L’apparente semplicità di questo disco è fuorviante, gli arrangiamenti si distendono lenti e pensosi come lunghe pennellate, pennellate di violini sovraincisi, voci lievi armonizzate e non. A proprosito, si tratta di vocalità sottili e cori quasi sonnolenti.
Il mondo acustico di questo lavoro è al tempo stesso profondo e immediato, quasi impone uno stato d’animo nel quale immergersi come in un mare caldo, in cui lasciarsi trasportare dalle chitarre acustiche e dai violini, sempre presenti in ogni brano. E forse è proprio grazie a queste atmosfere che Corrado Nuccini e Emanuele Reverberi tradiscono un’aspirazione da colonna sonora, che non solo è un complimento, ma dà la possibilità di asserire che l’aspirazione è perfettamente riuscita.
Già La bussola, traccia di apertura, rivela questa attenzione alle immagini, che ci appaiono subito davanti agli occhi fin dalle prime note, lievi in un mood sospeso fino all’ingresso di un suono sintetico leggermente fuori tonalità, impreciso, quasi bambinesco. Immagini che prendono forma anche grazie all’incedere pesante del tempo, un po’ elefantiaco, dormiente e stordito come dal mal di testa del giorno dopo.
Un disco delicatissimo, mai spigoloso. Se ci si potesse affondare una mano, si toccherebbe una superficie sonora morbida. Un suono etereo, come in Non sei più tu, dove al minuto 2.05 tutto si ferma, il tempo si ferma, il fiato è sospeso e ti chiedi: cosa accadrà adesso? La risposta arriva nei secondi successivi. E te lo richiedi ancora dopo, pur capendo che il brano sta declinando. Assolutamente da ascoltare.
La densità dei testi impone un ascolto che non può essere che attento, riflessivo, devi chiudere gli occhi, e subito capisci che hai a che fare con un disco importante, un disco che ha un’anima che si svela un po’ alla volta. C’è l’anima di chi guarda negli occhi le cose e le nomina senza averne paura (“ma quella lì da dove salta fuori? Dopo tutto questo tempo che è stata una storia bellissima”, Nudisti su Marte). C’è l’anima della nostalgia d’altri tempi, l’anima di qualcosa di ironico e stanco, di perduto per sempre, ma fai fatica a rassegarti (“Ho affogato regole d’oro nei bisbigli del vento che sa, nei gorgogli che non controlli, nei mulinelli che ti portano via”, Il soffio, dove il leggero unisono di Nuccini e Sara Lov si poggia su un pianoforte dall’incedere sognante, e dove si intravede un “aldilà” sfumatamente disegnato dall’ambiente del rullante). C’è l’anima affannata dalla ricerca spasmodica nel testo di Cefeidi Supernova (“Io che ti chiamo da Rimini, in strada annuso l’Adriatico, se mi risponderai. M’inventerò un amore uno nuovo che dura il tempo di cercarti, dove sei”), resa più severa dalla austerità delle trombe di Reverberi. Un ventaglio di testi che vanno da un colloquiale importante a immagini e parole poetiche che infilzano nel profondo.
Senza nulla togliere a tutte le altre bravissime voci femminili (Sara Lov, Alessandra Gismondi, Barbara Cavaleri e Laura Loriga), il graffio vocale di Angela Baraldi ha un riconoscibilissimo brivido in più, e affonda e illumina i già caustici ed ironici testi di Non sei più tu (“ma sì che lo sai, mi devi capire, si fa per amore, per non svilire quel che tu ora vuoi da me”) e di Nudisti su Marte.
Un disco al quale ripensi dopo averlo ascoltato, rimane incastrato in quello spazio tra stomaco e cuore, e ti lascia addosso una malinconia sana, un profondo respiro della disperazione che è tenace. Un disco che chiama in causa il magnetismo della “bussola al cuore” che, per quanto punti sempre a nord, prima o poi impazzisce.
Credits
Label: Santeria – 2014
Line-up: Corrado Nuccini (Voce, chitarra, elettronica) – Emanuele Reverberi (Violino, tromba, chitarra, basso elettrico, percussioni) – Enrico Pasini (Tromba, tastiere) – Riccardo Sgavetti (Contrabbasso, chitarra) – Angela Baraldi (Voce) – Sara Lov (Voce) – Laura Loriga (Voce) – Barbara Cavaleri (Voce) – Alessandra Gismondi (Voce) – Ulisse Tramalloni (Batteria)
Tracklist:
- La Bussola
- Cafeidi, Supernove
- Nudisti su Marte
- Il Soffio
- La Spinta
- Non Sei Più Tu
- Una Città D’Incanto
- Battan L’Otto
- Che Animale Sei?
- Sinnò Me Moro (Ghost Track)