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Ad afferrare la vita che scorre nei racconti: Sorge @ BioParco, BO, 15/06/2016

livereport_Sorg@BioParco_IMG1_20160715 Giugno 2016, una serata estiva tra la brezza nel cuore del BioParco di Bologna. Se non conoscete la location cancellate la suggestione zoologica e botanica dalla mente: BioParco è la rassegna musicale all’aperto del Biografilm Festival, organizzato dalla Cineteca di Bologna, incentrato sul cinema di stampo, più o meno esplicitamente, biografico. Le narrazioni cinematografiche del festival mettono al centro i personaggi e le loro caratteristiche storie personali, per questo ho trovato particolarmente adatta la scelta di inserire Sorge nel cartellone musicale delle serate all’aperto nel Parco del Cavaticcio.
Sorge, il progetto di Emidio Clementi e Marco Caldera, trasporta il pubblico in un immaginario fumoso tessendo trame tra narrazione e biografia, tra musica e cinema, con un passo funambolico sul sottile confine tra sacralità e sporco turbamento.
La guerra di domani è il titolo dell’album che custodisce i dieci brani tanto apprezzati da critica e pubblico.
Sperimentazione e certezza. La prima è incarnata nelle dita di Marco Caldera che si muovono tra tasti e pulsanti a manipolare suoni elettronici con una eleganza anomala, ricca di pathos e profondità; la seconda risiede nella mente e nella voce di Emidio Clementi, leader dei Massimo Volume, scrittore, docente e artista prolifico.
Le narrazioni di Sorge si muovono in uno spazio differente da quello dei Massimo Volume e si spingono addirittura oltre quanto già realizzato nel progetto Notturno Americano, ricordando anche qualcosa del più datato El Muniria. Chi conosce Emidio Clementi sa bene che ci mette tanto di personale in ciò che fa, e che quindi suggestioni e riferimenti spesso si sovrappongono: la passione per il ‘900 americano, la narrazione-venerazione dei vinti, la crudezza, la ricerca della profondità anche (e soprattutto) dove tutto è più torbido se non addirittura sporco, la spiritualità nella ricerca dell’essenza umana.
Ascoltando Sorge, e vedendone lo spettacolo dell’esibizione dal vivo, si comprende molto di più di questo progetto. Vedere Emidio Clementi seduto davanti ad una tastiera è un’esperienza nuova, che lo pone come nudo davanti ad un qualcosa di assolutamente nuovo per il pubblico che lo identifica da sempre con un basso tra le braccia o un libro in mano.
I ritmi, spesso ossessivi e ripetitivi, sono ammorbiditi negli spigoli proprio da quell’elettronica sapiente di Caldera; la voce di Clementi, riconoscibile tra un milione di voci, trova nuovi percorsi appoggiandosi a melodie differenti e facendosi spazio tra le note di piano usato quasi come altra voce.

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Più che gli artisti presenti sul palco, i veri protagonisti sono i personaggi cantati nei brani del concerto, anzi protagonista è la vita ed il suo districarsi tra le persone. Gli avventori del Bar Destino descritti con poche parole sufficienti ad afferrare un tutto che chiaramente a loro veste stretto e comprime il respiro. La resa assoluta nell’elenco estenuante delle mancate scelte che ci impone il mondo (Accetto tutto) e la rabbia nell’analisi di Quello che ho perso. La consapevolezza profonda dell’essere e dell’azione in Noi facciamo ciò che siamo.
Poi Francesca Bono degli Ofeliadorme nel centro del palco a cantare alcuni brani. La sua figura, la sua voce, la sua raffinata discrezione ad impreziosire l’atmosfera, ad aggiungere un’anima (magnifico l’apporto vocale al brano In famiglia).
La serata si conclude con gli applausi grati di un pubblico amico e complice, confidente, un pubblico non oceanico, ma fedele come pochi altri progetti musicali possono vantare.

Gallery fotografica di Emanuele Gessi

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