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Il candore e la forza: intervista ad Alessandro Grazian

ALESSANDRO_GRAZIAN_inter010215 L’età più forte è il nuovo disco di Alessandro Grazian, cantautore colto e delicatissimo che sceglie di fare della propria vis poetica occasione di cambiamento e esplorazione. La scrittura si scopre, abbandona il velo notturno degli ermetici e sboccia diretta e urgente. Un concept ben ordito alla base, una varietà stilistica che intona un corpo armonioso. La scelta. La forza. L’autobiografia artistica. Ne abbiamo parlato con Grazian, stupendoci della sua generosità nel dialogo. Oggi, dove tutto corre e viene consumato senza confronto, qualcuno si differenzia. Questione di candore. Questione di talento e verità.

Conoscendo le stratificazioni culturali presenti nei tuoi precedenti lavori discografici, era quasi ovvio aspettarsi una nuova prova “colta”, profonda, dotata di più livelli di lettura. Ma c’è qualcosa di diverso, una freschezza, una leggerezza comunicativa che rendono questo disco immediato, diretto. Come se avessi spalancato le tue porte…
A proposito, come definiresti oggi la componente poetica che comunque attraversa la tua scrittura?
Durante la scrittura de L’età più forte ho sentito il bisogno di essere più diretto cercando di non rinunciare a giocare con le parole e con le immagini. Direi che nei testi del nuovo album c’è una componente poetica più a servizio della comunicazione rispetto ai dischi vecchi. Dopo avere composto album come Caduto e Indossai, dove ero più evasivo ed ermetico, avevo davvero voglia di mettermi in gioco.

L’età più forte è un titolo importante. Chiama in causa Simone De Beauvoir. Raccontami questa fonte e parlami di questa età più forte che si alimenta di “entusiasmo disincantato”…
Quando mi è capitato tra le mani L’età forte di Simone De Beauvoir sono rimasto colpito dal titolo del libro caratterizzato dall’accostamento di età e forza. Il libro è un’autobiografia e in quanto tale ci vedevo un parallelo con il mio album che ho vissuto come un’occasione per tirare le somme della mia carriera discografica che quest’anno compie 10 anni. Il modo di guardare al mio percorso oggi è necessariamente disincantato ma c’è però un entusiasmo, una forza e determinazione nel fare i miei passi che sono quasi speciali. Ecco allora spiegato perché mi riconosco in questi binomi fantastici (come forse li avrebbe definiti Rodari) dove il disincanto va a braccetto con l’entusiasmo e l’età (avanzando) si fa più forte che mai.

La parola chiave dell’intero disco è: scelta. Il disincanto e la scelta. La denuncia e la consapevolezza. Parlami di quello che vedi intorno a te e di come è diventato materia di canzoni importanti che, per quanto meno criptiche rispetto al passato, hanno una fortissima dose di intimismo che diventa esperienza condivisibile.
Sicuramente, complice anche il mio trasferimento 5 anni a fa a Milano, ho iniziato a guardare la realtà e quello che c’è intorno a me in modo meno incantato. Rispetto alla dimensione bucolica dell’inizio del mio percorso (in cui fantasticavo molto sui miei sogni e in fondo ero un idealista), ora mi ritrovo con qualche illusione in meno e qualche consapevolezza in più. Le canzoni parlano di questo ma non si tratta di alzare la bandiera bianca col futuro. Piuttosto c’è una volontà di non arrendersi alla nebbia che rischia di prendere il sopravvento. Alcune canzoni le trovo molto esortative. Penso ad esempio a Lasciarti scegliere.

Satana può essere considerato il brano manifesto del disco? A me lo sembra. Oppure tu individui in un altro brano il centro de L’età più forte?
Sì, penso di sì. Satana è una delle prime canzoni che ho composto per il nuovo album e scriverla mi ha aiutato a mettere a fuoco il concept del disco. Non è un caso che sia all’inizio dell’album e che le prime parole che pronuncio siano così sfacciate.

Posso dire che in Anastasia c’è il Grazian di sempre, delicatissimo e antico? La canzone sembra un racconto breve di un passato letterario, potrebbe avere il padre in Proust o Salinas. Un ricordo, un momento cristallizzato nella bellezza di una possibilità non accaduta…
Sono felicissimo che Anastasia stia piacendo. Confesso che avevo un po’ di timore nell’inserirla, forse perché c’è il Grazian di sempre che volevo lasciare fuori dal disco, forse perché c’è una delicatezza su cui sono meno concentrato in questo momento della mia vita. Col senno di poi sono contento di averla inserita perché era indispensabile fotografare questa parte di me; non è un caso che sia messa in coppia con La meglio volgarità, una canzone che è in qualche modo speculare ad Anastasia.

Dieci anni di carriera e un disco che è una sorta di autobiografia artistica. C’è la tua anima cantautorale che ha respirato atmosfere acustiche e ci sono virate più rock. Che percezione hai di te oggi? Come leggi la varietà stilistica di questo nuovo lavoro?
In questi due anni che mi separano da Armi ho scritto tantissimo e ho suonato moltissimo in svariate situazioni intensificando le mie collaborazioni (ad esempio con Nada o Fiumani) e allargando ancora di più l’orizzonte dei miei ascolti. Quando ho iniziato a scegliere le canzoni per il nuovo disco mi sono reso conto che avevo tantissimo materiale e mi sembrava che i tempi fossero maturi per fare un album variegato e non più monolitico come i precedenti. Ho accettato il rischio di espormi e lasciarmi andare. Penso di essere stato molto onesto nel raccontarmi attraverso queste canzoni così diverse tra loro, non mi sono voluto nascondere dietro un ruolo rassicurante. Spero che questa onestà intellettuale si sia tradotta in un disco buono, per ora i feedback sono molto belli.

ALESSANDRO_GRAZIAN_inter0202115Questo è un disco che hai scritto, arrangiato e suonato. Hai avuto delle collaborazioni importanti ma si tratta, per certi versi, di una prova quasi solitaria. Cosa ha voluto dire per te? Torna il titolo a suggerirmi un’emancipazione anche in questo senso…
La realizzazione de L’età più forte è stata probabilmente (assieme alla realizzazione di Indossai) la prova più faticosa che ho dovuto superare nella mia carriera. Non tanto per ragioni creative quanto piuttosto per quelle operative e logistiche (non ultimo il fatto di aver dovuto affrontare una campagna di crowdfunding). Fare l’album in questo modo è stato per me l’occasione di fotografare quello che sono io ora, con tutta la mia urgenza di suonare e di espormi in prima persona, con tutta la necessità di essere regista delle mie azioni e dei miei passi. Nonostante questo ho voluto al mio fianco dei collaboratori eccezionali per confrontarmi e per essere sicuro di non ritrovarmi vittima di un capriccio solitario. Sicuramente L’età più forte è stata una prova di forza che va di pari passo col titolo dell’album.

Il disco è un’autoproduzione resa possibile dalla raccolta fondi lanciata dalla piattaforma Musicraiser. Questo sistema, che ormai è ampiamente utilizzato, può costituire una soluzione alla crisi che vive la musica, soprattutto alternativa? La produzione partecipata può davvero sostituire il ruolo che un tempo le etichette sapevano avere?
Sì, credo che sia una soluzione concreta per far fronte al momento faticoso che sta attraversando la discografia indipendente. Nel mio caso si è rivelata un’esperienza intensa e vincente. Confesso che all’inizio ero un po’ scettico ma poi ho capito che il crowdfunding può essere un buon punto di ripartenza anche per responsabilizzare chi fruisce la musica come ascoltatore. Ci sono costi vivi che vanno sostenuti quando si fa un album e, anche se può sembrare uno slogan un po’ inflazionato, è proprio il caso di dire che “l’unione fa la forza”.

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