“Un figlio di puttana si era rifiutato di scucire il grano, tutti che dicevano d’essere al verde, il pokerino era finito, io ero lì seduto col mio fratellino Elf; Elf era un ragazzo svampito, svaccato in toto, era stato a letto per anni a spremersi le palle gommose, a fare esercizi folli, e quando poi era sceso dal letto era più largo che lungo, un bruto sorridente tutto muscoli che voleva fare lo scrittore ma suonava un po’ troppo come Thomas Wolfe e, a parte Dreiser, T. Wolfe è proprio il peggior scrittore che sia mai nato in America, e io colpii Elf dietro l’orecchio e la bottiglia cadde giù dal tavolo.” Charles Bukowski (buon’anima) apriva così il suo Taccuino di un vecchio sporcaccione. I Bifolchi il loro Diario di un vecchio porco lo aprono su un divano, un divano simbolico, unico punto di partenza per la fantomatica rivoluzione. Ma riordiniamo le idee: i Bifolchi sono un gruppo toscano, from Venturina per l’esattezza, insieme dal 2013. Il loro Diario di un vecchio porco è uscito lo scorso 7 aprile per la Cornia Dischi, con la co-produzione artistica di Antonio Castiello (Gatti Mezzi, Bobo Rondelli, Appaloosa). In comune con il taccuino bukowskiano ci sono le storie narrate dal protagonista che, in maniera romantica quanto dissacrante, ci racconta di vita, di amore, di provincia con tutte le sue amare sfumature. Come dicevamo in apertura, quale posto più ironicamente adatto del divano per far partire la rivoluzione (ed il disco)?. La Divano revolution dei Bifolchi è un brano folk, popolare ed amaramente ironico nelle sonorità e nell’intento: che ci importa, restiamo alla finestra, tanto l’abbonamento a sky lo abbiamo pagato ed una partita ci aspetta, fatela pure voi la rivoluzione. Una chitarra suadente, unita ad un moog e ad una ritmica incalzante, traccia le prime linee del Vecchio porco, protagonista dell’album: un guardone affamato d’amore, un romantico e lirico bohemien che l’amore lo guarda nascosto nei parcheggi invece che dritto negli occhi. C’è il ritmo, la vocalità straziantemente poetica a completare e rendere vividissima la descrizione di un personaggio che, alla fine, ci sembrerà di conoscere da una vita. Poi è il turno di Gianni, emigrato in Germania negli anni 60, che torna in Italia dopo molto tempo e perde la testa per Carmela. La perde definitivamente la testa fino al punto di impazzire: Anche i matti impazziscono per amore. Gianni vorrebbe spacciare amore, almeno quello non dovrebbe essere illegale, ma purtoppo non viene nè capito nè consolato. Il bisogno di amore, anche questa volta, supera la stessa vita umana. Un piccolo acquerello di un paesino di provincia: La gente mormora. Ritmo dispari, un valzerino da seguire con gambe e piedi per partecipare alla vita ciclica e ripetitiva di una cittadina affacciata al bancone, tra tasse, bar, tempi lenti ed una serie infinita di “si stava meglio quando si stava peggio”. I Bifolchi sono riusciti a ricreare scene e scorci nitidi quanto evocativi raccontandoci le storie del loro diario. Ogni brano, così, diventa un piccolo capitolo di un libro tridimensionale, di quelli che si aprono e danno vita a scene di cartone, nelle quali immergersi per qualche minuto, ondeggiando su melodie familiari e rassicuranti, e riconoscendo negli episodi descritti parti delle vite di ognuno di noi.
“Un bicchiere di vino mescolato a cenere di sigaro e tristezza”: forse Bukowski li avrebbe descritti così.
Credits
Label: Cornia dischi
Line-up: Samuel Pellegrini (basso, cori), Francesco Giomi (percussioni), Salvatore Brasco (voce, chitarra), Nico Grassi (chitarra, cori)
Tracklist:
- Divano revolution
- Il vecchio porco
- Gli amanti
- Anche i matti impazziscono per amore
- Il farmacista
- La gente mormora
- La banda della gallina
- La nana e la scimmia
- La bella del paese
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