Necroide – Bachi da Pietra

Vladimiro Vacca Album, Recensioni Lascia un commento

Si ruppe il bozzolo e ne sbucò una farfalla di metallo (il precedente album Quintale). Poi quella farfalla si mutò in un insetto carnivoro nero (l’attuale album Necroide) perfetto per morderci la mente e ricordarci ancora una volta la nostra infima e misera anima di insetti. I fantasmi metallari nell’armadio di Giovanni Succi si sono liberati completamente e si sono impadroniti della sua vena cantautorale. In una selva di citazioni dell’epoca d’oro dell’heavy-metal, dalla Fascite Necroide che causò la morte di Jeff Hanneman (il chitarrista degli Slayer) al tema della necrofilia, si sviluppa un esperimento all’apparenza impossibile: fondere la canzone d’autore italica con la tradizione del metal, quella tradizione che fa urlare il leitmotiv Black metal è il mio folk. Contro il morbo della burocrazia e l’arte soffocata dal talento-intrattenimento c’è bisogno di potenza distruttiva, c’è bisogno di ricordarsie che “Eravamo rumore”, come si racconta nell’indiavolata Virus del male. I bachi da pietra non accettano compromessi, devono sconvolgere per coinvolgere in quel vortice di parole che affonda le radici tra Paolo Conte e Tom Waits. Il metal si manifesta in tutte le sue declinazioni, da quello più classico alla Black Sabbath sino a quello più epico di natura scandinava come accade nella trascinante Voodooviking. Lo sperimentare senza tregua dei Bachi prende a prestito il vocoder dei Daft Punk ed ipnotizza l’ascoltatore con Apocalinsect. Poi si ritrova anche l’attitudine che fu degli Afterhours di Germi in brani come Cofani Funebri e Sepolta viva. Necroide è un disco ostico che si insinua nel cervello lentamente fino a indurre dipendenza, perchè è valvola necessaria di sfogo sociale.