Il vento caldo ed ipnotico degli anni ottanta avvolge la poetica dei sogni impossibili che racconta Haley Bonar. La cantautrice del Minnesota, scoperta da Alan Sparhawk (Low) e che esordì diciottenne, ora ha valicato la soglia dei trent’anni ed è tempo di tirare le somme, di confrontarsi con le promesse di bellezza mantenute o dimenticate. La sua voce senza tempo, perduta in quella coltre slowcore, densa di venature new-wave è perfetta per raccontare storie di perdita di gioventù, di gravidanze adolescenziali, del salto da ragazza a donna attraverso la paura infetta di gelosia e sospetto. In brani come Hometown e I Can Change si respira quella aria rarefatta di mistero alla David Lynch, per intederci. Mentre in brani come Kismet Kill, Called You Queen e Stupid Face c’è l’impeto e assalto di certi U2 prima maniera e Echo and the Bunnymen. Per sostanza e forma possiamo dire che questo ultimo disco avvicina senza dubbio Haley Bonar a eroine del passato come Britta Phillips e Kate Bush. Impossible dream è intrisecamente pop ma di quel pop che non stanca, che profuma di melanconia con retrogusto di felicità perduta. Se un paio di anni fa Justin Vernon (Bon Iver) ha cantato nel suo brano From a Cage, qualcosa di profondo e particolare in lei c’è.
Credits
Label: Memphis Industries – 2016
Line-up: Haley Bonar.
Tracklist:
1. Hometown
2. Your Mom Is Right
3. Kismet Kill
4. I Can Change
5. Stupid Face
6. Called You Queen
7. Jealous Girls
8. Skynz
9. Better Than Me
10.Blue Diamonds Fall
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