Ho voluto lasciar decantare il ricordo. La memoria va domata, è uno strumento e va governato. Emozioni e dettagli passati al setaccio del tempo: cosa è rimasto del Musica Distesa a quasi due mesi dalla sua conclusione? Tanto.
Nella calma di agosto posso finalmente fermarmi e scrivere della bellissima settima edizione del Musica Distesa, il festival ideato dai fratelli Giuliano e Corrado Dottori, realizzato negli spazi dell’agriturismo La Distesa tra le colline marchigiane di Cupramontana, insieme a tutti i ragazzi dell’associazione Musica Distesa (sito ufficiale).
La natura è uno degli elementi essenziali del festival: senza quel paesaggio e quel profumo dell’aria difficilmente il festival vivrebbe di questo spirito riuscendo a coniugare musica, cibo ed arte.
Il programma quest’anno ha visto un po’ di novità rispetto alle precedenti edizioni, mantenendo inalterato, e sicuramente arricchito, il concept del festival.
In continua crescita, Musica Distesa è come un bambino che viene educato a non diventare troppo in fretta adulto, per non sporcarsi l’anima con il cinismo e l’affarismo. Un piccolo grande festival che non viene invaso dal pubblico, bensì vissuto nel rispetto reciproco.
La tre giorni di “cultura e cibi spirituali” si apre con aperitivo (naturalmente prodotti bio a km zero) e proiezione di un filmato per poi lasciare spazio allo spettacolo musicale dove l’arte visuale di Antica Proietteria si incontra con la musica elettronica di Yakamoto Katzuga e Youarehere.
Il primo, giovane abbastanza per far sentire vecchissima buona parte del pubblico, sorprende per la capacità naturale di destreggiarsi tra campionatori, chitarra, synth ed altri aggeggi elettronici fondendo il tutto con gran gusto, tra momenti lievi e ritmati, tra onirico e terreno, con eleganza e precisione. Quello di Yakamoto Katzuga è un progetto da seguire, che sicuramente muterà nel tempo e non perderà occasione di offrire altre soddisfazioni.
Dopo di lui la musica del duo romano degli Youarehere si diffonde nel cortile e tra le colline. Il cielo stellato si prepara ad accoglierci per viaggi spaziali nel buio siderale. Interessanti per la scelta dei suoni e le atmosfere cercate, i Youarehere però non riescono a colpire a fondo: elettronica che non fa ballare, e che stenta anche a far decollare. Il viaggio emozionale e futuristico dei Youarehere cede alla bellezza della natura che ha intorno, il cielo li schiaccia e vince lasciando a loro il ruolo di piacevole sottofondo.
Il primo appuntamento si conclude a tarda notte, dopo il dj set a cura di Sangue Disken (e del verdicchio). Le lucciole lampeggiano, le tende si chiudono, le auto se ne vanno.
Il secondo giorno del Musica Distesa offre un ricchissimo programma fin dal pomeriggio. Una delle caratteristiche principali di questo festival è la libertà assoluta che consente di vivere in questi tre giorni: prato, piscina, presentazioni di libri, performance artistiche, djset, degustazioni… ma anche la possibilità di assentarsi qualche ora per una spaghettata, un fritto di pesce ed un tuffo al mare nelle splendide spiagge marchigiane che distano quarantacinque minuti da Cupramontana.
Al ritorno da questo pomeriggio extrafestival, vengo a sapere che per un soffio mi sono perso una particolarissima performance di Don Pasta insieme a Giuliano Dottori.
Dopo la cena di Cucina Ribelle, è giunto il tempo della serata musicale con Giovanni Truppi e His Clancyness.
Giovanni Truppi, napoletano di nascita ma romano di vita, è uno dei cantautori che ultimamente sta raccogliendo più consensi con il suo omonimo album (il secondo dopo Il mondo è come te lo metti in testa). Testi scanzonati, storie di vita straordinariamente ordinaria, cadute e rinascite, scontri e quel malessere che una volta coglieva gli adolescenti ed ora coglie i trentenni, in modo ancora più attanagliante perchè insediato in una mente adulta e consapevole. C’è ironia nei testi di Truppi, un protagonismo sano, un po’ giullare ed un po’ insicuro, sostenuto da una musica con melodie sghembe ma assolutamente efficaci. La band di Truppi offre al suono una completezza necessaria anche per togliersi di dosso, almeno parzialmente, l’immagine del menestrello pazzo.
Con His Clancyness l’atmosfera cambia radicalmente. Un ambiente sofisticato, fatto di rock elegante e sporco al contempo. Atmosfere cupe ma mai asfissianti e claustrofobiche, aperture melodiche e fascino che strizza l’occhio al dark per poi perdersi nel disagio urbano pur trovandosi perfettamente a casa nella natura del Musica Distesa. Il live di His Clancyness, progetto solista (con band) di Jonathan Clancy, è coinvolgente sia sulla pelle che nel profondo. Cuori e piedi battono all’unisono, così come i grati applausi del finale.
Dopo i suoni torbidi di Vicious, il djset di Sangue Disken continua a tenere tutti sotto il palco, fino a tarda notte, fino al silenzio della campagna interrotto solo da qualche tuffo in piscina.
La terza ed ultima giornata del Musica Distesa prende forma sin dal mattino con le guide escursionistiche che hanno organizzato una gita nel parco di Frasassi. Per i più pigri la giornata inizia invece con il pranzo di Cucina Ribelle e il pomeriggio a bordo piscina con musica, gli incontri con Wu Ming 2 (ed il libro Cantalamappa), Swing Stories (racconto di musica, con tanto di ballerini swing), il tutto condito da tantissimo sole. Poco prima del tramonto si torna sotto il palco per l’ultimo capitolo del Musica Distesa 2015: Don Pasta cooking djset.
Chi non conosce Don Pasta è invitato a cercare su YouTube filmati dei suoi interventi: interviste, performance, veri e propri spettacoli dove il cibo è il collante tra musica e storia, un po’ come il pomodoro lega la pasta al guanciale dell’amatriciana. In fondo la cucina è la storia di noi italiani, che litighiamo continuamente e con tutti, ma intorno ad una tavola irrimediabilmente facciamo pace. L’Italia delle nonne che in cucina sanno fare quattro cose, ma come le sanno fare loro non c’è nessuno, e dei cuochi moderni che ai fornelli fanno di tutto ma si dimenticano della passione e della tradizione vera.
Il cooking djset di Don Pasta è una tra le cose più folli ed esaltanti che abbia mai visto: un giradischi vintage (che finirà in condizioni pietose), una raccolta di vinili, un tavolo, pentole, padelle, splendidi e semplici prodotti genuini. Tra un disco dei CCCP ed uno dei Jesus and Mary Chain, Don Pasta sorride, esalta il pubblico, ma soprattutto fa le tagliatelle! Lo strutto sfrigola sotto i microfoni, il profumo dell’aglio e del rosmarino avvolge tutto, fin quando la pasta non è pronta e l’assaggio, selvaggio come la sua cucina, è d’obbligo. Delirio di cibo e musica, di passione e orgoglio della propria tradizione. Don Pasta, considerato da molti “cuoco anarchico”, ha intrapreso un viaggio affascinante ed irriverente (a tratti commovente) nella storia della cucina delle case degli italiani seguendo il percorso di Pellegrino Artusi che nel secolo scorso scrisse il primo vero manuale di cucina italiana. Quella di Don Pasta è una iniziativa che riesce ad essere veramente e profondamente popolare ma non pop, accessibile a tutti in quanto già “di tutti”. La passione per la musica che si fonde ai rumori della cucina è semplicemente un gusto personale che riesce ad essere ulteriore appiglio per il lancio del suo messaggio, chiaro e semplice come un piatto di tagliatelle o di polpette fritte “perchè la cucina italiana, nel suo essere geniale a partire da poco, niente, nulla, ci ha aiutato a vivere con dignità nella disoccupazione, nell’ingiustizia, nelle emigrazioni, durante regimi infami e fascisti, nella guerra e nella fame. Proteggiamoci. E soffriggete”.
Così si conclude al tramonto il Musica Distesa, con l’ultimo sorso di verdicchio, pacche sulle spalle e quel sapore che solo le cose veramente buone lasciano in bocca e che il ricordo, anche a distanza di mesi, riesce a far riaffiorare.
L’incontro della musica con il cibo, il vino, l’arte (che sia essa scritta, dipinta o plasmata in qualsiasi altro modo) è possibile solo se c’è passione, vera, ardente, consapevole.
Sì, bisogna essere dei magnifici testardi a realizzare cose belle come il Musica Distesa. Lunga vita ai testardi, lunga vita al Musica Distesa.
[Che negli anni settanta era tutta un’altra cosa, ma anche oggi, a modo nostro, Siamo Tutti Degli Eroi] Giuliano Dottori – Siamo tutti degli eroi
Galleria fotografica di Emanuele Gessi.