Ci sono concerti che attendi più di altri per poterli raccontare. Ci sono attimi in cui senti di dover approfittare di un evento speciale. Così ho aspettato con la stessa ansia di una ragazzina al suo primo live il CATARTICA TOUR 994/014 dei Marlene Kuntz. Il Catartica tour alla mia età non lo attendi per sentirti di nuovo giovane o volerti ancora come eri allora. Quando si ambisce a fare certi viaggi siderali nel proprio spazio-tempo, lo si fa per guardarsi nell’ora godendo di ciò che ci ha condotti fino a qui. Solo così non si teme, ma si ama la nostalgia. Hic et nunc è Brescia Latteria Molloy, 18 ottobre 2014 in un autunno che sa ancora di estate. Il live è sold out, l’appuntamento è per le 21.30, io sono in ritardo, ma anche loro lo sono. Il tempo scivola tra quattro chiacchere, un drink, e l’ambientamento al nuovo luogo. Scoccano le 23 quando Godano, Tesio, Bergia e Saporiti salgono sul palco. Le teste davanti sono tante e, soprattutto, alte. Bisogna fare qualcosa, da lì non vedrò nulla. Lo penso e nello stesso istante una mano prende la mia. Sa cosa fare, si sente dalla stretta: si fa largo ai lati e mentre dal microfono, senza nessun preambolo, parte Mala mela ci facciamo largo fino a due file più in là del palco e dal pogo che è partito su Fuoco su di te e 1 2 3. La visuale è perfetta, ci guardiamo e senza parole decidiamo che quello è il nostro posto: hic et nunc. Sul palco la scaletta prosegue senza sosta: Giù giù giù e le mie gambe iniziano a muoversi timide. Non c’è un attimo di posa. Godano è padrone del palco, balla, si dimena, quando termina Canzone di domani parla al pubblico per la prima volta dall’inizio del concerto e presenta serafico Donna L. Le chitarre esplodono e l’adrenalina sale ad un livello che neanche quattro energy-drink taurinici di fila te l’attivano così! Davanti pogano, mi ricordo una me lontana e mi riporta al presente Oblio, tratta da Pansonica, l’album celebrativo di Catartica. Sul palco il sudore gronda mentre la poderosa batteria di Bergia batte Parti. Si placa il mio corpo nel morbido farsi delle chitarre da cui riconosco Lieve e mi perdo non so dove, ma lontano. Rinvengo sull’urlo di Trasudamerica e il corpo riparte nel suo movimento, mai dimenticato davvero, nella sferzata di chitarre di Sig. Niente. Capello lungo, la corrosiva Merry Xmas e MK scatenano un pogo senza fine nelle prime due file. Sul palco l’energia si fa materia nelle gocce di sudore che si proiettano in aria da un Godano in forma a dir poco splendida. I Marlene Kuntz dopo un’ora e mezza escono dal loro proscenio che palpita rock: il pubblico è sudato, ansimante, li reclama a gran voce mancano ancora una manciata di canzoni di Catartica, tre per l’esattezza. Pochi minuti dopo sono sul palco per regalare al pubblico un finale che ha quasi dell’epico. Ruggine e Sotto la luna aprono le danze, ma sarà il trittico finale della scaletta a segnare la degna conclusione di un live che ha tenuto botta dalla prima all’ultima distorsione: Festa Mesta e le teste che saltano invasate; fragori nella mente, rumori, dolori, lampi, tuoni e saette, schianti di latta, fragori e albori di guerre universali, scontri letali è Sonica che porta dritti a Nuotando nell’aria, sublime come sempre. Ci allontaniamo dal posto che avevamo scelto, o forse, ci aveva scelti, sudati e con l’urgenza di una birra fresca da buttar giù e penso che il rock è sesso e droga, ah no… quello è lo stereotipo di certi ascoltatori che così si riempono bocca e orecchie, il rock è altro: il rock è attitudine, sudore e passione. Il rock è lo studio infinito sugli strumenti e sui testi e questo i Marlene Kuntz lo dimostrano da vent’anni. E mentre penso questo, le luci si riabbassano e loro sono di nuovo sul palco, Godano saluta con un pezzo di storia recente dei Marlene, e anche nostra, Musa ed io torno dal mio viaggio siderale capendo che il rock è questo andare avanti, godere del proprio cammino e ogni tanto fermarsi e guardare la strada che ci ha portati fin qui, colmi di bellezza e abominio, soddisfatti dell’hic et nunc.
(Foto di Alex Astegiano – instagram.com/MarleneKuntzOfficial)