Sì, gli occhi! Fidiamoci solo di ciò che possiamo vedere, di questa vita nella sua immanenza che cela sorprese ogni giorno. Questo è il fulcro di Theyesandeye, il nuovo album solista di Lou Rhodes, la voce unica dei Lamb, celebre band inglese che, insieme ai Massive Attack e Portishead, ha guidato la scena trip pop degli ultimi vent’anni. Abbiamo raggiunto Lou via telefono per un’intervista speciale prima del suo concerto alla Quirinetta di Roma. Un’occasione unica per approfondire l’altro lato artistico, intimo e acustico, di questa eroina della musica alternativa europea. (Si ringrazia Fabio Diana).
Perchè Theyesandeye? Da dove arriva questo titolo?
Stavo ammirando un quadro via internet: The eyes and see, conoscevo il suo titolo ma per un attimo ho voluto leggere The yes and eye. Siccome era un periodo di riflessioni negative sulla mia vita, in questo episodio ci ho voluto leggere un messaggio: prenditi il positivo della vita, quello che stai vedendo ora.
Qualche volta da un apparente errore nasce qualcosa di bello…
Sì, proprio questa è la chiave di lettura.
Quali sono le principali differenze tra Theyesandeye e tuoi album solisti precedenti in termini di ricerca del suono? Ho notato un mix tra il folk californiano dei primi anni settanta con l’onirico pastoralismo inglese dello stesso periodo. Qual è stato il contributo di Simon Byrt nella produzione artistica del disco?
Le differenze sono rintracciabili nei periodi in cui sono stati registrati. I precedenti dischi sono stati registrati in maniera molto grezza, l’obiettivo era esprimere una certa tristezza. In questo disco volevo un suono più positivo, non solamente basato su chitarra acustica, ma denso di suoni vintage, per questo mi sono rivolta a Simon che è un mago del riverbero ed ha uno studio ricco di strumentazione analogica. Al missaggio di qualche pezzo, come All the birds, ho voluto personalità californiane come Noah Georgeson. Quindi alla fine questo disco lo puoi considerare un transantlantico che ti tragetta a livello di sound dalla campagna inglese alle montagne della California.
Qual è il messaggio che si cela dietro il brano Sea Organ?
Devi sapere che è ispirata da un’opera di architettura sperimentale situata in Zadar (Croazia). E’ uno strumento musicale che fa suoanre le onde del mare attraverso dei tubi e degli scalini di marmo. Da questa idea di far suonare la natura è nata questa canzone che vuole dare voce proprio alla natura. Dobbiamo avere più rispetto del nostro pianeta, perchè questo significa avere rispetto di noi stessi. Questo è il senso del brano.
Perchè ha scelto di realizzare la cover di Angels targata The XX?
Forse è stata lei che mi ha scelto, che mi ha ispirato a realizzarla in modo acustico quando l’ho ascoltata la prima volta. E’ stato naturale realizzarla in quella maniera.
Quale tuo lato artisitco musicale preferisci? Quello più folk della carriera solista o quello elettronico del progetto Lamb?
E’ difficile risponderti. E’ proprio come scegliere tra due figli… è quasi impossibile. Da un lato il mio progetto solista soddisfa la parte più intima di me, quella più vicina al mio cuore. Dall’altro invece ci sono i Lamb che è la parte esploratrice che soddisfa la mia vis creativa. Entrambi i progetti mi rappresentano.
A proposito dei Lamb, c’è qualcosa che bolle in pentola?
Sta per arrivare il ventannale del progetto e quindi lo celebreremo con qualche inedito che potrà portare ad un nuovo album o EP ed un concerto speciale.
Cinque canzoni della tua vita…
Blue – Joni Mitchel
Futile Devices – Sufjan Stevens
Holocene – Bon Iver
Lady Of The Island – Crosby, Stills & Nash
Gabriel – Lamb