La Tarma è Marta Ascari, giovane ragazza reggiana che da qualche mese ha pubblicato il proprio esordio per Qui Base Luna. Notata ed apprezzata da Cristina Donà, La Tarma ha realizzato il suo disco con la produzione artistica di Saverio Lanza. Antitarma è il titolo del suo primo album e in occasione della rassegna bolognese INDIElicious, che la vede tra i protagonisti del palco bolognese, la abbiamo cercata per comprendere meglio il suo originale progetto musicale.
Antitarma: è qualcosa che uccide La Tarma, ma invece la tua musica suona orgogliosa e molto viva! Semplice gioco di parole o c’è qualcosa che non sono riuscito a cogliere?
L’idea di intitolare l’album Antitarma viene dal mio produttore artistico, Saverio Lanza, che non sopportandomi più ha tentato in questo modo simbolicamente di farmi fuori. Scherzo, naturalmente, ma ho accettato subito di buon grado la sua idea perché secondo me enfatizza gli aspetti contrastanti che pervadono tutto l’album: dolcezza/asprezza, orecchiabilità/linee complicate, chiaro/scuro, ecc.
I tuoi studi partono da giovane ed anche il tuo presente è in Conservatorio. Non sono molti i musicisti di questo ambiente (quello della musica indie italica, per intenderci con una definizione comune) ad avere un background di “veri studi”. Perchè tu hai ritenuto importante questo percorso? Sei contenta della tua scelta?
Sì, sono contenta della mia scelta, oggi dopo quasi sei anni in Conservatorio ho acquisito una competenza a livello di scrittura che il solo orecchio non poteva darmi. Tuttavia, ho incominciato a fare musica a orecchio, l’orecchio è l’istinto musicale, e ancora oggi se scrivo non ho la più pallida idea di quello che sto facendo ma trascrivo semplicemente quello che mi detta l’orecchio interiore. Poi viene il resto, che sicuramente aiuta.
Il tuo disco è sorprendente anche per la sfrontatezza. A testa alta proponi un genere non usuale di questi tempi. Hai “preso la mira” su determinate sonorità o in modo naturale sei arrivate a quelle?
È un processo totalmente naturale, di lenta metabolizzazione di anni di ascolti non del tutto coscienti.
La Tarma che ascoltiamo rappresenta (musicalmente) te stessa al 100% o ci offre solo una parte di te?
Solo una parte, in un certo senso direi per fortuna: in primis perché a dare un certo tipo di impronta è stato anche Saverio, quindi Antitarma è il frutto di un incontro tra due menti musicali diverse, in seconda battuta perché ho ancora molto da dire e da fare.
Molti dei tuoi brani sono orecchiabili e di immediato gancio nella mente, pur non essendo tanto semplici. C’è stato del lavoro specifico o anche questo è frutto spontaneo della tua creatività?
La partenza, l’idea forte dei pezzi è sempre spontanea, ma se mi domandassi ora in che direzione andare lucidamente, ti risponderei che, con un certo calcolo (che tuttavia sposa le mie inclinazioni artistiche), tra il pop e l’indie (si dice così?), il prossimo passo sarà drasticamente verso il pop.
I testi sono scritti con la collaborazione di Silvia Bertolini. Chi è Silvia e come è nata la collaborazione per il tuo progetto?
Silvia è la mia compagna. Non avevamo preventivato di collaborare a questi testi, ma si é rivelata una collaborazione estremamente fruttuosa e allo stesso tempo difficile: lei ha una formazione umanistica e parte da testi in prosa, io ho più che altro in testa un flusso ritmico. Le parole per me sono prima di tutto suono e metrica, quindi se mi chiedessi come abbiamo fatto a scrivere assieme almeno metà dei testi contenuti in Antitarma ti direi che non lo so e non so se lo sapremmo rifare ugualmente. Stiamo comunque continuando a collaborare a brani inediti.
I testi de La Tarma si scostano quindi dalla tua persona (quindi Marta) o sono invece vestiti tagliati e cuciti su misura per te?
Spesso non hanno un’aderenza alla realtà, solamente dei frammenti disordinati. Mi piace pensare al linguaggio come a un luogo dove si sedimentano più strati del vissuto personale (le emozioni) e collettivo (come possono essere i riferimenti letterari).
Sono molti, infatti, i riferimenti letterari “alti”, viene anche toccato il tema della sessualità e dell’identità, il tutto però con un piglio abbastanza leggero. Questa ricerca di leggerezza, anche nelle questioni importanti, è una tua caratteristica personale o un modo di non prendersi troppo sul serio in ambito artistico?
Credo siano vere entrambe le cose che dici! Non amo la pesantezza.
Il tuo demo dal quale è iniziato il lavoro quanto era già definito? Su cosa si è maggiormente lavorato insieme a Saverio Lanza?
Abbiamo lavorato sul condensare le strutture, limare i passaggi troppo lunghi o dispersivi. Poi Saverio ha apportato il fondamentale groove di basso e batteria, altrimenti inesistente nei miei provini, dove tutto è elettronico. Invece testi, melodia e i riff di pianoforte erano già sui provini quelli che potete sentire sul cd.
In un’altra intervista hai definito il rapporto con Saverio come una sorta di amore-odio. Quali sono stati i punti di maggiore scontro? Quale il risultato migliore ottenuto grazie a lui? C’è invece qualche aspetto che è stato escluso e che un po’ rimpiangi?
I punti di maggiore scontro sono stati sicuramente sul cosa tenere e cosa lasciare. Non so perché mi viene in mente questa allegoria: il diluvio universale, io che continuo a imbarcare oggetti, Saverio che cerca di liberarsene e alleggerire la barca per partire. Approcci diversi insomma, ma ho imparato tanto.
Rimpiango solamente un brano di cui ho nel cassetto una versione molto diversa, ma non ci sarà da attendere molto: tutto quello che ho messo a fuoco nel frattempo sarà condensato nel mio secondo album, di cui ho una visione molto più chiara rispetto al primo, un po’ perché ero molto giovane (anche se è uscito cinque mesi fa ho iniziato a pensarlo quattro anni fa), un po’ perché le cose si imparano con la pratica.
Il live: cosa rappresenta per te e come si svolge? Chi ti accompagna sul palco?
Il live rappresenta il momento più bello ed emozionante di tutto il lavoro che faccio. Per me è vitale, è il momento in cui sento di fare quello che veramente so fare, cantare, stare sul palco, e sento di poter dare qualcosa agli altri in questo modo.
È una macchina ancora da perfezionare, i live purtroppo finora non sono stati molti, ma penso che da una volta all’altra (e non lo dico solo io ma lo nota chi ci ha seguiti in più occasioni) vi sia uno stacco notevole in positivo. Attualmente al mio fianco ci sono Francesco Canavese (sequenze elettroniche, chitarra, cori) e Michele Foresi (violino). Io, oltre a cantare (non parlo, non so parlare, fatta eccezione per qualche monosillabica comunicazione di servizio tra un brano e l’altro), suono qualche brano alla tastiera. Al concerto all’INDIElicious, che aspettiamo trepidanti (e vi aspettiamo, il 23 Giugno al Parco del Cavaticcio di Bologna) saremo noi tre, poi in futuro non è da escludersi l’ipotesi di avere con noi anche un batterista.
Ti chiedo infine di indicarci cinque brani esempio di cosa ti ha influenzato/ispirato, quindi dei brani che ti stanno a cuore così da offrire un’ulteriore finestra sul mondo de La Tarma.
A Strange Day (The Cure), E ti vengo a Cercare (Franco Battiato), Bliss (Tori Amos), American Pie (nella versione di Madonna), Downside up (Peter Gabriel).
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