Ci sono due cose che, per prime, mi hanno colpito ieri sera, pochi istanti dopo essere entrata a Villa Torlonia (San Mauro Pascoli), per la rassegna Acieloaperto, arrivata alla sua quarta edizione.
Due cose, vi dicevo: la magia della morbida luce del tramonto riflessa sulle mura della Villa, luce capace di addolcire e sublimare anche le facce “strinate” (ustionate, per chi chiama da fuori regione) di chi era in spiaggia fino a poche ore prima, e la sterminata quanto ordinata fila per gli stand gastronomici. Il mare mette appetito, è una storia nota.
Eravamo a Villa Torlonia, quindi, tra i campi ambrati di quella Romagna che profuma di mare e di grano, per il primo appuntamento di Acielaperto 2016: sul palco Niccolò Fabi.
Andiamo con ordine: placate la fame e la sete (il lungo serpentone di bocche affamate era comunque ordinato e scorrevole, ci tengo a precisarlo, così come continuo ad apprezzare la scelta ecofriendly che anche quest’anno il festival intraprende, con stoviglie riciclabili e bicchieri con cauzione) e con il sole ormai sotto l’orizzonte, sale sul palco Wrongonyou, ragazzone romano ma con l’animo nordeuropeo che, con quattro pezzi, è riuscito ad imbambolarci come bambini increduli davanti ad una pasticceria.
Un po’ Bon Iver, un po cantautore melodico con la mano tesa verso un’elettronica raffinata e dalle sfumature nebulose. Sapiente l’utilizzo sul palco di vocoder e loop station (gli unici strumenti, tra l’altro, oltre ad una chitarra acustica): one-man-band, insomma.
Ascoltatevi Rodeo e Killer, oppure andate direttamente ad un suo live; inizierete così un piccolo viaggio, stiloso ed immaginifico, in cui poter ancora credere che la tanto mainstream elettronic music, se utilizzata bene, può essere riproposta con risultati soddisfacenti anche dal vivo (magari riuscirete persino a staccarvi dall’idea che il vocoder sia solo un retaggio degli anni ’90 e degli Eiffel65).
Sono le 21.45, all’ingresso è apparso il cartello del sold out: ci siamo tutti a questo punto, Niccolò Fabi e la sua band salgono sul palco.
Tra i musicisti del tour, Fabi ha scelto anche Alberto Bianco, cantautore polistrumentista torinese che vi consiglio di ascoltare se ancora il nome non vi dice tanto.
Per Fabi il tempo sembra non passare mai: i suoi capelli, la sua aria da nostalgico romantico, la sua gratitudine ancora quasi incredula nei confronti del suo pubblico.
Il live si apre con i pezzi dell’ultimo album Una somma di piccole cose uscito per Universal lo scorso aprile.
A seguire, un excursus lungo i 20 anni di carriera del cantautore romano: Vento d’estate, Ecco, Costruire, Lasciarsi un giorno a Roma, Indipendente, per citarne qualcuna.
Il pubblico canta, batte le mani è incantato ed anche molto sobrio: nonostante la calura di fine luglio sembra proprio che si beva con moderazione ai concerti di Niccolò!
Fabi ci ripete più volte che dobbiamo battere le mani, non tanto per una dimostrazione di apprezzamento nei suoi confronti ma per trovare un ritmo che ci accomuni, un ritmo che ci unisca in un forte abbraccio sincopato ed accogliente.
Le mani quindi battono: battono sul tempo, battono fuori tempo, battono per ringraziare e per trasmettere empatia.
Due ore ed un quarto di live con triplo encore.
Sul palco c’è coesione tra i musicisti, sono evidenti i sorrisi ed i cenni d’intesa. Il mood è quello di una gioia leggera, consapevole ed avvolgente. Il pubblico fa parte del cerchio, è un tutt’uno con gli artisti. La sinapsi é perfetta.
I live di Fabi fanno sempre lo stesso effetto: un po’ sorridi ed un po’ ci piangi… è la vita, no?
Music is my radar, dice il claim della rassegna Acieloaperto.
Music is my radar and our safe place.
Gallery fotografica di Emanuele Gessi