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Sempre diversi: intervista ai Gazpacho

gazpacho_molok_2015Una band norvegese che interpreta al meglio le nuove strade del rock. Il sound è indecifrabile, ad ogni album si arrichisce di connotazioni diverse, proiettando la mente dell’ascoltatore in un viaggio senza coordinate. Il recente lavoro Molok si colora di atmosfere art-rock uniche toccando anche sfumature balcanico-jazz. Progetti come questi suscitano sempre particolare interesse per LostHighways. Abbiamo inocntrato Thomas Andersen, uno dei fondatori della band orginaria di Oslo.

Cosa significa Molok? Perché avete scelto questo titolo?
Molok è il nome di un demone biblico nelle cui fauci di fuoco venivano fatti sacrifici umani. Nell’album il protagonista crea una macchina che schiaccia i numeri e il nome sembrava adattarsi. Molok funziona anche come metafora della società moderna, l’antico Dio sta al procedere dello stato dell’universo. Aveva un tocco poetico.

Il vostro sound si evolve di album in album. Come si pone il nuovo disco rispetto ai precedenti?
Cerchiamo sempre di dimenticare gli album precedenti, quando decidiamo di realizzarne uno nuovo. Siccome il mio lavoro consiste nel fare musica per spot pubblicitari e film, ho un’ampia gamma di stili musicali con cui posso comporre. Non ci piace limitarci, altrimenti saremmo diventati molto rapidamente una copia di Gazpacho, invece di arrivare all’attuale stato del progetto. Si tratta essenzialmente di sapere quali idee musicali lavorare e quali scartare.

In questo album si sono aggiunti anche suoni di orgine balcanica e jazz. Come è nata la collaborazione con Stian Carstensen?
Sapevo di lui. E’ una leggenda in Norvegia, forse uno dei migliori musicisti del mondo. Abbiamo amici comuni. Avevo il suo numero e l’ho chiamato. Si è rivelato un grande persona, era desideroso di aggiungere il suo tocco al progetto. Sono molto contento di quello che ha fatto.

Ci sono molte aperture sinfoniche nelle canzoni di Molok. In particolare The Master’s Voice. Come è nata?
The Master’s Voice è iniziata come un motivetto su un pianoforte giocattolo, il resto viene proprio da lì. Nel punto in cui la canzone descrive la scomparsa di Dio dalla vita dei personaggi abbiamo aggiunto un piccolo coro che canta la parte dominante. Era essenziale che la canzone diventasse più disperata verso la fine, come se ci fosse una distanza definitva dal “Maestro”.

Neo-progressive, chamber-rock… credo non basti! Come si potrebbe descrivere la vostra musica?
Abbiamo iniziato descrivendola come colonna sonora per flussi di pensiero, come la musica si suppone debba essere fruita. UN nostro disco dovrebbe innescare un viaggio. Se proprio sono chiamato a formulare una descrizione tecnica, parlerei di art-rock, nel senso più lato del termine.

Cosa ne pensi della possibilità di scrivere una colonna sonora per un film? Per quale film del passato ti piacerebbe rifare la colonna sonora?
Penso che sarebbe bello realizzare una colonna sonora e mi piacerebbe farlo. Mi piacerebbe fare qualcosa per la serie Black mirror o qualcosa di simile. Tra i film del passato, credo sinceramente che avremmo fatto una grande colonna sonora per Shining. E’ una storia molto “Gazpacho”.

Cinque canzoni per la tua playlist della vita?
Cloudbusting – Kate Bush, Seldom cleanly – City Waits, Sadko – Rimsky Korsakov, Thick as a brick – Jethro Tull, Better dreams – Steve Hogarth

Know Your Time (taken from Molok) – Streaming

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