Se io fossi il giudice
il nuovo singolo degli Afterhours
Il nuovo estratto dall’apprezzatissimo Folfiri o Folfox, uscito lo scorso giugno per Universal, è Se io fossi il giudice.
Non è un caso che la scelta sia caduta su questo brano che chiude il disco della band di Milano. Con il signor Agnelli parlammo della costruzione ad anello di Folfiri o Folfox, dei cerchi che si chiudono e dell’importanza dei versi di Se io fossi il giudice, in particolare gli ultimi: “devi tornare a vivere”. Questo è il senso di un’opera discografica che tratta temi molto profondi, legati all’intimità del suo autore e non solo, giacchè così universali, veri e schietti da scatenare un processo di immedesimazione scandito da una forte carica di pathos. In quei versi si cela l’insegnamento che un percorso di dolore può dare: apprezzare la vita anche nelle piccole cose, senza troppe speculazioni sul bene e sul male, su ciò che è giusto o sbagliato. Franzen e Wallace a braccetto su un ponte spazio-temporale lo cantano… questo inno alla libertà.
“Il pezzo è lì a concludere. Quando è nato abbiamo subito deciso che avrebbe chiuso il disco, così come quando è nato Grande abbiamo deciso che l’avrebbe aperto. L’ultimo brano vuole proprio aprire ad una possibilità. Il disco è lì che deve arrivare, non è stato fatto per piangersi addosso, avremmo fatto un disco diverso con brani che avrebbero raccontato tutta una serie di dettagli, mi viene in mente The Wall. Ma io non volevo quello, io volevo liberarmi e non farmi opprimere ancora di più. Se io fossi il giudice non racconta un proposito, ma quello in cui fermamente credo.” – Una questione di pathos: intervista a Manuel Agnelli
Foto di Emanuele Gessi.
Si ringrazia Katia Arduini