Serata incredibile quella del 26 Novembre al Locomotiv Club di Bologna. Incuriosito dall’uscita del nuovo album dei C+C=Maxigross, realizzato insieme al musicista norvegese Martin Hagfors, arrivo un po’ in anticipo al concerto, in tempo per assistere in quasi assoluta solitudine all’esibizione della giovanissima band che ha aperto la serata in un’atmosfera imbarazzante.
Dopo la band emergente locale si esibisce WrongOnYou, progetto del musicista romano Marco Zitelli, un personaggio curioso con una voce straordinaria e una tecnica chitarristica personale e sorprendente. Atmosfere tra Bon Iver e Richie Evans, tra moderno e sciamanico: un artista ispirato come raramente capita di vedere; da seguire assolutamente.
Rapidamente lo scenario sul palco cambia e subito entrano in scena i C+C=Maxigross che aprono col brano inedito Cream Crimson, allegro e orecchiabile; si continua con Charleroi Poulet; i suoni diventano sempre più leggeri e puliti, tutti gli strumenti entrano in sintonia tra loro e l’orecchio del pubblico (poco purtroppo e sarà così per tutta la serata) sembra gradire. A seguire Hills, Hills, Hills tratta da Ruvain e l’eccezionale Jesus Christ Super Prog, una pezzo bellissimo, che con la sua musicalità, il suo ritmo e soprattutto i suoi cori (che ormai stanno perdendo di significato tra le band emergenti) mi porta indietro nel tempo, facendomi sorridere. Dopo i primi quattro pezzi, e una simpatica presentazione, entra in scena Martin Hagfors.
La sintonia tra l’artista americano/norvegese e i C+C=Maxigross si avverte subito; i brani presentati fanno tutti parte dell’ultimo lavoro comune An Instantaneous Journey; si parte con la graffiante schitarrata di Coffee and Cigarettes, per poi continuare con Maximum Amount e la sua armonica; segue The Woods e la voce di Martin Hagfors ci fa volare. Prima della psichedelica Company Oil e della bella Country Chris viene lasciato spazio a Low-Sir direttamente dal primo album dei C+C Maxigross, Singar. Si passa al delizioso brano di Hagfors, Easy Come & Easy Go, tratta dall’ultimo personale lavoro Producers Politics Passion, per concludere poi con Astrodome. Che dire di quest’ultimo? Un brano pazzesco; sembra di volare, le vibrazioni della musica prodotta sul palco portano lontano dal luogo dove ci si trova; spaesati si sa soltanto che non si vorrebbe più tornare indietro.
Purtroppo però la musica finisce, si torna con i piedi per terra e, scorgendo gli sguardi illuminati e stravolti del pubblico intorno a me, mi accorgo di non essere l’unico ad aver provato tali emozioni. Tutti i presenti sono ancora vibranti e vivi più che mai e a gran voce richiamano gli artisti sul palco. Viene proposta Testi’s Baker/Jung Neil, brano perfetto per concludere la serata; si rispecchia tutto quanto sentito nelle due ore precedenti.
Poche altre volte ho potuto vivere emozioni così sincere ad un concerto. Invece troppe volte ho assistito a platee semivuote per artisti meritevoli, che sanno fare musica, quella che dalle emozioni nasce e cresce. Per gli artisti veri però, i numeri contano poco: concerti come questi fanno sopravvivere l’idea che la musica sia emozione, prima di tutto.
Gallery fotografica di Emanuele Gessi