Ocean Bells è il progetto musicale nato dal connubio artistico di Alberto Mariotti (Samuel Katarro, King of the Opera) e Lorenzo Cipriani. Un mondo nuovo da scoprire oltre l’oceano o forse un mondo interiore da conoscere nella solitudine dell’oceano? Curiosi, come nostro solito, abbiamo contattato Alberto e Lorenzo per rivolgere loro alcune domande. Questa intervista in anteprima ci prepara ad un viaggio che, siamo certi, riserverà sorprese.
Partiamo proprio dall’inizio e quindi dal vostro incontro: a quando risale?
Alberto: Io e Lorenzo ci siamo sempre conosciuti ma senza filarci più di tanto in effetti… ho un ricordo di una sera d’estate in cui ci parlammo, forse per la prima volta, e poi andammo a casa sua a improvvisare su alcuni pezzi ai quali stava lavorando in quel periodo (io alla batteria, lui alla chitarra), poi non ci vedemmo per altri due o tre anni. Nei primi mesi del 2013 mi chiamò al telefono per invitarmi ad un evento che aveva organizzato in centro a Pistoia, la cosa mi sembrò quantomeno inusuale ma ero di buonumore e quindi andai. Da quel momento iniziammo a rifrequentarci e suonare insieme alcune cover in acustico con le quali pensavamo di girare il mondo. Un giorno invitai il mio amico Fabrizio (attuale tastierista) alle nostre prove e appena Lorenzo lo sentì suonare decise che le cose dovevano prendere una direzione diversa.
Lorenzo, qual è il tuo background e come si è legato a quello di Alberto?
Lorenzo: Suono da quando ero bambino, nel corso degli anni ho fatto parte di diverse realtà musicali fra cui Wagooba e Vinylistic, spaziando dalle sonorità più underground a quelle mainstream. Ho sempre visto la musica come una forma di esperienza artistica articolata, luogo d’incontro di altre forme d’arte. Forse questa propensione deriva anche dalla mia formazione di storico dell’arte e dal mio lavoro incentrato sul mondo della cultura e della comunicazione. Con Alberto? È scattato subito un bel feeling, c’è molta stima fra di noi; inoltre le nostre differenze sono la base di costruzione della nostra musica.
È da parecchio tempo che sento parlare di voi. Qualche video online, poi ci sono stati i due singoli in free download. State destando attenzione ma… a quando un disco? Etichetta o autoproduzione?
Alberto: L’unica cosa certa è che abbiamo fissato lo studio per la prima metà di Marzo e che una decina di buone canzoni da registrare ce le abbiamo, ciò che verrà dopo è ancora molto vago, diciamo che ci stiamo guardando intorno. La nostra idea era di pubblicare quattro singoli in free download nell’arco di un anno per far girare un po’ il nome. La cosa a cui tenevo maggiormente era che ognuno di questi singoli fosse accompagnato da una veste grafica particolarmente curata (merito del nostro grafico Francesco Cipriani) e da una breve presentazione in cui Lorenzo spiegasse non tanto il senso della canzone ma le vicissitudini e le emozioni più profonde che hanno portato alla sua realizzazione.
Il vostro progetto si prospetta molto particolare: canzoni tra il pop ed il rock, ma con un approccio ed una resa insolita in suolo italico. Ascoltandovi non sembra di essere di fronte ad una band italiana. Pensate che questo sarà un vantaggio o svantaggio di fronte al pubblico italiano?
Lorenzo: Quando ci siamo conosciuti viaggiavo molto e ho proposto ad Alberto di fare un tour in Cina, avevo degli amici a Pechino che mi proponevano una cosa del genere. In seguito pensavamo di trasferirci a Oakland (California) o a Berkeley per abitare una casa e farne un centro performativo. Non ne abbiamo fatto di niente (non ancora!), ma abbiamo cominciato a suonare e cantare in inglese. Mi piace il fatto che quando immagini un progetto apri delle strade nuove e anche se non lo realizzerai questo processo creativo ti ha cambiato. Poi qualche volta ce n’è uno che va in porto, e allora è una bomba!
Ocean Bells. Dubito che il nome scelto sia casuale: perchè dovrebbe rappresentare la vostra musica?
Alberto: Sia io che Lorenzo siamo particolarmente affascinati dall’acqua come elemento primordiale e soprattutto in ambito letterario l’immaginario Ocean Bells è pieno di riferimenti a grandi classici come Moby Dick o Heart of Darkness. Il nome della band doveva assolutamente contenere la parola “Ocean” sia per i motivi che ho spiegato prima sia perchè ha un suono molto dolce. La prima versione era “Ocean Drum” perchè in Driftwood (ultimo lavoro dei King of the Opera) avevo utilizzato questa particolare percussione che simula il suono delle onde, poi ho pensato a “Ocean Bells” che mi è piaciuto subito tantissimo, mi faceva venire in mente qualcosa di maestoso, stordente, rock! Immagina delle gigantesche campane che diffondono le loro vibrazioni lungo una superficie sterminata come quella dell’oceano, ecco…
L’oceano, tra l’altro, è una dimensione che se non sbaglio Lorenzo conosce molto bene. Ci puoi raccontare brevemente la tua avventura e se c’è un legame con questo progetto musicale?
Lorenzo: Navigo a vela da diversi anni, qualche volta ho lavorato come skipper, ma principalmente sono un navigatore. La primavera scorsa ho realizzato una traversata atlantica di ritorno, come si usa dire, cioè dai Caraibi alle coste italiane attraverso le Azzorre, Gibilterra e Baleari. Insieme ad altri amici ci abbiamo costruito sopra un progetto di format televisivo dal titolo Save the nerd di prossima pubblicazione. In pratica abbiamo imbarcato un giovane “smanettone” dipendente da internet, mai montato su una barca a vela, e lo abbiamo “curato” attraverso l’esperienza di una traversata di 44 giorni a vela senza mai essere connesso.
Il legame con la musica di Ocean Bells riguarda tutto l’immaginario legato alle grandi navigazioni oceaniche, alle grandi sfide tra uomo e mare, al concetto di viaggio inteso come esplorazione dell’animo umano.
Il disco non c’è ancora, ma avete nel cassetto un po’ di brani, ne accennavate prima. Come suonano? Provate a descrivere quelli che ad ora ritenete i più caratteristici.
Lorenzo: Abbiamo diversi pezzi da scegliere per il disco. L’ultimo è nato in modo molto spontaneo e per la prima volta Alberto ed io abbiamo composto insieme: io la strofa e lui il ritornello. Sono felice perché solitamente io compongo musica e parole, poi Alberto arrangia, spesso trasforma e si occupa della produzione. Ma spero che d’ora in poi le nostre capacità compositive si intreccino ancora di più come per quest’ultima canzone. Sembra un pezzo di Lennon del primo periodo post Beatles, se proprio vogliamo dargli una connotazione.
Alberto: Il repertorio degli Ocean Bells è molto vario stilisticamente, credo sia una cosa abbastanza normale per un gruppo agli inizi perchè le persone hanno bisogno di tempo per conoscersi a fondo musicalmente, inoltre le prime canzoni sono state composte quando ancora Alberto (attuale batterista) non faceva ancora parte della band. Il fatto che il disco sia stato creato in periodi diversi e con persone diverse attorno a noi credo sarà evidente ma anche affascinante dal punto di vista artistico. Il pezzo che preferisco e che ritengo il più rappresentativo dello stile Ocean Bells si chiama Love is a Blade ed è proprio uno degli ultimi su cui abbiamo lavorato.
Alberto, dal punto di vista stilistico il passaggio da Samuel Katarro a King of the Opera è stato notevole. Ora con Ocean Bells il salto pare ancora più grande. Vedi le cose come un’evoluzione o realtà completamente scindibili?
Alberto: Non mi piace utilizzare il termine “evoluzione” quando si parla di musica o di arte in genere, ha un’accezione troppo scientifica per descrivere certe cose e poi dà un giudizio di merito fuorviante, nel senso che non sempre le cose più recenti o “mature” sono quelle artisticamente più valide, per esempio il lavoro che preferisco della mia produzione è The Halfduck Mystery, il secondo di Samuel Katarro. Le cose non necessariamente migliorano col tempo ma sicuramente cambiano, le esperienze si intrecciano tra di loro e danno vita a qualcosa di diverso, tutto ciò che mi accade sotto il profilo personale, professionale e artistico influenza il mio modo di scrivere, sicuramente anche il lavoro che sto facendo con Ocean Bells.
I vostri altri progetti musicali sono archiviati o continuano a vivere?
Alberto: Attualmente ho tre progetti attivi, oltre a King of the Opera e Ocean Bellls suono anche il basso nei Parking Lots, anche loro impegnati nella registrazione del primo album. I progetti di Lorenzo risalgono a 10-12 anni fa e non sono più attivi da tempo ma ebbero una grande risonanza mediatica all’epoca.
Si cerca più una determinata musicalità o un poetica definita?
Lorenzo: Il mio modo di scrivere risente molto della passione che ho per la poesia, certe volte ci sono dei veri e propri omaggi ai poeti che amo di più, come Whitman, Dickinson, Frost, ma anche tanta poesia italiana e molti poeti contemporanei come Seamus Heaney. Inoltre tutta la grande letteratura di mare da Melville a Conrad. Le canzoni non sono poesia, sono una forma espressiva diversa, sono… canzoni! Non esiste altro di simile. Devi ascoltarle con la musica altrimenti non funzionano. Potremmo parlare a lungo di questo tema, ma forse non è il contesto giusto. Quello che posso dire in breve è che una volta intervistai un grande poeta chiedendogli da dove venisse la poesia. Lui mi rispose che veniva dal deserto. Ecco, anche le canzoni vengono dal deserto e certe volte ci mettono molto tempo ad arrivare. Certe volte trovano molte difficoltà e molti ostacoli, ma prima o poi, se proprio devono, arrivano.
La band è composta da altri due musicisti. Il live quindi sarà a quattro o vi proporrete anche solo in duo come è apparso in un video su YouTube?
Alberto: I live saranno prevalentemente nel formato quartetto, stiamo lavorando molto su un sound identificativo e vorremmo che le persone percepissero le nostre peculiarità da quel punto di vista. Probabilmente in un prossimo futuro, magari dopo l’uscita dell’album, io e Lorenzo riarrangeremo i brani in chiave acustica, ripescheremo alcune cover del periodo “pechinese” e presenteremo un set acustico dal vivo, è un bel modo per far respirare le canzoni, dar loro nuova vita e valorizzarne alcuni aspetti che fino a quel momento erano rimasti in ombra.
Dove ci porteranno queste onde e questo nuovo vento?
Lorenzo: Il più lontano possibile perché “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza!” Ho esagerato? D’altronde cosa vuoi che ti risponda! Speriamo solo che ci vada meglio del “folle volo!”. Grazie per l’intervista, se ti va vieni a navigare con noi!
Grazie a voi. Sarà un piacere!