Un mio amico e compagno di concerti spesso mi dice che nei posti più nascosti e inaspettati, più difficili da scovare, si nascondono grandi sorprese. E così infatti è stato Venerdì 8 Luglio. Poca gente bazzicava dalle parti dei giardini Fava a Bologna, a molti (troppi) sconosciuta location dove gustare dei buoni piatti locali all’aperto e ascoltare un bel concerto. In questa occasione ho avuto il piacere di apprezzare la grintosa voce di Federico Cimini, che, in seguito alla tournée italiana con il suo Pereira, ha deciso di fare un mini tour estivo in versione solista (davvero una bella versione) accompagnato dalla sola chitarra. Alla fine della serata si è intrattenuto molto volentieri per scambiato due chiacchiere.
Federico, veramente un bel concerto quello di stasera, molto intimo. La prima domanda che mi viene da porti è come è nata la passione per la musica e in particolare per la musica cantautorale?
La passione per la musica c’è sempre stata. Sin da bambino andavo alle feste con i miei genitori a casa di loro amici che tiravano sempre fuori una chitarra; e io ero bambino, ero proprio piccolo e vedevo che loro si divertivano, e questo mi piaceva. E poi avevo una piccola tastierina che mi era stata regalata sempre in quegli anni: mi accorgevo che suonandola componevo belle melodie, e anche questo mi piaceva.
Nel periodo adolescenziale poi, anche in seguito ai classici problemi con le ragazze in quell’età, ho scritto la mia prima canzone, una cosa smielata, bruttissima. Da allora ho continuato a scrivere e suonare, periodi belli e brutti mi hanno accompagnato e hanno permesso di farmi comporre sempre cose nuove. Anche adesso è così, solo che sono più innamorato rispetto a prima.
Prima di parlare dei tuoi album più conosciuti, cosa c’è stato prima? Mi piacerebbe conoscere la storia di Non Trovo I Miei Calzini e Canzoni Clandestine.
Il primo è veramente qualcosa che ho fatto senza pensarci troppo, volevo farmi ascoltare, ho fatto quattro canzoni e le ho messe su internet, volevo uscire in qualche modo. Poi sono uscite Canzoni Clandestine. Queste derivano dall’album L’Importanza Di Chiamarsi Michele che inizialmente non avevo possibilità di far uscire per mancanza di fondi; così ho deciso di metterlo da parte e i brani che erano rimasti fuori li ho pubblicati mensilmente sotto il nome di Canzoni Clandestine. In seguito è finalmente uscito L’Importanza Di Chiamarsi Michele, grazie anche al crowdfunding; forse uno dei primi album usciti su Musicraiser.
Tra L’importanza Di Chiamarsi Michele e Pereira, tuo secondo lavoro, passano tre anni. Cosa cambia dentro di te e cosa è cambiato nei due album?
Entrambi hanno dentro un sentimento di rabbia, chiamiamola così. Solo che col primo album la rabbia era dettata da un periodo storico che tutti quanti stavamo vivendo ed ho voluto urlare alle gente quello che avevo dentro, che questo è il mio Paese e ci sono anch’io.
Con Pereira invece la rabbia era una rabbia amorosa; è successa una cosa molto semplice infatti. Il rapporto, lungo, che avevo con la mia ragazza si è interrotto ed io ho provato a cercare delle spiegazioni a quello che stavo vivendo nella musica. Tutto questo mentre leggevo un libro di Tabucchi, Sostiene Pereira, ritrovandomi nel protagonista del libro, nel suo cambiamento, anche se in una forma differente.
Hai progetti futuri, nuove collaborazioni?
Al momento sono nella fase in cui sto scrivendo canzoni ma allo stesso tempo è una fase in cui non mi importa di nulla. Ho voglia di divertirmi, di scrivere canzoni e farle ascoltare alla gente.
Come molti di noi anche tu sei andato via da casa, la Calabria. Secondo te “Michele” tornerà nel suo luogo di origine?
Michele è tornato, Michele esiste davvero ed è un signore della provincia di Benevento che un giorno ha deciso di andarsene perché non ne poteva più del governo italiano. E’ andato in Svizzera facendo dei sacrifici per la famiglia; dopo di che ha deciso di tornare al Sud. Io l’ho conosciuto e sono rimasto colpito da questo personaggio. Nonostante lui nella realtà è tornato nel suo paese io però ho immaginato la sua storia in maniera differente e il Michele del disco non torna a casa ma muore in guerra. In questo modo ho voluto chiudere il cerchio.