Abbiamo intervistato Emiliano Capogna, penna e voce dei Le Malanime, che ci ha spiegato meglio la genesi del loro album d’esordio, La Cura, il Male e L’Estasi e ci ha aiutato a capire meglio la loro personalità e sensibilità.
Il titolo del vostro album, La Cura, il Male e L’Estasi, è una sorta di riassunto di quello che si trova all’interno. In generale, probabilmente, è la sintesi perfetta di ciò che è la vita. La vostra scrittura affronta sempre temi così profondi e vasti o è la conseguenza di un periodo, di una condizione personale?
Il titolo è stato scelto in base al progetto in generale, poiché le tematiche di fondo sono prettamente di carattere emotivo, introspettivo, affrontandone gli aspetti negativi e cercandone una via di risoluzione, ecco perché abbiamo scelto di mettere La Cura prima de Il male, concludendo poi con L’estasi, poiché dopo ogni momento difficile la felicità acquista un sapore estatico. Quando scrivo tiro fuori quello che sento e vivo in quel momento, ci piace parlare dell’anima, nella sua completezza e sicuramente continueremo a farlo anche se non ci precludiamo argomentazioni diverse in futuro.
Cosa vi ispira? Quali sono i vostri riferimenti, oltre a quelli prettamente musicali?
Ci ispirano la vita, la solitudine che ogni persona, anche quella che magari lo nasconde meglio, porta dentro sé… parliamo spesso di malinconia ma, come dico io, di quella malinconia positiva fatta di silenzi, di momenti bui, di sentirsi a volte fuori contesto, ma anche d’amore nel modo più romantico che ci sia.
Una domanda banale, ma che, data la qualità dei vostri testi, sono certa che in molti si faranno: come e quando nascono le parole?
Le parole nascono nella mia stanza. Prendo il mio quaderno e mi lascio andare.
I concetti piano piano prendono forma ed io mio perdo in quello che scrivo ed è proprio questo perdermi che mi fa andare oltre, oltre tutto. Le strofe si formano molto velocemente senza doverci star su troppo tempo… non credo serva del tempo per scrivere parole giuste, anzi, se per sbaglio su un concetto mi ci soffermo troppo su chiudo tutto, non è giornata… a domani.
Dove e in che modo vorreste arrivare con la vostra musica? Vorreste servisse a cambiare qualcosa?
Vorremo che tanta gente ci ascoltasse, comprendesse la nostra musica ed entrasse in simbiosi con noi, nei live, per esempio, ma anche ascoltando il nostro disco! Se anche una sola persona dovesse sentirsi, come dire, “sollevata” dall’ascolto di un nostro brano, allora sarebbe una soddisfazione per noi… se un nostro concetto servisse a qualcuno, lo facesse suo per viverlo pienamente, sarebbe la cosa giusta.
Inevitabile chiedervi cosa ne pensate della comunicazione sul web. Per voi è un’opportunità o anche un ostacolo?
Il web ad oggi è il massimo esponente musicale, ti dà modo di arrivare dove forse prima ci voleva molto più tempo, ma può anche allontanare tanti cultori dai live o dall’acquisto del cd fisico.
Molti, ascoltandovi, ricordano i Deasonika (gruppo che tra l’altro adoro). Vi dà fastidio essere “associati” ad altri artisti?
Essere associati ai Deasonika è innanzitutto un onore… una band storica del panorama musicale italiano, hanno scritto canzoni bellissime, quindi sicuramente non ci dà fastidio… anzi.
Come è stato lavorare con Ilenia Volpe ne I fiori di Bovary? Come è nata questa collaborazione?
Ilenia, prima che una grande artista, è una persona speciale con una sensibilità ed attenzione alle diverse realtà musicali indipendenti, grazie ad un’amicizia in comune, con i ragazzi dell’associazione culturale Mayhem, le abbiamo proposto la bozza del pezzo, dal quale è rimasta piacevolmente incuriosita e colpita ed ha deciso di prenderne parte.
Quali sono i vostri prossimi progetti?
Abbiamo finito da poco le prime tappe del tour: Verona, Bolzano, Mantova ed il primo maggio all’Hiroshima mon Amour. Altre novità verranno a breve, video, serate… ci aspetta una lunga estate, quindi… seguiteci! Il nostro scopo comunque è cercare di creare sempre qualcosa di vero che possa trasmettere la nostra passione e le nostre emozioni a chi ascolta.