A dieci anni dall’uscita del loro primo album, i Non Voglio Che Clara pubblicano una riedizione di Hotel Tivoli, un esordio straordinario, ormai introvabile. Fabio Del Min, voce e leader della band è tornato in studio per remissare le 7 tracce a cui si aggiunge Se chiami rendi tutto più facile, scritta proprio durante le registrazioni di Hotel Tivoli ma rimasta fuori dalla tracklist. L’album ha anche una nuova copertina con una foto di Bruno Colajanni. Per conoscere meglio i “perchè” di questa pubblicazione abbiamo fatto alcune domande a Fabio tra passato, presente e futuro dei Non Voglio che Clara.
Innanzitutto grazie della vostra disponibilità per questa intervista. Ci sembrava la giusta occasione per fare due chiacchiere su questo anno decisamente intenso per i Non Voglio che Clara. All’inizio del 2014 infatti avete pubblicato il vostro ultimo album L’amore finchè dura e ora è da pochissimo uscita la riedizione di Hotel Tivoli, il vostro primo lavoro, a dieci anni esatti dalla sua prima pubblicazione. La prima domanda è abbastanza ovvia… come mai avete scelto di ripubblicare Hotel Tivoli?
Il disco era non era più disponibile da tempo e abbiamo pensato fosse il momento giusto di ripubblicarlo visto che ricorrevano i dieci anni dalla pubblicazione. Nonostante tutto l’affetto che provo verso il disco originale e il periodo con Aiuola Dischi ho sempre pensato che fosse un disco un po’ frettoloso, soprattutto sul piano della produzione, pur avendo tutte le potenzialità. Da qui l’idea di rimissarlo completamente. La sostanza non cambia, ma suona meglio.
Nel corso del 2014 alcuni importanti gruppi italiani, ma non solo, hanno ripubblicato album che hanno segnato per la loro storia discografica un momento importante. Penso naturalmente agli Afterhours con la riedizione di Hai paura del buio? e anche ai Marlene Kuntz che con Pansonica hanno celebrato il ventennale del loro disco simbolo, Catartica, pubblicando brani realizzati all’epoca ma rimasti inediti. Come mai secondo voi questo sguardo al passato?
Quelli che citi sono dei dischi epocali, andarli a recuperare credo sia doveroso, anche in considerazione del fatto che la tecnologia nel 2015 è in grado di offrire un’esperienza di ascolto migliore di vent’anni fa. Nel nostro piccolo credo che Hotel Tivoli possa trovare una sua collocazione nell’esperienza della scena indipendente italiana degli anni 2000 e continuare ad avere il disco fuori catalogo sarebbe stato sciocco e ingeneroso.
A proposito di sguardi sul passato, da Hotel Tivoli sono passati 10 anni. Come sono cambiati i Non Voglio che Clara in questi anni?
Sono cambiati molto, basta guardare le foto… Però ho sempre avuto la fortuna di avere attorno a me dei musicisti attenti alla sostanza e impegnati nel tentativo di far ottima musica, più che non all’hype del momento.
Già ascoltando L’amore Fin che Dura e ora riascoltando Hotel Tivoli mi sono ritrovata a pensare che spesso i testi delle vostre canzoni parlano di donne, dell’universo femminile in generale, con uno sguardo sempre molto delicato e intimo. Mi viene in mente Sara ne Il nastro Rosa e Daria de I Condomini ne L’amore Fin che dura. Daria in particolare è un “personaggio” bellissimo, con la sua ingenuità e positività. Ho trovato insomma un’attenzione verso il mondo femminile che trovo raramente in band maschili. Da dove arriva?
La donna? Da una costola dell’uomo. O almeno questo è quello che pensano ancora in molti. Raccontando storie che parlano di persone, è inevitabile che i protagonisti a volte siano uomini e a volte donne, c’è un cinquanta per cento di possibilità insomma e in più con il mondo femminile ci siamo presi un impegno fin dalla scelta del nome del gruppo.
In Hotel Tivoli avete pubblicato anche un inedito, Se chiami rendi tutto più facile, scritto però nel 2004. Innanzitutto, confesso che quando l’ho sentito ho sorriso perché mi ci sono identificata completamente… “Se chiami…anche una settimana di lavoro passa in fretta”. Quanto avete ragione! A parte gli scherzi, come mai era rimasto fuori dal disco e perché avete scelto di pubblicarlo oggi?
Il motivo preciso non lo ricordo, presumo che all’epoca non ci sembrasse all’altezza del resto e per questo decidemmo di non ultimarla. E’ un tipo di pensiero che ti coglie sempre durante la registrazione di un disco, porti in studio un certo numero di brani e poi operi delle scelte in corso d’opera. Poi col passare del tempo guardi a quelle stesse scelte con meno severità, così abbiamo deciso di inserire Se chiami rendi tutto più facile in questa nuova edizione perché comunque rimane un’ulteriore testimonianza sonora di quel periodo e di quella formazione.
Riascoltando in sequenza Hotel Tivoli, Dei cani e L’amore finché dura mi sembra di notare nel vostro primo lavoro un maggiore minimalismo sonoro, una minore componente ritmica che lascia maggior spazio alla voce. Nei dischi successivi e in Dei cani in particolare mi sembra che i rapporti si invertano. E anche dal punto di vista narrativo, mi sembra che i testi tendano ad andare da una dimensione più intima e privata ad una più sociale. È una giusta impressione?
E’ una lettura sensata ma possibile solo da un punto di osservazione esterno alla band. Se lo dicessi io, sarebbe come dichiarare una predeterminazione che però non appartiene al nostro percorso creativo. L’amore fin che dura è l’unico disco composto in un lasso di tempo contenuto e con una idea di unitarietà.
Nel corso della vostra storia musicale avete sempre collaborato con altri artisti della scena indie italiana. C’è qualcuno con cui vi piacerebbe lavorare adesso?
Vincenzo Fasano. Sia nel nostro L’amore Fin che Dura che nel suo nuovo disco Fantastico c’è stato un tentativo di collaborazione con Vincenzo Fasano che poi non si è realizzato, ma ci siamo ripromessi di sfruttare la prossima occasione.
Quali sono i progetti futuri dei Non Voglio Che Clara?
Saremo in tour ancora fino ad aprile, per portare in giro i brani di Hotel Tivoli e L’amore fin che dura in una veste più essenziale e intima. Poi ci fermeremo per riordinare le idee. Ho in mente di proseguire l’operazione di ristampa di quei lavori che non sono attualmente disponibili e poi ho diverso materiale a disposizione per poter cominciare a pensare ad un nuovo disco.
Spesso chiediamo, per concludere le nostre interviste, di indicarci 5 brani per una ideale playlist. Vi chiedo 5 brani per questa compilation. Vista l’occasione vi chiederei i 5 brani che in questi dieci anni vi hanno segnato di più.
All’epoca del nostro esordio scomodammo una serie di nomi tutelari per cercare di presentare al pubblico la nostra musica. Li ha ricordati Alberto Campo nelle note di copertina della nuova edizione di Hotel Tivoli e li riprendo io per questa playlist, anche se col tempo e con i dischi a venire questi nomi lasceranno spazio ad altre suggestioni e altre influenze. A rush and a push and the land is ours – The Smiths, Baby, I love you – The Ronettes, Surf’s up – The Beach Boys, Nikki – Burt Bacharach, Hero of the War – Scott Walker.