How to erase a plot – armaud

Emanuele Gessi Album, Recensioni Lascia un commento

Quando ti imbatti in un disco del genere non rimani indifferente. Probabilmente rischierai di innamorartene. Perchè la musica vive dell’incredibile magia di arrivare all’autore così come all’ascoltatore nell’esatto momento del bisogno. Perchè la musica è compagna, è amica, è amante, è confidente, è carne e sangue e sa di te più cose di quanto tu stesso pensi di sapere.
Paola Fecarotta è una giovane musicista, ha studiato musica al conservatorio, come strumento ha affiancato la tromba e come genere il jazz. Il resto è lei, quello che armaud crea è la trasposizione musicale di una parte di Paola, quella più morbida, leggera, flessuosa, confortevole come le onde e soffocante come un vortice di fumo. Malinconica? Forse, ma non solo. Chitarra, voce, percussioni, tromba, vari suoni, incursioni elettroniche. Ritmi lenti. La bellezza infinita dell’ispirazione vera e scarna che viene in una camera scoprendo lacrime stampate sulla maglia che si indossa, forse accendendo una sigaretta o scaldandosi con una tazza di tè seduti a terra contro il radiatore.
Un’intimità che spaventa, una delicatezza e timidezza che sono segno di una fortezza invidiabile, una passione che ammalia. Musica che trova riferimenti in un dream pop malinconico, in una essenzialità sincera, in una lentezza che splende nelle pause, nelle sfumature dei toni.
Intrecci leggeri, arpeggi e sostanze etere che Bon Iver adorerebbe; salite, discese ed un dolce planare nel vento che si affianca agli Amycanbe; e poi armaud, semplicemente questo talento che insieme a Marco Bonini (Mamamavegas) e a Federico Leo porta dal vivo questi brani.
Paola afferma che armaud è nata dopo l’ennesima storia finita male, osservandosi ed abbandonandosi ad un nuovo inizio perchè “non ci sono colpe ma solo cattive abitudini”, forse le stesse “cattive abitudini quasi sempre appagate” che suonano i Massimo Volume: forse un modo diverso, il modo di armaud.