Matteo Morgotti, postino di mestiere, cantante, compositore e poeta per vocazione, è senza ombra di dubbio uno dei personaggi più eclettici che ci è capitato d’incontrare. Musicalmente nato come leader della rock band emiliana Mamamicarburo, dal 2002 ha dato vita al suo progetto solista sotto il nome di Frankie Magellano.
Sul palco, l’artista correggese, accompagnato da Paolo Gilioli alla chitarra, Pippo Bartolotta alla tastiera, Michele Trapljiov alla batteria e Andrea Moretti al contrabbasso, dà vita ad uno spettacolo dissacrante, a metà tra musica e teatro. Nonostante i limiti della location (l’Arrogant Sour Festival rimane pur sempre una festa della birra, anche se inserito nella splendida cornice del chiostro della Ghiara di Reggio Emilia), Magellano riesce a coinvolgere il pubblico, col suo fare a volte da clown e a volte da diavolo. Attraverso la sua musica, il cantante ci racconta delle sue passioni, delle donne, della sua Emilia.
I pezzi scelti per la serata sono tratti per lo più dal penultimo lavoro in studio, Adulterio e Porcherie (2012) e tralasciano, purtroppo, l’ultimo album Ho poco ma c’ho (2015), giudicato dal performer non adatto alla serata, fatta eccezione per la splendida Amore mio fallimentare, il cui testo è stato edito dallo scrittore Pier Vittorio Tondelli e che funge da ponte di congiunzione tra i due album. Tra i brani, trova spazio anche la reinterpretazione del pezzo di Gaber Il corpo stupido.
Assistere ad un concerto di Frankie Magellano vuol dire seguire uno spettacolo che, tra personaggi più o meno grotteschi, offre un quadro della nostra società. Incontriamo il pasticciere e la sua favola d’amore (La favola del pasticciere), Djievuska e la sua gravidanza clandestina, il sagrestano e la sua “felicità, costruita sull’altrui sofferenza” (Il taccuino del sagrestano) e La bidella, che non era sicuramente un campione di bellezza (“un tempo forse anche tu sei stata giovane ma eri sicuramente una brutta figa“). L’interpretazione di Magellano è catalizzante: attraverso la poesia, la gestualità, il suo modo di declamare i brani, i suoi racconti prendono vita. L’apporto dei musicisti che supportano il cantante è quel valore aggiunto che rende un concerto di Frankie Magellano un vero e proprio spettacolo.
La vera dimensione di Magellano è il teatro, che è il suo habitat naturale. Sul palco dell’Arrogant Sour Festival l’artista correggese ha più volte cambiato la scaletta, a caccia di brani che fossero in grado di scaldare il pubblico, ma comunque è riuscito ad attirare l’attenzione dei presenti perché è davvero difficile che uno come lui passi inosservato.