Ascolta, ascolta. L’accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall’umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s’allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
[La pioggia nel pineto – Gabriele D’Annunzio]
Pare che D’Annunzio abbia composto La pioggia nel pineto proprio a luglio… Forse era un luglio piovoso come questo, chissà. Forse era un pomeriggio di un piovoso luglio e davanti ai suoi occhi si stagliava il verde delle montagne che circondano il Garda.
Anche oggi la pioggia ci fa compagnia mentre saliamo verso il Vittoriale immersi in un paesaggio spettacolare e ci tiene compagnia nell’attesa che inizi il concerto. E poi… e poi pian piano la voce della pioggia si unisce al suono delle note finché una sola nota rimane, trema, si spegne, risorge…
Sono le note di Don’t swallow the cap ad aprire il concerto dei The National all’Anfiteatro del Vittoriale di Gardone Riviera.
Il concerto inizia in un’atmosfera quasi surreale. Tutti seduti, uno spazio che nonostante sia all’aperto crea un’atmosfera intima. Sembra quasi di essere ad un concerto di musica da camera e non a quello di una band indie-rock.
Ma dura poco… Il primo gruppetto di spettatori si alza e converge sotto il palco. Non si poteva rimanere seduti.
Bisognava alzarsi, andare sotto il palco, tendere le braccia e gli sguardi verso il gruppo e verso Matt Berninger, cantante e leader dei The National. Voce bassa e profonda e personalità estremamente contraddittoria.
Osservarlo durante l’esibizione è essa stessa un’esperienza: sembra quasi chiudersi in sè stesso mentre canta, come a isolarsi. Come a raccogliere nel suo centro energia e forza che poi ributta fuori in una ricerca quasi spasmodica di contatto con il pubblico.
Protagonista del concerto è stato soprattutto l’ultimo album della band americana Trouble will find me: l’intimità di ballate romantiche come I need my girl e disperate come Pink Rabbit si alterna al ritmo di Graceless e I should live in salt.
La carica emotiva di Matt Berninger esplode su brani come Bloodbuzz Ohio, Abel e Squalor Victoria. Berninger avanza più volte verso il pubblico, senza la minima preoccupazione per le numerosi mani che lo toccano. Si piega in mezzo al palco, urla con una partecipazione emozionante e commovente.
Anche i gemelli Dessner portano spesso le loro chitarre davanti al pubblico, le sollevano suonando, si scambiano spesso strumenti e posizioni sul palco, emergendo con grande personalità. In particolar modo Aaron Dessner che con Berninger firma molte delle canzoni della band, dimostra quanto è fondamentale musicalmente per il gruppo. Sarà che la sua chitarra la vedevo molto bene, sarà che potevo osservarlo da molto vicino ma se dovessi trovare un suono che possa definire i The National parlerei del suo.
Il live dei The National è un grande scambio emozionale: da un lato c’è una band che non si risparmia, che suona come se fosse l’ultimo concerto della vita, che si dona letteralmente, e dall’altro c’è il pubblico che li accoglie fisicamente ed emotivamente.
E così il momento del bis si trasforma in una vera e propria performance personale di Matt Berninger che scende dal palco e cammina tra la gente, tirandosi dietro il lunghissimo cavo del microfono che tutti toccano, seguono, come se tutti lo stessimo aiutando. La bellissima Terrible Love e la celeberrima Mr November, canzone simbolo della campagna elettorale di Barack Obana, diventano esperienze collettive.
E non a caso il concerto si chiude sulle note di Vanderlyle Crybaby Geeks in una versione sostanzialmente acustica.
Tutta la band avanza verso il pubblico, non c’è più amplificazione, Matt Berninger abbassa e ruota il microfono verso il pubblico e canta senza supporto. Sembra emozionato fin quasi alle lacrime.
E sì, magari qualcuno potrà dire che lo fa in tutte le esibizioni, che è tutto costruito, ma quando sei lì, in quel momento lo sta facendo per te, in quel momento riesci a sentirti parte di qualcosa di molto emozionante.
Vedere un live dei The National è un’opportunità bella e fondamentale per poterli conoscere davvero, per superare quell’immagine sofisticata e un po’ distante che talvolta i loro dischi possono dare. La possibilità che danno al pubblico di vivere un’esperienza così fisicamente partecipativa è, secondo me, cosa da pochi.
Gallery fotografica The National @ Ferrara Sotto Le Stelle 22-07-2014, foto di Emanuele Gessi
Si ringrazia DNA Concerti per la collaborazione.