Fortunatamente mi capita ancora di innamorarmi dei dischi e tutto sommato non è nemmeno un fatto così raro. Ricordo quando ero adolescente: l’innamoramento per un disco portava ad ascoltare quello (solo quello!) per mesi e mesi. Ora non riesco a vivere in modo così viscerale l’innamoramento per la musica, ma in un anno sono vittima di mediamente cinque o sei sonore sbandate. Rock, progressive, elettronica, cantautorale o etnica… poco importa di cosa si tratti, l’importante è come questa “mi tratti”. La musica, come la gente, si interfaccia a chi ha di fronte in diversi modi; inutile negare che talvolta ci si innamora di chi ci tratta male, ma questo non è assolutamente il caso di Flores. Il nuovo disco di Iacampo fin dal primo ascolto si presenta a noi come un amico, un compagno lontano dimenticato che però di noi conosce tanto, innescando un innamoramento familiare ed intimo.
Dopo tre anni dalla pubblicazione di un gioiello come Valetudo, Marco Iacampo si ripresenta al pubblico con un disco che nel titolo e nella sua copertina sintetizza al meglio il concetto che le dodici tracce racchiudono. Un fiore sboccia, segue il Sole con i suoi movimenti, vive del suo nettare, appassisce, lascia il frutto, reinnescando il ciclo, il percorso della vita.
Accanto a lui in veste di produttore e musicista, Leziero Rescigno (già con La Crus, Amor Fou) ha dato un riconoscibile assetto ritmico e melodico ai brani visionari articolati da Iacampo con il suo cantautorato minimale capace di colpire al cuore in pochissimi istanti.
La quantità di strumenti suonati con estrema grazia (chitarre, basso, flauto, violoncello, marimba, ngoni, sax, synth, piano) accrescono la varietà di colori ed accentuano il continuo mutare di tonalità e luci in questo percorso ciclico e caldo come un abbraccio.
I testi, talvolta ironici e vicini al nonsense contrapposti ad altri poeticamente diretti e senza fronzoli, sono il secondo ingrediente che rende Flores unico e riconoscibile tra mille produzioni cantautorali.
L’approccio vocale e melodico di Iacampo è, infine, la caratteristica più umana di questo album: un dettaglio di forma che diventa sostanza.
Iacampo si presenta in punta di piedi, consapevole che le rivoluzioni più potenti sono quelle silenziose ed interiori. Il cantautore veneto parla proprio di queste rivoluzioni lente in Come una roccia (“lascia che il vento col tempo ne faccia il Sahara”) e dei naturali ostacoli che si possono incontrare in Come una goccia (“Come una goccia tornerò da te [ … ] e se non va ritornerò nel mare”) e in Biancavela (“bruciando mi completo, lo so”). Iacampo canta delle scelte e dei suoi frutti ne L’effetto che fa (“Sara ha imparato che si può anche stare bene / nel suo petto ci sa far entrare la sua bella verità”) e sembra consigliare a sé stesso come agire-reagire con una pacifica riscossa della vita in Nuovissimo bestiario veneto (“Marco apri presto un varco e lascia un foro aperto per la cavalleria”).
Incantevole, divertente, appassionato e toccante. Flores è il disco che mancava in questo anno, probabilmente l’ultima sonora sbandata di questo 2015, quella che ricorderemo di più.
Credits
Label: Urtovox – The Prisoner – 2015
Line-up: Marco Iacampo (voce, chitarra classica, chitarra acustica, basso, flauto, marimba, piano) – Leziero Rescigno (batteria, percussioni, marimba, piano, synth) – Enrico Milani (violoncello) – Paolo Lucchi (sax tenore) – Daouda Diabate (ngoni) – Nicola Mestriner (synth). Produzione artistica: Leziero Respingo. Registrato tra Barberino del mugello e Milano @ Casamedusa da Max Lotti. Mixato da Max Lotti & Leziero Rescigno.
Tracklist:
- Pittore elementare
- Palafitta
- Ogni giorno ad ogni ora
- Santa Clara
- Nuovissimo bestiario veneto
- Pescatore perfetto
- Come una roccia
- Come una goccia
- Due due due
- L’effetto che fa
- Biancavela
- Flores
Link: Facebook