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Eleganza d’estate: Blonde Redhead @BOtanique (BO) 13/07/2014

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In un parco appena fuori dal centro di Bologna, qualche sera fa, c’erano due italiani ed una giapponese. C’era un palco in questo parco, e c’erano i due italiani, fratelli gemelli tra l’altro, che però sono anche molto newyorkesi, così come lo è la giapponese. Ecco, questo trio intercontinentantale, su quel palco, è riuscito a rinfrescare una torrida serata estiva di metà luglio molto meglio di un condizionatore appena revisionato.
Dite che il caldo mi abbia dato alla testa? No, vi sto semplicemente riassumendo il live dei Blonde Redhead al BOtanique di Bologna dello scorso lunedì 13 luglio.
Percussioni, tastiere e chitarra, in una formazione essenziale che riesce, ormai da anni, a creare melodie e sonorità ammalianti ed uniche nel loro genere.
Postilla: i Blonde Redhead si formano all’inizio degli anni 90, a New York, dove Amedeo e Simone Pace, rispettivamente batteria e chitarra, incontrano la voce sinuosa di Kazu Makino. Da quel giorno una serie infinita di live, di riconoscimenti da parte di pubblico e critica ed otto album pubblicati, di cui l’ultimo, Barragàn, del 2014, che, forse, non è riuscito a soddisfare le aspettative di tutti.
Dream pop, noise rock; dare una definizione precisa delle sonorità dei Blonde Redhead non è cosa semplice. C’è la voce di Kazu, al confine tra la protagonista di un romanzo di Murakami ed una rocker del tempo in cui ne esistevano ancora (i rockers intendo); una voce sinuosa, acuta, con curve lievemente sussurrate, che si muove altalenante su ritmiche spezzate ed eleganti riff di chitarra.
L’atmosfera che si crea è immaginifica: Kazu riempie il palco e cattura l’attenzione; brani che hanno fatto dei Blonde Redhead i Blonde Redhead scaldano l’atmosfera e movimentano la performance. Misery is a butterfly è una danza ipnotica ed emozionalmente straziante, 23 è quella cantilena che ti penetra elegantemente le orecchie, con garbo e cura, la giovane The one i love ti trasporta in mondi infiniti e lontani, Dripping è il singolo del momento, tutti lo conoscono (e forse lo scambiano per un pezzo degli Arcade Fire).

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Alle 23.30 la musica si spegne, è la regola del Botanique (dell’estate bolognese…); un’ora ed una pioggia (magari) di minuti in cui mettere in pausa frenesie e smanie di vivere e lasciarsi trasportare in un mondo di suoni complessi quanto leggeri.
La musica proposta dal trio italoamericonipponico non è una questione facile, la devi assaporare col giusto tempo e permetterle di trascinarti via, senza strappi dolorosi.
Un’unica nota negativa (seppur non una novità): l’assenza di un bassista, almeno nei live. Le linee di basso sono sempre molto curate e sentirle suonare da una base registrata toglie spessore alla performance.
Se non eravate a Bologna qualche sera fa, sotto al palco del BOtanique, andate a cercarvi le altre date che i Blonde Redhead hanno in programma o, per lo meno, procuratevi un loro album: è un buon rimedio per sfuggire dalla pesantezza dell’afa e rinfrescarvi un po’ le idee.

Gallery fotografica di Emanuele Gessi

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