Incentrare un album sull’Odissea in questi anni di musica liquida e pronta-fruizione è una mirabile scommessa. Eloisa Atti ci ha creduto ed è riuscita nell’intento di realizzare un disco con l’attitudine di Vinicio Capossela e con le doti vocali di Cristina Donà. Penelope ha la vitalità di un pop di classe. LostHighways ama le sfide artistiche come questa e non poteva non incrociare i mari di Eloisa.
Perché questa scelta di reinterpretare l’Odissea ?
L’Odissea e tutti i miti greci sono passioni che ho da quando ero bambina. Mi affascinano le leggende di eroi e dei, le loro forti caratterizzazioni ed il modo fantasioso in cui il mito sceglie di spiegare i fenomeni naturali, come il cambio delle stagioni o, per rimanere in tema, come la pericolosità del tratto di mare compreso tra Scilla e Cariddi nello Stretto di Messina.
I testi sono tutti in soggettiva. Anche il roseto si anima. Raccontare una storia da un punto di vista diverso: come è nata questa scelta?
Questo è l’approccio che mi è più congeniale per scrivere: entrare dentro un personaggio, o una storia, o un sentimento, aprirmi a tutto quello che mi può offrire, lasciarmi colpire da quelle che sono caratteristiche più marcate e usare tutto questo come un punto di partenza per cercare le sfumature ed i collegamenti con quello che è il mondo che mi appartiene. Riesco a descrivere meglio una sensazione, un modo di essere, un desiderio, un’aspettativa, se li posso collegare a qualcosa che conosco, anche se non ne ho necessariamente fatto esperienza in prima persona. Per questo nel mondo di Penelop” si trovano collegamenti col mondo a me contemporaneo, come il razzismo ed il rifiuto nei confronti degli immigrati, o le vicende di uomini famosi che perdono la testa per donne bellissime e vengono quindi annullati e ridicolizzati, come nel caso di Circe che li trasforma in salsicce.
Per quanto riguarda proprio Il Roseto, ho voluto fare un omaggio alla poetessa Alfonsina Storni, un’argentina alla quale è dedicata la famosa canzone Alfonsina y el mar, e alla sua bellissima poesia La inquietud del rosal, dove paragona il bisogno irrefrenabile di amare (che ho voluto associare a Calypso) all’inquietudine di un roseto che precipitosamente darà fiori fino a consumarsi.
Parliamo degli arrangiamenti musicali. Sono variegati e sembrano creare a tratti atmosfere narrative…
La mia intenzione era quella di caratterizzare i personaggi anche musicalmente. Per questo, per esempio, ho associato un sirtaki seduttivo a Circe e ho appesantito i passi di Polifemo con un tempo che rallenta, anzi “tira indietro” per usare un’espressione nota agli addetti ai lavori, ogni volta che è lui a parlare, o ho associato una sonorità vicina allo stile mariachi per parlare della nostalgia e dei giorni che separano Ulisse e Penelope.
Tutti i brani ruotano intorno alla tua voce che ha uno stile ed un timbro molto vicino a quello di Cristina Donà e Norah Jones. Quale artista in generale ti ha ispirato di più nel tuo stile di canto?
Un nome su tutti? Billie Holiday, con il suo modo tragico di tenere la nota pura senza abbellimenti, il suono essenziale che ti passa attraverso il cuore.
Parliamo delle collaborazioni di questo disco?
E’ stato bellissimo realizzarlo: tutti ottimi musicisti, con praticamente tutti avevo già un rapporto più o meno lungo di collaborazione e amicizia e certamente con tutti l’ho adesso.
Partiamo dal produttore artistico e bassista, Francesco Giampaoli, al quale mi legano progetti del passato come Caputolindo e Sur e del presente: ho avuto il piacere di partecipare ai suoi dischi Mi Sposto e Danza del Ventre e a Rosario dei Sacri Cuori, ovvero, oltre a Giampaoli, Antonio Gramentieri, Diego Sapignoli ed Enrico Bocchini con quel loro suono così personale e colorato. Per anzianità di collaborazione, passerò subito a Marco Bovi, altro mio irrinunciabile compagno d’avventure e uno dei più completi musicisti che io conosca. Poi ci sono gli ottimi artisti-cantautori: l’eclettico Enrico Farnedi ha interpretato Argo oltre a fare cori e suonare ukulele e tromba, il surreale e ironico Riccardo Lolli nella parte di un personaggio inventato (il padre disperato di Scilla e Cariddi), il carismatico Giacomo Toni ha reso un potentissimo Polifemo! Altri preziosi strumentisti sono Matteo Raggi, tenorista di assoluto rigore, che mi fa l’onore di suonare nel mio jazz quintet, si è prestato a mettere temporaneamente da parte il sax per creare con le note perentorie del clarinetto basso la cupa atmosfera che precede la carneficina dei Proci; Vaggelis Merkouris, virtuoso del bouzouki, ha improvvisato un solo su Circe così melodico che sembra una canzone dentro la canzone; Marco Frattini, che ora sta lavorando con Gianmaria Testa, ha una grande sensibilità per i colori e mi ha dedicato ascolto, cura e creatività sia con la batteria, sia con le percussioni. E ti parlo adesso dei musicisti classici: Enrico Guerzoni, violoncello passionale che vanta importanti collaborazioni internazionali tra jazz e pop, come quelle con Bobby Mc Ferrin o Trilok Gurtu e italiane (Capossela, Zucchero, Finardi, ecc.); Roberto Giaccaglia, ai miei occhi una sorta di divinità musicale, col suo suono così corposo, primo fagotto de La Fenice di Venezia e componente del prestigioso Quintetto Bibiena e le delicatissime e toccanti note eseguite al violino con la sordina da Alessandro Bonetti (Comunale di Bologna, Classica Orchestra Afrobeat, PFM).
Ecco infine i bambini: Giulia Bovi e Giulio Lolli, figli dei rispettivi musicisti, hanno fatto i cori in Scilla e Cariddi e spesso rappresentano un elemento di sorpresa negli spettacoli live.
Un disco come il tuo, nel modo frenetico e fluido di fruire oggi la musica, è un progetto molto ambizioso…
Non si è trattato di ambizione, ad essere sinceri. Fare una sorta di concept album è stata una scelta dettata dalla passione. Non era inizialmente nelle mie intenzioni, ma dopo aver scritto due brani sull’Odissea, non ho potuto fare a meno di continuare. Alla fine hanno provato ad abbattermi per farmi smettere: continuavo a trovare nuove ispirazioni e stavo già attaccando personaggi minori dell’Odissea. Poi qualcuno ha detto saggiamente: basta, questo è l’ultimo!
Mi è piaciuta tantissimo la copertina dell’album, come è nata questa scelta?
La adoro, lo ammetto. Ero rimasta impressionata dai colori violenti di Enzo Puleo, artista siciliano, e io volevo colori dominanti come il blu del mare e il colore giallo del sole e del caldo torrido. Il fatto che Puleo sia scultore, oltre che pittore, si capisce bene da quelle sue figure così fisiche, così potenti da diventare spirituali: dei e semidei. Da una parte avevo in mente le copertine variopinte di fine anni Sessanta come Sgt. Pepper o Axis: bold as Love di Jimi Hendrix e dall’altra volevo che l’immagine trasportasse immediatamente l’anima in un mondo sovrumano e anche umano, dove le passioni fortissime convivono con sentimenti delicati.
Cosa pensi di Spotify, l’ultima frontiera “liquida” della musica? E’ la lapide definitiva sull’idea del disco come supporto fisico per ascoltare musica?
Mi vergogno molto a dirti questo, ma ancora non mi sono decisa ad utilizzarla, un po’ per la mia imbranataggine a livello informatico (ci arrivo ma ci metto tempo’), un po’ perchè sono ancora della generazione che ha piacere nel maneggiare i supporti e che si riempie la casa di vinili cercati con ardore nei mercatini. Però il mio non è un rifiuto, è solo un rimandare ad un appuntamento prossimo con spotify, anche se non credo che il nostro sarà un rapporto molto appassionato.
Cinque canzoni da suggerire ad un tuo carissimo amico?
Sai che non ci riesco? Come faccio a scegliere? Dipende dall’amico. Se cerca la sensualità… Penelope, Circe, Il Roseto. Se è un tipo a cui piacciono le atmosfere un po’ misteriose… Barbabianca e Punto di vista. Se vuole divertirsi… Scilla e Cariddi, Mille più mille, Le dee don dee down. Se vuole commuoversi… Telemaco, Argo. Se vuole sognare… Sogna il grano. Se ama le emozioni forti e i film horror… Mendicante.
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