Quando l’uomo perde ogni certezza sociale e culturale resta solo un animale senza anima e immaginazione. La decadenza dell’umanità raccontata in una nube onirica ed irrazionale è il tema principale del primo album Feral dei veneti Caravanserai. Ci sono voluti due anni per portare alla luce questo disco e si sentono tutti. Curatissimo negli arrangiamenti, atmosfere stratificate senza mai strafare. Un rock d’impronta sinfonica con attitudine lievemente progressive, dove il violino e le parti corali sono la cifra stilistica dominante. I Caravanserai hanno la dote di prendere il volo a livello ritimico come la fenice di carta della copertina del disco sin dai brani iniziali Echoes from the Theatre e Transmission in piena scia Archive. Mentre in brani come A Man and His Burden e Walkaround emerge una certa deriva pop alla maniera di band come i Toto, i Foreigner e gli Asia. Idi accentua ancora di più questo lato pop curvando sorprendentemente nella direzione dei R.E.M. di Out of Time almeno per certe suggestioni corali. Arabesque e The Day Is One sono delle perle che brillano di melodie poliritmiche care a band come i Pain of Salvation o i più recenti Anathema. Memorial Day per certi passaggi potrebbe piacere a Steven Wilson. Beirut e Paris Again respirano quell’attitudine di rock sperimentale tra psichedelia e ambient che caratterizza un altro progetto italiano come i Nosound. Le mille anime di Feral si sommano e sintetizzano nel capolavoro finale Castaway. Il talento dei Caravanserai è notevole e si può solo piacevolmente naufragare nel loro magico mare di suono. Senza dubbio tra le migliori uscite italiane di quest’anno.
Credits
Label: Garage records- 2015
Line-up: Luca (chitarre) – Loris (percussioni) – Macs (basso) – Jacopo (voce, piano, violino) – Lele (chitarre).
Tracklist:
01. Echoes from the Theatre
02. Transmission
03. A Man and His Burden
04. Walkaround
05. Idi
06. Arabesque
07. The Day Is One
08. Memorial Day
09. Beirut
10. Paris Again
11. Castaways
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