Mi trovavo in Irlanda totalmente presa dal nuovo EP live di Daniele Celona, Dalla guerra alla luna – Live, quando mi accorsi che il cantautore piemontese stava continuando a fissare nuove date per portare il suo EP in giro per l’Italia. A breve sarei tornata a casa in Calabria, per le vacanze estive, e così mi sono chiesta perché non approfittare della data del 10 Agosto, notte di San Lorenzo, nella vicina Sicilia. Si tratta della serata conclusiva dell’Indiegeno Fest, una rassegna musicale giovane e ricca di risorse che, dopo i successi passati, è arrivata alla sua terza edizione. Nella stessa giornata, oltre a Daniele Celona, l’estro di Giovanni Truppi, la siciliana Cassandra Raffaele e a chiudere il rock sempreverde degli Afterhours. E’ fatta, si va!
L’indiegeno Fest si è svolto in sette giorni, ospitando più di quindici artisti in varie location, splendidi scenari naturali della Sicilia intorno al Golfo di Patti, fino alle due ultime serate nel suggestivo Teatro Greco di Tindari, che aveva visto il giorno 9 Agosto i live di Motta, Dente ed Eugenio Finardi.
Al sud non è mai facile organizzare eventi di questo tipo perchè tutto è sempre più lento e problematico ma iniziative del genere fanno bene al cuore del nostro meridione quindi sono da ammirare il grande impegno e la passione messi dagli organizzatori per rilanciare e valorizzare il territorio.
Così eccoci al Teatro Greco di Tindari, 8 di sera, tepore estivo, gente in fila ai cancelli che, sorridente e con facce da vacanza, attende di entrare. La via verso il Teatro tra mare e antichità è una meraviglia. La serata si apre con Alberto Quartana, direttore artistico del festival, che con vera emozione ringrazia tutti i suoi collaboratori e le persone intervenute per un altro anno di successo, e ci saluta lasciandoci allo spettacolo.
La prima “stella” a salire sul palco è proprio Daniele Celona, si comincia bene. Si parte con Millecolori e poi via via brani quali Acqua, Amantide, Sud Ovest, insieme poesia e forza che lo contraddistinguono. Celona si colloca tra i migliori cantautori di ultima generazione, ha una voce stupenda e scrive benissimo, sia che si tratti dei sentimenti più intimi che del sociale e dal vivo, con la sua chitarra e una banda di “matti” che lo accompagna, conquista tutti.
Chi lo conosceva non vedeva l’ora di ritrovarlo in Sicilia dove mancava da un po’, e cantava a squarciagola tutte le sue canzoni, gli altri sono diventati suoi nuovi fan. In chiusura Ninna nanna, scritta sull’altra isola, la Sardegna, denuncia al nucleare. Finito troppo presto, l’avrei messo un po’ più avanti in scaletta; ma ce lo siamo proprio goduto! E con le belle sensazioni che ha lasciato a tutti i presenti ci si avvia verso il cambio palco.
E si cambia anche atmosfera col secondo artista, Giovanni Truppi, con la sua canottiera bianca, che solo lui e pochi altri possono indossare con tale disinvoltura. “Io mi chiamo Giovanni… Io sono nato a Napoli e adesso vivo a Roma, a Roma si sta meglio che a Napoli, ma io sto meglio a Napoli. E allora questo che vuol dire? Che io sto meglio dove non sto meglio? E allora come faccio a capire quando sbaglio?”; così si presenta alla platea Giovanni, con la sua Il mondo è come te lo metti in testa, e capisci già che ti aspetta un live delirante e spassoso. Giochi di parole e nonsense, anche se a dire il vero i suoi discorsi hanno una logica ineccepibile. Gente divertita e attenta a testimoniare che, come il titolo di una sua canzone, Stai andando bene Giovanni! Truppi continua sfoggiando successi vecchi e nuovi come Superman o Lettera a Papa Francesco I fino al chiudersi del suo set.
I cambi di palco ci allietano con una bella colonna sonora che va dai Massive Attack a Björk e Beck offrendo una buona occasione per fare un giro intorno al teatro e godersi il panorama.
Dopo un’attesa un po’ più lunga arriva la siciliana Cassandra Raffaele, che non conoscevo nonostante la notorietà ottenuta con una partecipazione a X Factor. Da una prima impressione Cassandra risulta ancora alla ricerca di uno stile preciso, e sicuramente esibirsi prima degli Afterhours non sarà stato facile. Chiude con quella che lei stessa presenta come la sua canzone più indie, Adesso posso dirti (Fottiti), divertente e orecchiabile.
E’ quasi il momento degli attesissimi headliner. All’urlo di “via le sedie”, durante la pausa le prime file vengono liberate e la gente comincia ad avvicinarsi al palco, impaziente.
Gli Afterhours sono in tour con Folfiri o Folfox, ultimo album ispiratissimo; e anche dal vivo dimostrano nuovamente di essere una band nel pieno della forma. Un muro di suoni sul palco, dato da musicisti tutti di spessore. Arrivano con Grande e una serie di pezzi dal nuovo disco, Ti cambia il sapore, Il mio popolo si fa, Non voglio ritrovare il tuo nome, poi altri tratti da Ballate per Piccole Iene e grandi classici, come Male di Miele o Non è per sempre, che ci hanno fatto tornare tutti un po’ ragazzini. E ancora Varanasi Baby: “Vedi mai una stella cadere e non ricordi cosa desiderare”, notte delle stelle e frase tutto il giorno nella mia testa, una gioia sentirla dal vivo! In mezzo c’è stato anche tempo per un divertente siparietto. Manuel Agnelli lancia dei plettri, qualcuno in prima fila continua a chiederne ancora, e da lì un dibattito su “Quanto vuoi che costino?!”. Lui sorride, noi sorridiamo. Ma prima di questa digressione sui plettri Manuel ci dice qualcosa di serio. I cerchi vanno chiusi per poterne aprire degli altri. Al piano esegue L’odore della giacca di mio padre, ed è subito commozione (ha recentemente perso il padre a causa del cancro).
Verso la fine le sempre bellissime Quello che non c’è e Bungee jumping. Prima dell’ultimo bis mi avvicino a Celona tra il pubblico per complimentarmi con lui, ed è bello intonare insieme qualche nota di Bye bye Bombay, ultima canzone urlata da tutti, mentre gli Afterhours ci salutano. Concerto strepitoso, due ore dense, in cui il gruppo ha tenuto sempre vivo il pathos di noi lì a sognare, scatenarci ed emozionarci.
Io guardo il cielo pieno di stelle. Non ne vedo nessuna cadere, ma respiro a pieni polmoni quell’aria per portarmela via. Con un desiderio dentro che è lo stesso di una vita, quello di sentirmi sempre a casa con la “mia” musica.
Bella scoperta questo festival… arrivederci al prossimo anno!
[foto tratta dalla galleria facebook di Indiegeno Fest]