesso Mirco Mariani riguardo al Il tango delle capinere).
Ascoltando Shaloma Locomotiva ci si trova avvolti da un tepore diverso da ogni altro possibile oggi. Questo tepore accende qualcosa. Aiuta forse a capire qualcosa di più di noi leggendo dettagli di un passato scolorito, vissuto o solo sentito raccontare. Chissà.
Shaloma Locomotiva non è soltanto un disco, al contrario il disco è solo una delle possibili espressioni di un progetto più ampio, di ricerca musicale e sperimentazione che ha sede al Labotron di Bologna. Un’importante collezione di strumenti dimenticati ma forti di una grande personalità (si parla di mellotron, optigan, i primi sintetizzatori…) guida i musicisti in strade imprevedibili. Il viaggio è appena iniziato.
Credits
Label: Labotron – 2014
Line-up: Mirco Mariani (voce, optigan, mellotron, glassarmonica, ondioline, pianoforte, celesta, armonio, campane, chitarra 12 corde, vibraphonette, acetone, philicorda, chamberlin rhythmate, wurlitzer, clavicembalo, pedal bass, linn drum, mandola) – Marcello Monduzzi (chitarra elettrica, chitarra classica, chitarra archetto, basso, violino, banjo, ondioline, carillon); con la partecipazione di Domenico Caliri (chitarra elettrica e chitarra classica) – Nicola Manzan (archi ) – Enzo Cimino (batteria) – Roberto Greggi (voce) – Marco Bovi (chitarra, banjo, basso) – Luca Ferraro Fano (memorymoog)
Tracklist:
- Shaloma Locomotiva (Mirco Mariani)
- La rosa bianca (Sergio Endrigo/José Martí)
- Baciami tanto/Besame Mucho (Consuelo Velasquez)
- Ciao mare (Raoul Casadei)
- Il tango delle capinere (Cesare Andrea Bixio/Cherubini Bixio)
- Sassi (Gino Paoli)
- Romagna mia (Secondo Casadei)
- La Paloma Azul (brano trad. messicano/testo originale di Mirco Mariani)
- Io vorrei non vorrei ma se vuoi (Lucio Battisti/Mogol)
- Io che amo solo te (Sergio Endrigo)
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