Si è aperta lo scorso venerdì l’edizione 2015 di Acieloaperto, rassegna musicale a cura dell’associazione culturale Retropop live, arrivata al suo terzo anniversario. Siamo in Romagna, nel cesenate per l’esattezza; gli appuntamenti del festival saranno sei e ci accompagneranno fino alla fine di agosto. La location sarà la suggestiva Rocca Malatestiana di Cesena; i generi musicali proposti sono vari: Jimmy Cliff, Maria Gadu, Mark Lanegan, Calexico e Gogol Bordello i principali protagonisti.
Per la data di apertura della rassegna, però, ci siamo spostati un po’ fuori dalla città di Cesena; abbiamo preso una strada di campagna, dove l’acre odore dei campi inizia a fondersi con quello salino del mare, e siamo arrivati a San Mauro Pascoli. Lì, ad aspettarci tra spighe di grano e mura imponenti, Villa Torlonia, location settecentesca del live. Una villa suggestivamente poetica, evocativa quanto avvolgente, che, nei suoi lunghi anni di vita, ha visto i passaggi di fanciullini e Cavalline Storne.
Quest’anno l’ecosostenibilità è uno dei punti cardine della rassegna: a farci compagnia durante il live abbiamo il “bicchiere amico”, di plastica lavabile e riutilizzabile, dato con una cauzione di un euro, che verrà ripresentato al bancone del bar ogni volta che si vorrà acquistare una consumazione. A fine serata, poi, ognuno è libero di decidere se restituirlo avendo indietro la cauzione o portarselo a casa come ricordo della manifestazione. Anche al punto ristoro, piatti e posate sono interamente biodegradabili e compostabili: per ricordarci che il cielo aperto che ci sovrasta è un bene davvero prezioso per tutti.
Ma veniamo alla parte musicale, quella per cui ci siamo inoltrati nella Romagna del Pascoli; la line up del mainstage vede avvicendarsi sul palco tre artisti ed un denominatore comune: l’elettronica.
Mainstage, sì, perchè i set stasera sono due: quello principale, appunto, ed una sala interna, in cui djs si alternano a performances visive ed artistiche.
Noi siamo sotto al palco principale e alle 21.30 è il turno dei Plaid, duo inglese, londinese per l’esattezza: Andy Turner e Ed Handley. Insieme dal 1991 e vari cambi di nome all’attivo (I Black dog vi dicono niente?), hanno alle spalle collaborazioni con nomi quali Bjork e Goldfrapp. Parliamo di IDM, Intelligent Dance Music, per dirla in generi musicali “a la page”; io li definirei un po’ post techno ed anche un po’ post dance. Campionatori, laptop e synth per un divenire di beats, un susseguirsi di loop ipnotici e martellanti, concedetemi il termine. I bassi sono spesso pesanti e le melodie non proprio semplici da trovare; ma stiamo parlando di musica intelligente, non semplice. E’ un po’ come stare a metà strada tra un rave party chimico della Berlino degli anni 90, ed un’installazione interattiva dell’Abramovich al Moma di Londra di oggi; ricerca, attenzione ai dettagli, raffinatezza stilistica intrisa però di quella componente pesante e ruvida che la techno ha trasmesso. Un live che ha dato la carica giusta per gli artisti successivi.
Sull’imponente palco di Villa Torlonia iniziano a spuntare piante ed una vegetazione lussureggiante: c’è profumo di M+A nell’aria. Per chi non li conoscesse, il duo (trio nell’ultimo tour) gioca in casa: Michele Ducci e Alessandro Degli Angioli vengono da Forlì con il loro bagaglio di pop e di elettronica melodica. Insieme dal 2009, due album all’attivo, di cui uno uscito anche in Giappone e USA, vari live in Europa e la vittoria del MEI 2012 come best live. Nel 2014 la selezione come band emergente per Glastonsbury, un’etichetta inglese, la Monotreme, ed un nuovo EP, Anyway Milkyway, presentato al MIAMI qualche settimana fa. Siamo davanti a musicisti poco più che ventenni, con un’energia strabordante da occhi, mani e piedi. Un’energia contagiosa ed empaticamente trascinante; le melodie, seppur sintetiche, sono solari e semplicemente orecchiabili; si ballano ma si canticchiano anche con estrema piacevolezza. Un live luminoso, nel vero senso della parola: a metà dell’esibizione sul pubblico piovono una manciata di tubi, led colorati, tutti da alzare verso il cielo (aperto) così da tenere il ritmo creando un arcobaleno lisergico e suggestivamente dinamico. Un’esibizione pop, in cui le basi sono curate (e sapientemente registrate) con precisione per tirar su un’esibizione senza dubbi e sbavature.
E’ mezzanotte; il giardino mobile degli M+A lascia spazio ad un’unica consolle centrale: sul palco, scalzo ma con un paio di calzini celesti, è il turno di Clark.
Chris Clark viene anche lui dalla terra di Albione, ha trentacinque anni, suona e produce musica dal 2001. Elettronica per semplificare il suo genere, ma anche in questo caso troviamo retaggi di techno e di sperimentazioni multigenere, dal drum’n’base alla folktronica. Un musicista dalle molteplici personalità, sperimentate ed ampiamente testate durante la sua già lunga carriera di dj e producer; il suo ultimo album omonimo, Clark appunto, ce ne dà conferma. Onde pesanti come ferro si alternano a linee sinuose; i ritmi sono spesso mnemonicamente pari, così da accontentare i ballerini delle prime file, ma non lasciatevi illudere: le ritmiche spesso si spezzano, dando vita a disegni più complessi ed articolati. Clark, i suoi calzini celesti e la sua consolle ci accompagnano fino a notte fonda; il pubblico non è stanco, forse i timpani sono un po’ provati da un’acustica davvero potente e pressante, ma c’è ancora spazio per un dj set che potrà accompagnare i più stakanovisti fino alle prime luci dell’alba.
E’ stata una serata di apertura ben riuscita quella della terza edizione di Acieloaperto; il genere “elettronico sperimentale”, sempre più mainstream ma sempre ancor troppo relegato alla dimensione del “club”, con le sue regole ferree, il suo dress code ed i suoi “adepti”, è stata una scelta estremamente coraggiosa. Forse per questo, il pubblico, purtroppo non è stato numerosissimo. Questa volta non possiamo dare la colpa neanche al prezzo del biglietto: 20 euro in cassa sono certamente meno esosi di una serata al Coco. Forse la scelta di far iniziare set elettronici alle 21.30 in mezzo alla campagna romagnola è stata un po’ audace per il pubblico della notte e dell’alba, ma chissà che pian piano non si riescano a sdoganare anche certi cliché ed abitudini.
Qualche goccia di pioggia ha provato a scendere, timida, durante la serata; il cielo è rimasto comunque aperto sopra la romagna. Sarà stato merito della potenza dei bassi dell’impianto audio?
Gallery fotografica di Emanuele Gessi