Arriva Oh!, il nono album dei Linea 77, e noi abbiamo fatto una piacevole chiacchierata con Nitto, frontman storico del gruppo torinese.
Dopo le tribolate vicissitudini degli ultimi anni, con l’abbandono del gruppo da parte di Emi, voce e cofondatore della band, un album andato in fumo a causa di un black out e la scelta di passare da una major ad un etichetta indipendente, la INRI, i Linea 77 tornano con un disco che guarda alle origini, alle sonorità forti, vere, hardcore, senza troppi giri di parole e ancora con la voglia di urlare la realtà che li circonda, adesso come vent’anni fa. (Fotografie di Thilini Gamalath)
Il nuovo album dei Linea 77, Oh!, esce ufficialmente 17 febbraio. Si tratta del vostro nono album. Alle spalle molti anni, una ventina, di esperienza: come ci si sente oggi, dopo una così lunga carriera, di fronte all’uscita di un proprio lavoro?
L’attesa dell’uscita di un nuovo album implica sempre un po’ di nervosismo. Certo, non è più come quando si era ragazzini, alludo al tempo in cui non si vedeva altro che quel giorno lì, però, soprattutto nel caso di Oh!, che è stato un parto un po’ difficoltoso con alle spalle momenti non semplicissimi (nel 2014 l’EP C’eravamo tanto Armati andò completamente perso a causa di un blackout che bruciò irrimediabilmente l’hard disk dove erano salvati i brani, a pochi giorni dall’uscita), un po’ di tensione c’è.
Già il primo ascolto di Oh! ti colpisce, e lo fa dritto dritto ai timpani: le sonorità sono quelle forti, hardcore dei Linea 77 dell’origine, senza fronzoli e sperimentazioni superflue. Perchè questa scelta?
Negli anni abbiamo sempre cercato di sperimentare cose nuove, a volte addirittura inoltrandoci in campi che forse non erano al 100% nelle nostre corde, ma proprio perchè volevamo spingerci sempre un po’ più in là, per vedere quello che riuscivamo a realizzare. Poi però ci siamo accorti che molti pezzi, ai quali avevamo dedicato tanto tempo in fase di realizzazione, non riuscivamo a riprodurli dal vivo a causa di tutte le sperimentazioni utilizzate. Questa volta ci siamo impegnati a portare avanti quello che ci piace di più fare e che ci riesce meglio.
Oltre alle sonorità a colpire sono anche i vostri testi: da sempre, nei vostri brani, avete affrontato ogni tematica senza grandi giri di parole e comunque in maniera schietta e diretta. Forse in questo album il linguaggio è ancora più diretto del solito per portare avanti un tema a voi molto caro: l’Involuzione della specie, per dirlo con vostre parole…
In tutti gli album, ed in questo in particolare, proviamo a descrivere ciò che ci circonda; quello che abbiamo visto ultimamente è davvero un po’ un’involuzione dell’essere umano: barbarie, cattiveria, la mancanza di umanità, intesa come capacità di riconoscersi nella sofferenza dell’altro. Volevamo proprio descrivere questa situazione, e per farlo abbiamo anche utilizzato alcuni riferimenti letterari, scomodando pure Ungaretti: chi meglio di lui avrebbe potuto farlo?
Negli anni avete collaborato con vari artisti nei vostri album; questa volta il brano Dividi et Impera vede il featuring di En?gma, rapper sardo. Come nascono queste collaborazioni e quest’ultima in particolare?
Le nostre collaborazioni nascono innanzi tutto da un punto di vista umano. Ci si riconosce in altri artisti, in quello che fanno e che propongono. Di En?gma abbiamo apprezzato la sua immensa cultura: non crea mai rime troppo facili, riesce a fare citazioni che è difficile trovare nel panorama rap e non dice cose banali. E’ stato bello incontrarsi, parlarsi e creare qualcosa insieme. Il tema delle 10 regole di Chomsky sul controllo della massa e dell’informazione è stato un ottimo spunto per tirare fuori il testo di Dividi et Impera.
Dade (altra voce dei Linea 77) è un fondatore della INRI, casa di produzione torinese che, ultimamente, ha prodotto nomi come Levante e Bianco, per citarne alcuni. La musica quindi non è proprio finita? Penso a La musica è finita, brano dell’EP La speranza è una trappola del 2013…
Noi spesso nei nostri testi diciamo delle cose un po’ per esorcizzarle. Quello che dicevamo ne La musica è finita si riferiva ad un certo tipo di musica. Pur non facendo parte direttamente in prima linea della Inri, posso dire che quello che ama produrre Dade è una musica suonata, lontana dai fake-pop che si vedono in giro. Si ritorna alle origini, la musica, quella suonata appunto.
Come è nata l’idea del non-video del vostro primo singolo Present-Arm!, video-quiz che sta facendo scervellare un bel po’ di persone e creando sensi di inadeguatezza e smarrimento in chi vi si abbatte, me inclusa? Il non-video è davvero un quiz: lo scopo del gioco è quello di indovinare il maggior numero di nomi di band o cantanti che sono rappresentati sotto forma di emoticons; il vincitore avrà come premio l’ingresso gratuito a tutti i vostri live per il resto della vita!
E’ incredibile quanto un gioco che facevamo noi in furgone durante i viaggi sia ora diventato un video, e quante persone ci abbiano scritto inviandoci le soluzioni, effettive o ipotetiche. E’ stato molto divertente, anche perchè negli ultimi anni, non essendoci più le tv a trasmetterli, gli stessi video non hanno una grande ultilità se non quella di mera autopromozione del gruppo. Ormai si tratta di un canale con poco senso, sormontato dai social e da ciò che riguarda il web. Per questo noi abbiamo preferito girarla in gioco, divertendoci anche con la gente che ci ascolta; tanto, chi ci segue, le nostre brutte facce le ha già ben presenti, per una volta possono fare a meno di vederle!
I Linea 77 hanno un bel po’ di esperienza alle spalle, anche dal punto di vista dei live: come vedi la situazione italiana rispetto alla musica dal vivo? Siamo difronte ad un’evoluzione negli ultimi anni o ad un’involuzione, secondo te?
Parentesi un po’ triste da aprire. Trovo che ultimamente, forse anche per il periodo storico-economico che stiamo passando, ci sia stata un’involuzione molto brutta della situazione live. Nascono sempre più piccoli locali con conseguenti palchi piccoli e con una capienza ridotta che comunque funzionano e propongono belle cose. I locali di una volta però, quelli più grandi, dove si facevano almeno tre, quattro date all’anno, sono un po’ scesi se non addirittura chiusi o ormai dimenticati. Purtoppo quindi la situazione italiana live non è felicissima, speriamo che migliori negli anni ma non sono molto fiducioso.
A proposito di live: siete in procinto di tour?
Sì, stiamo stabilendo le date ma sicuramente a metà marzo partiremo col tour.