Dopo l’EP d’esordio, Ferirsi, di ben cinque anni fa, ecco il primo disco dei romani Mary in June, Tuffo. E ne è valsa la pena dell’attesa! È uno dei dischi italiani meglio riusciti e coerenti di questo periodo.
La produzione artistica è di Giorgio Canali (CCCP, CSI, PGR), e tutte le volte che c’è di mezzo il suo nome è sempre una garanzia. L’attitudine è quella punk rock, perfettamente nelle corde di Canali, che ha dato sicuramente la giusta direzione da seguire al gruppo, ma non l’ha assolutamente snaturato, infatti mantiene tutta la sua personalità e unicità.
Canzoni dritte, essenziali, dove si dice tutto, bene, senza perdersi, con andamenti musicali decisi. Sembra il disco di un gruppo ormai fatto, maturo, arriva immediatamente dall’inizio alla fine, senza nemmeno un attimo di calo.
Voglio cominciare citando l’ultima canzone, Qualcuno con cui correre, nostalgica (“come quando andavamo in fondo a quella strada per scegliere il panorama migliore“), il cantato colpisce in particolar modo, parole scandite, a un certo punto il ritmo sale, e lo senti il tuffo del titolo, al cuore.
Il Tuffo è quello nella vita, nella quotidianità; “regalarsi la possibilità di non avere troppa paura” e tuffarsi. La visione malinconica dei testi è accompagnata nello stesso tempo da voglia di reagire, perché il dolore ha la stessa origine del piacere (Sogni per l’analista). Tutto sta in equilibrio, non si è mai troppo aggressivi neanche nei momenti più arrabbiati. Alcune canzoni ci vengono letteralmente urlate all’orecchio, come Nuova fine o Dimentica, dove la voce arriva direttamente dalle viscere.
Tra le chicche una bellissima Un giorno come tanti, con Giorgio Canali, cantata anche da Canali stesso nel suo ultimo lavoro Perle per porci. Sali e scendi di volumi, schitarrate alternate a momenti più folk. Grande impatto sonoro ed emotivo.
C’è la provincia, fisica, ma anche quella personalissima dell’anima: “ci arrampichiamo sui tralicci per veder meglio i tramonti davanti ai fuochi artificiali”, Combustibile, primo accattivante singolo (e in questo aspetto ci viene in mente Vasco Brondi, con Le luci della centrale elettrica).
Grande attenzione ai testi. Si raccontano storie, sogni, delusioni (“manca il coraggio per ammettere cos’è che non ci fa dormire“, Fango).
Colpisce la ballata Perfetto, per il giro di chitarra che culla (e poi si accende) e per una grande verità della nostra esistenza: “facciamo sempre finta di star bene“.
Ci sono panorami, tramonti, fuochi artificiali, confini, fango, costole; c’è un senso tattile e viscerale delle cose, nei testi come nella musica.
Alla fine dell’intero ascolto del disco, una volta il silenzio, si resta con la sensazione di essere scesi da montagne russe emotive. Ti lascia adrenalina, bellezza… e voglia di riascoltarlo subito daccapo.
Credits
Label: V4V Records – 2016
Line-up: Alessandro Morini (voce e chitarra) – Vincenzo Grieco (basso) – Aron Carlocchia (synth) – Marco Compagnucci (batteria)
Tracklist:
- Sogni per l’analista
- Combustibile
- Fango
- Nuova fine
- Confini
- Perfetto
- Costole
- Un giorno come tanti (feat. Giorgio Canali)
- Dimentica
- Qualcuno con cui correre
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