In dieci anni in ogni album questo gruppo londinese non ha smesso mai di far evolvere il proprio suono. C’è grande genialità nell’approccio alla stratificazione dei particolari sonici, piena padronanza dell’alternarsi dei momenti di chiaroscuro, del susseguirsi di aperture e chiusure. In Marks to prove it, a differenza di Given to the wild, si controlla la potenza, si esplode e si implode con grazia e coerenza, regalando un’esperienza d’ascolto indimenticabile, molto coinvolgente dal punto di vista emotivo e molto densa dal punto di vista del sound. La scrittura di Orlando Weeks è intima e ben si accorda alle atmosfere del disco. I Maccabees dimostrano che si può essere figli dei Joy Division ma si può essere altamente innovativi nelle soluzioni rock-pop che si propongono. Si collocano perfettametne tra i Radiohead, gli Arctic Monkeys e gli Arcade Fire, affondando le radici nell’attitudine dei primi U2 e Cure. Ogni brano del disco riserva delle sorprese. Un album che non stanca mai ad ogni ascolto. Si passa dalla pomposità e coralità della title-track (ponte virtuale con il precedente disco) alla lynchiana Kamakura, dall’impetuosità degli accenti di piano della Bowiana Spit it out alla delicata e calma Silence di lennoniana memoria. Magici gli arrangiamenti di fiati di River Song e Slow Sun che raggiungono l’apoteosi accanto ad un coro femminile nella ballata circolare finale Dawn Chorus. Con questo quarto lavoro i Maccabees si confermano tra le band più originali degli ultimi anni.
Credits
Label: Fiction records – 2015
Line-up: Orlando Weeks (vocals, guitar) – Hugo White (guitars, backing vocals) – Felix White (guitars, backing vocals) – Rupert Jarvis (Bass) – Sam Doyle (Drums).
Tracklist:
1. Marks To Prove It
2. Kamakura
3. Ribbon Road
4. Spit It Out
5. Silence
6. River Song
7. Slow Sun
8. Something Like Happiness
9. WW1 Portraits
10. Pioneering Systems
11. Dawn Chorus
Link: Sito Ufficiale.