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Amaro, sporco e pericoloso Toxic Love: intervista a Corrado Nuccini e Angela Baraldi

intervista_ToxicLove_IMG1_201410Toxic Love è un progetto dei Vessel (Nuccini e Reverberi) e Angela Baraldi sulle musiche di Lou Reed, Velvet Underground e Nico. Abbiamo chiesto a Corrado Nuccini e ad Angela Baraldi di raccontarci cosa li lega a Lou Reed, a quella poetica decadente e sofferente, e come si è, inoltre, sviluppata questa idea di live.
Nelle prossime date dal vivo (29/10 Bologna – Freakout Club; 31/0 Schio (VI) – Centro Stabile Di Cultura; 01/11 Carpi (Mo) – Kalinka Arci) i brani saranno impreziositi dalla presenza di Beatrice Antolini.
Invitiamo coloro che non conoscono Toxic Love ad avvicinarcisi iniziando proprio da qui, dalle parole di Corrado Nuccini e Angela Baraldi. Poi da qui a sotto il palco il passo sarà brevissimo.

I Vessel (Baraldi, Nuccini, Reverberi), Lou Reed e Nico. Com’è nata questa unione? Il caso o un’idea voluta fin dal principio e poi sviluppata?
CN: Siamo stati invitati dal Festival Filosofia di Modena nell’edizione del 2013, il tema di quell’edizione era l’amore e ci hanno proposto di lavorare sul repertorio dei Velvet Underground, Lou Reed, Nico. Angela già cantava dal vivo pezzi di Nico e quindi abbiamo messo insieme le circostanze ed è nato Toxic Love.

Come sono le vostre reinterpretazioni di questi brani? Si appoggiano fortemente alla realtà dei Vessel ed al loro ambiente naturale o riescono a vivere un loro spazio autonomo?
CN: Sono versioni molti scarnificate, spettrali, notturne. Riguardo al riferimento ai Vessel non saprei risponderti.

Il rock sporco, grezzo, acido e poetico di Lou Reed viene da voi fortemente reinventato. Quando si è in grado di intepretare in un modo così personale un brano significa che lo si ha dentro. Riuscite a ricordare quando avete ascoltato per la prima volta Lou Reed? Cosa vi ha offerto la sua musica?
CN: Quando ero adolescente, per qualche tempo, ho fatto il DJ in una radio di Cavriago, il paese dove sono cresciuto, durante il pomeriggio si poteva trasmettere musica rock, c’era un buon patrimonio di dischi e mi imbattei per la prima volta in Trasformer di Lou Reed: una folgorazione. Quella musica è figlia di un grandissimo songwriting e questo facilita il lavoro di trasposizione, suonerebbe bene anche reggae, a cappella, rap e magari è stato già anche fatto.
AB: Ricordo esattamente una sera d’estate sdraiata sul pavimento della mia stanzetta nuda come un verme con Transformer che rimbalzava in ogni dove, anche in tempi mai vissuti…. e mi dicevo: “Guarda in che posto magnifico mi ha portata Lou! Lontanissimo da casa mia! Che gente incredibile mi ha fatto conoscere!“. Credo di essermi pisciata addosso, anche se ero già grande, tipo 16 anni, ahahah! Amavo Lou Reed e veneravo Bowie, che tra l’altro è produttore di Transformer. Aveva 25 anni Bowie quando produsse quell’album… e la cosa mi impressionava tantissimo… e mi impressiona tuttora.

intervista_ToxicLove_IMG2_201410New York, l’arte a 360 gradi, in quegli anni assurdi di eccessi portavano ad una straordinaria fecondità artistica. Un fermento che da decenni non esiste più. O forse sì? Nel caso, dove? Ritorneranno quei tempi? Servirebbe?
CN: Come dici tu sono stati anni grandiosi per la musica rock, così come per i fermenti culturali in cui questa musica si è sviluppata. Torneranno? In questa forma credo di no. Avremo di sicuro nuove ondate e nuovi fenomeni culturali e di costume, e come sempre la musica sarà un grande collante.
AB: Se immaginiamo cos’era NY in quegli anni, possiamo anche immaginare che tipo di personaggi bizzarri potessero metterci radici: mentre a Los Angeles e San Francisco pullulavano i pantaloni a campana e i fiori tra i capelli e peace and love, a NY nascevano i Velvet Underground vestiti sadomaso, precedendo i tempi e cantando Heroin…non credo sia una città come le altre, e anche gli anni 60 sono stati incredibili… ma sono finiti.

Se non sbaglio il vostro progetto è nato poco tempo prima della sua morte. Domanda forse troppo personale, oppure eccesivamente banale: la morte di Lou Reed com’è stata da voi vissuta?
CN: Con tristezza e rammarico. Lou Reed non è solo un grande musicista ma soprattuto è stato una voce capace di fissare nelle sue liriche un universo di personaggi, di storie urbane e metropolitane, indispensabili per capire tutto quello che è stata la New York di Warhol e della Factory, la Berlino di David Bowie e Trasformer e molto molto altro.
AB: Ho pensato: “Merda!”. Come se nel mio paesaggio interiore fosse franata una grande parete lunare… “non sarà più come prima quaggiù“, ho pensato.

Quanti concerti sono già stati realizzati per il progetto Toxic Love? In questa serie di live di fine Ottobre 2014 si vede la partecipazione di Beatrice Antolini: quale sarà il suo ruolo e cosa apporterà al live?
CN: Esattamente non ricordo, direi una ventina ma non ne sono certo. Beatrice ha già suonato con noi quest’estate a Bologna. E’ una gradita ospite e aggiunge quel tocco in più alle nostre interpretazioni. In altre occasioni ha condiviso il palco con noi Giorgio Canali e anche nel suo caso è stato un gran divertimento.

intervista_ToxicLove_IMG3_201410La cover è sempre un “oggetto” difficile da maneggiare. Un intero live dedicato ad una sola manciata di artisti mitici come Reed e Nico è ovviamente ancora più complesso. Specialmente se non si tratta di una cover band o tribute band che dir si voglia. Come sono stati accolti i precedenti live? 
CN: I live sono stati accolti molto bene, questo è anche uno dei motivi per cui continuiamo in questo progetto.

Toxic Love non è ancora un disco: lo sarà mai?
CN: In questo mestiere dire mai non ha senso.

Foto: © Daniele Rebecchi

Chealse Girl (Nico Cover) – youtube

Walk on the wild side (Lou Reed cover) – youtube

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