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New Beat, il testamento del pesce – Kafka sulla spiaggia

recensione_kafkasullaspiaggia-newbeat_IMG_201605Dal castello di Praga, passando tra le pagine di un libro di Murakami, Kafka approda sulle coste di Partenope, depositando il testamento della sirena: l’esordio sulla lunga distanza che segue di tre anni l’EP Il marinaio spiegò le vele al vento, ma il vento non capì, titolo che metteva subito in luce la vena ironica e lieve della formazione napoletana. E infatti il timbro pulito della voce è limpido come acqua di sorgente che scorre nella vena pop dei brani, appena velata da una leggera malinconia, intrecciandosi alle chitarre seguendo linee che ricordano Radio degli Interno 17, con una scioltezza verbale e testuale prossima alla freschezza virtuosa dei Marta sui tubi. La si ritrova in brevi bozzetti come Sha, una dolce ninna-nanna scioglilingua, e in singoli rapidi come Keisha, racconto di uomo ridotto in schiavitù (“tu sei la regina e io il pavimento tuo“), che condivide con Foca note guizzanti e riff di accompagnamento animati da un senso di accelerazione che fa pensare ai Vampire Weekend e i Dirty Projectors. Un movimento che si rispecchia nei repentini balzi in avanti della voce, che scompone le semplici armonie in fraseggi colloquiali dalla metrica altalenante di un dialogo improvvisato. La dimensione quotidiana sussurra nelle acustiche de La finestra, che un’apertura in tre quarti porta a un irregolare sequenza elettrica, e nella gioiosa e ironica dichiarazione di Nessun’altra, un innamorato che fa il verso a una caraibica Somewhere over the rainbow. La qualità degli arrangiamenti si evidenzia nella quasi interamente strumentale Loungitudine, con quella sequenza di tre accordi sospesi, che nella parte centrale diventano il canovaccio di un riff di ritmica tribale, le dissonanze, i suoni che rimbalzano tra i canali, gli assoli di chitarra, col timbro di un jazz ovattato, che finiscono in poche note di piano. Altrove le progressioni di accordi a metà strada si imbattono nella vena da cantautore al piano (Dente). Lo stesso piano che arpeggiando culla l’ascolto di Canonico mentre le parole rotolano “oltre il sogno” in un paesaggio di luce con mucche al pascolo e Alan che consuma il suo pasto psichedelico. E poi quelle armonie luminose vanno in loop imboccando la traiettoria di un samba allegro di batterie dal disegno spezzato, chitarra jazzate, bassi stoppati e pad stiracchiati. Potrebbe forse bastare e invece è Vassalli il finale che non ci si aspetta, con la sua elettronica ossessiva, la sua inquietante stratificazione vocale e la deriva techno che rimescola le carte per continuare a giocare.

Credits

Label: Octopus Records – 2016

Line-up: Luca Maria Stefanelli (voce, chitarra, piano) – Domenico Maria Del Vecchio / Nikkio (batteria, voci) – Giorgio Magliocco / Gioia di Vivere (chitarra, voci) – Pierluigi Patitucci (basso, voci)

Tracklist:

  1. Sha
  2. Keisha
  3. La finestra
  4. Foca
  5. Nessun’altra
  6. Come va
  7. Longitudine
  8. Savendi
  9. Dente
  10. Canonico
  11. Vassalli

Link: Facebook

NewBeat – streaming

Keysha – video

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