Italian Masters, i Maestri italiani, un album che ne racchiude in sé almeno tre, ma a ben vedere molti di più, perché il progetto di Enrico Gabrielli e i Junkfood va al di là di una rilettura confronto emulazione di tre colossi della musica per il cinema prodotta in Italia nel secolo scorso, che hanno lasciato un segno indelebile sulla scena internazionale cinematografica e musicale, in definitiva culturale. Piero Umiliani, Armando Trovajoli ed Ennio Morricone non sono solo gli autori prolifici di temi memorabili, universalmente noti, che hanno portato l’Italia nel mondo, hanno anche saputo raccontare la storia di questo paese senza bisogno di parole. Ascoltando quei brani, indipendentemente dalle immagini cui sono associate, si arriva ad un livello di comprensione profondo della ristretta società italiana, delle sue angosce, delle sue sconfitte, della sua voglia di riscatto e vitalità soffocata dalle maglie del potere, dell’ipocrisia, del sotterfugio, del tradimento. Ma allo stesso tempo un paese fiero che non vuole arrendersi. Ed è proprio questo il senso ultimo dell’album di Gabrielli e Junkfood, un recupero rivitalizzante di un glorioso passato per guardare con disincanto al vortice del presente.
E così la tensione atmosferica di Silenzio nel caos, tratta da L’Uccello dalle Piume di Cristallo, esplode in una sequenza di ruvide frasi metalliche sulle quali si infrangono trombe lacerate che riecheggiano dai concerti di Davis al Fillmore East. Il tema di Per un pugno di dollari ondeggia su una trama rigidamente tesa in reiterato fraseggio post rock. Ma a sorprendere è l’inedito Morricone che ispira Eat it: la notte oscura di un poliziesco violento e torbido, dal sangue fluido, Dirty Henry che avanza nella penombra di un freddo corridoio verso la stanza del killer. Il conflitto a fuoco è assordante, ne siamo investiti senza possibilità di fuga e l’aria densa di fumo soffoca con l’odore acre di polvere da sparo.
Gassman blues con la sua chiusura vibrante di jazz nostrano contiene tutta l’ironia dissacrante, divertita, amara e testarda del cinema di Monicelli e della parte migliore dell’Italia che non si piega al suo essere un meschino gattopardo.
Al centro dell’album The body proietta la leggerezza passionale di Umiliani in una luce di solenne liricità, nella ripetizione sontuosa di un tema di appena quattro note che si innalza in uno scenario epico radioso. E le note suadenti dell’autore si trasfigurano del tutto in Conflitti attraverso dissonanze jazzate memori del più acido Theolious Monk in collisione con un noise infuocato, acceso da percussioni secche e violente come quelle di Pat Mastellotto.
Allo stesso modo i ritmi carioca della Masquerade di Trovajoli si frantumano in un crescendo jungle che spinge epicamente le dolorose malinconie del tema in un collasso di viscere e ansimi noir. Le cadenze beat scompaiono ne L’arcidiavolo, lasciando spazio al solo senso di inquietudine, che già faceva capolino nell’originale, una festa che suona celebrazione di una perdita.
Infatti, le lacrime di rimpianto e di amara allegria nella sconfitta che sgorgano dai tasti del tema di C’eravamo tanto amati diventano un riff tagliente tanto rock quanto memore della ritmica spezzata di certi Weather Report, trasportando il fallimento del dopoguerra e degli ideali della Resistenza nell’odierno smarrimento sociale e culturale.
Ora attendiamo con ansia i prossimi volumi.
Credits
Label: Cinedelic – 2016
Line-up: Enrico Gabrielli (tenor saxophone, bass clarinet, transverse flute) – Paolo Raineri (trumpet, fluegelhorn, fx) – Michelangelo Vanni (electric guitar, acoustic guitar, keyboards, fx) – Simone Calderoni (electric bass, keyboards, fx) – Simone Cavina (drums, percussion, fx) – Edda Dell’Orso (vocals on “C’eravamo tanto Amati)
Tracklist:
- Silenzio nel caos da “L’UCCELLO DALLE PIUME DI CRISTALLO”
- Per un pugno di Dollari da “PER UN PUGNO DI DOLLARI”
- Eat It da “MANGIALA!”
- Gassman Blues da “I SOLITI IGNOTI”
- The Body da “IL CORPO”
- Conflitti da “PROBLEMI D’OGGI”
- Masquerade da “IL COMMISSARIO PEPE”
- L’arcidiavolo da “L’ARCIDIAVOLO”
- C’eravamo tanto amati da “C’ERAVAMO TANTO AMATI”
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