Stella Burns ha mantenuto la promessa ed ecco qui il suo Jukebox Songs. Dieci brani che sembrano uscire da un vecchio jukebox impolverato, quelli che ne hanno viste tante e se potessero anche parlare chissà cosa ci racconterebbero. Un jukebox dell’anima, che fa ri-nascere alcuni brani cari a Stella Burns (all’anagrafe Gianluca Maria Sorace) nel suo particolarissimo immaginario western.
Stella Burns non ha realizzato dieci cover ma ha fatto ben di più. Ha reinterpretato in modo personale e credibile, ha dato una nuova vita ad alcuni brani celebri e ad altri meno conosciuti, ha fatto un lavoro letterario con traduzioni ed adattamenti, ha compiuto un piccolo miracolo unendo in un unico disco brani di Radiohead, Mino Reitano, Calexico, Piero Ciampi, Little Tony, Leonard Cohen.
La poetica delicata di Stella Burns trova quindi nuove forme e slanci finora sopiti. L’amicizia con la cantante australiana Carla Lippis (Baby Carla) trova magnifico riscontro musicale in Far from any road, brano dei The Handsome Family qui rivisto e interpretato in un delizioso duetto. La passione personale per Mino Reitano trova spazio in una imprevedibile versione completamente riadattata da Stella Burns: Key è il suo nome ed è struggente, intensa. Anche Lost Property dei Divine Comedy scopre in questo album una dimensione ancor più intima, a lume di candela, dove la voce accompagna un dolce crescendo musicale ed un sublime intreccio di voci. Chissà se Thom Yorke ha sentito questa versione di Lucky? Chissà che rapporto ha con le corde di chitarra pizzicate con lo slide country? Chissà cosa ne pensa dei cappelli da cow-boy? Un cortocircuito unico, emozionante e razionalmente divertente. Pamela è forse il brano più sorprendente tra tutti: nasce da una versione del 1972 ad opera di Little Tony (il brano originale è di Boaz Sharabi) e le sonorità western si fondono a tinte vagamente mediorientali rendendo lo scenario ancor più desertico, ancor più passionale e dolente, con un canto la cui metrica fuori dal tempo non può far altro che innamorare. I suoni mariachi dei Calexico si adattano magnificamente a questo disco, ed è così che Wash accompagna con eleganza al penultimo brano, While the dust gets up. Per le ultime due tracce del disco Stella Burns ha tenuto spazio per le sue radici personali: la Sicilia nella quale è nato e Livorno nella quale ha vissuto più a lungo. Livorno è omaggiata nella versione inglese de La polvere si alza del livornese Piero Ciampi; la Sicilia si respira a pieni polmoni nella reinterpretazione di una sigla di uno sceneggiato televisivo degli anni ’70, L’amaro caso della baronessa di Carini, cantata in siciliano dallo stesso Stella Burns.
Tutto il disco è intriso di fumo, ombre nette e calde date da fiamme tremanti, profumi pungenti ed una sana malinconia che in fondo in fondo… fa bene al cuore.
Gli unici sprazzi di sole e sorrisi si avvertono nell’introduttiva Bird on the wire (brano di Leonard Cohen) qui spogliato e rivestito come un inno da cantare in coro con pinte di birra alzate al cielo, poi in Louie Louie (Richard Berry) dove tutto risuona scanzonato e ammiccante.
Se già il suo album di inediti ci era parso molto interessante, con questo disco di reinterpretazioni, insieme ai suoi fidi The Lonesome Rabbits, Stella Burns stupisce ancor di più. In ognuno di questi dieci brani c’è un mondo enorme e, a differenza di molti album che ascoltiamo e poi passano nel dimenticatoio, in questo continueremo a perderci ancora molte e molte volte.
Credits
Label: Love and Thunder – 2016
Line-up: Stella Burns (voce, cori, chitarra acustica ed elettrica, banjo, sintetizzatori, percussioni, Farfisa); The Lonesome Rabbits:
Mario Franceschi (piano, organo, harmonium, cori) – Franco Volpi (banjo, mandolino, chitarra slide, dobro, basso) – Davide Malito Lenti (batteria, percussioni); Baby Carla (voce). Mixaggio di Francesco Giampaoli (Sacri Cuori), mastering di Jim Blackwood.
Tracklist:
- Bird on a wire
- Far from any road
- Key
- Lost Property
- Louie Louie
- Lucky
- Pamela
- Wash
- While the dust gets up
- La ballata di Carini
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