A volte capita che anche uno sbadato e poco attivo lettore come me, passando davanti ad una libreria, si senta attratto da essa. Così, per il semplice piacere di camminare tra pile di libri, decido di entrare e dare inizio al breve tour tra novità, best seller, libri di cucina, saggi, reparto musicale, fumetti.
La parte più bella delle librerie è quella dove si trovano esposti i consigli dei librai. Non tutte le librerie hanno questo angolino dei sogni, e non sempre è allestito secondo una logica di “vero consiglio”. La presenza di tre libri su quello scaffale mi ha stupito concedendomi la possibilità di non sentirmi in libreria come un pesce fuor d’acqua: Unastoria – Gipi, Un amore dell’altro mondo – Tommaso Pincio, Nevermind – Tuono Pettinato. Il primo e l’ultimo sono fumetti (o graphic novel, se vogliamo), il secondo è un romanzo. I primi due li avevo letti, divorati, amati a dismisura. Il terzo non l’avevo letto, ma vederlo lì di fianco agli altri due ha scatenato qualcosa, come quella sensazione di “cerchio che si chiude” (non so come spiegare, magari troverò le parole strada facendo). Fatto sta che il libro è venuto a casa con me.
Ci sono un po’ di cose che accomunano questi tre volumi. Nevermind e Un amore dell’altro mondo hanno come oggetto la vita di Kurt Cobain, narrata e sviluppata in modi molto diversi ma entrambi definiti da un originalissimo punto di vista: quello dell’amico immaginario del leader dei Nirvana. Proprio come scrive Davide Toffolo nella prefazione al libro di Tuono Pettinato, il racconto della vita di Kurt Cobain, filtrato dagli occhi di questo amico immaginario (del quale lo stesso Cobain più volte ha parlato), consente all’autore di non perdersi nei pettegolezzi e nella trappola dell’impossibile biografia di un simbolo della famigerata Generazione X, ma bensì di focalizzare l’attenzione sul giovanissimo Kurt delineando in modo sobrio e semplice lo sviluppo di questo bambino-ragazzo-uomo.
Il dramma della vita di Cobain è iniziato ben presto, dalla sua gioventù in un luogo avverso, in un contesto familiare difficile che lo ha portato all’alienazione. Boddah era il suo unico vero amico, un personaggio che viveva nella mente di Kurt, qui reso ancor più fantasioso con la fattezze di una buffa tigre in stile Calvin & Hobbes.
Tuono Pettinato, con il suo tratto giocoso quasi infantile, enfatizza tutta la tenerezza della storia di un bambino che non sapeva di dover poi vivere tutti quei problemi, che non sapeva di dover diventare una rock star, che non sapeva quanto sarebbe stato gravoso per lui tutto ciò, tutto quell’amore, tutta quella responsabilità, tutta quella immensa confusione tra bellezza e merce, tutto quel sentirsi consumato, divorato.
Diversi flash-back tra il giovane Kurt e l’ormai famoso Cobain rendono magnificamente questo parallelismo, dando continuità a due personaggi che sembrerebbe impossibile essere la stessa persona (il gioioso ed iperattivo bambino in contrasto con il rassegnato ed inerme uomo solo dell’epilogo).
Tutti sappiamo come finirà questa storia (qui rappresentata con una delicatezza unica), ma non è una motivazione buona per non leggere questo libro leggero e semplice, capace però di suscitare emozioni altrettanto dirette, vere, genuine.
Tuono Pettinato ha realizzato quindi una narrazione intelligente e scorrevole, nel complesso quasi didascalica, ma in linea con la semplicità che ha cercato come una riduzione ai minimi termini di un’equazione complessissima come la vita di Kurt Cobain; questo modo di narrare è molto vicino proprio a quello di Toffolo, che del mondo adolescenziale e dei suoi linguaggi ha fatto il suo stile.
Nevermind segue quindi un racconto estremamente diverso da Un amore dell’altro mondo che, essendo un vero e proprio romanzo, gioca con i personaggi in modo funambolico ed appassionante. Si tratta di un gioco di ambiguità tra le persone, nel quale si confondono il reale e l’immaginario, rendendo impossibile capire chi entra in soccorso di chi tra Cobain e Boddah (qui chiamato Homer B. Alienson). Nel racconto di Tuono Pettinato, invece, il simpatico tigrotto ha un ruolo indubbiamente “buono” ed incontaminato, mentre nel romanzo di Pincio entrambi i personaggi risultano completamente infettati dallo stesso germe di sofferenza.
Cosa c’entra con tutto ciò Unastoria di Gipi? Apparentemente poco, ma ai miei occhi moltissimo. Unastoria, l’ultima opera di Gipi, è stato scritto a seguito di un periodo molto complesso per l’autore. Più volte in diverse interviste Gipi stesso ha narrato cosa è successo in lui prima di mettersi al lavoro per questo fumetto. Il discreto successo dei suoi precedenti lavori, racconta, lo hanno riempito di un amore vero, che scalda, ma non riempie, bensì scava un vuoto infinito. L’amore ottenuto con la gratificazione che viene dall’esterno e non da se stessi, dalla baraonda del successo, può essere una tragedia che in tanti, specialmente nella storia dell’arte, hanno vissuto. Mi perdonerà Gipi se mi permetto di accostare la sua storia personale con quella di Kurt Cobain, ma in parte questo parallelismo io lo vedo. Il rapporto tra il successo e l’amore, tra la vita al centro delle attenzioni e la solitudine… ma qui mi voglio fermare perchè potrei fantasticare di cose che non so, azzardando veramente troppo. Senza entrare nei meandri delle vite, rimanendo sulla superficie, potrei mettere uno a fianco all’altro tantissimi altri esempi di chi si è ammalato per un insieme di cose, tra le quali il successo, ma per caso i librai di quella libreria hanno accostato proprio quei tre volumi. Ora spero soltanto che chiunque abbia trovato la pazienza di leggere questo sconfusionato articolo fino al suo termine abbia scoperto la curiosità e la voglia di perdersi tra quelle splendide e appassionate pagine delle opere di questi autori che, in modi differenti, scandagliano l’essenza dell’uomo e la ripropongono a noi tutti sotto forma di quella cosa che chiamiamo Arte.
Nevermind, Tuono Pettinato
89 pp. – Ed. Rizzoli Lizard – 2014
Un amore dell’altro mondo, Tommaso Pincio
304 pp. – Ed. Einaudi – 2002 (ristampa 2014)
Unastoria, Gipi
126 pp. – Ed. Coconino Press / Fandango – 2013