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I magnifici (she says): Elbow live @ Usher Hall di Edimburgo, 13/03/2017

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In occasione dell’uscita del loro settimo album, Little Fictions, il 3 Febbraio scorso, gli Elbow, gruppo di Manchester attivo da circa 20 anni, sono partiti per un tour di rodaggio in Inghilterra (iniziato a fine Febbraio in Irlanda con due date a Dublino). Tour accolto molto bene, con anche due/tre date per ogni città e subito sold out, conclusosi lo scorso 21 Marzo con ben quattro serate di fila proprio in casa, a Manchester. Io sono andata a vederli nella seconda serata di Edimburgo, il 13 di Marzo; una parte del disco è stata registrata proprio nelle campagne scozzesi. Molto bella la venue, la Usher Hall, sala concerti che ospita tutti i maggiori eventi di Edimburgo. Ad aprire le date di questo tour è C Duncan, un giovane musicista scozzese che fa un mix di folk, psichedelia e dream-pop, dalle atmosfere raffinate.
Guardandomi intorno, in fila prima di entrare, noto che il pubblico degli Elbow è un pubblico maturo, pochi ragazzini, molta gente adulta. Non a caso il primo aggettivo che mi viene in mente per descrivere questa band è: solida. Hanno un sound ricercato, hanno sempre badato poco alla classica forma canzone, hanno pezzi spesso lunghi, suoni eleganti e orchestra. Forse per questo non sono così conosciuti tra il grande pubblico, come altri loro colleghi anglosassoni molto più commerciali, ma al tempo stesso sono apprezzati da critica ed intenditori.
Dopo l’esibizione di C Duncan, intorno alle 20, c’è il cambio palco e si attendono i protagonisti. Tra l’altro l’anno scorso c’è stato l’abbandono dello storico batterista Richard Jupp, con un conseguente nuovo equilibrio sonoro da dover dare alla band, affidato al tastierista e produttore Craig Potter (alla chitarra Mark Potter e al basso Pete Turner).Tutto si spegne, luce blu, ed ecco Guy Garvey, col suo immancabile bicchiere di birra in mano, avanzare sul palco, alzare “il calice” e salutare il pubblico, con quella sua bella faccia accogliente. Lui è un personaggio che adoro, è un simpaticone e sai che ti farà sempre sorridere. Sul palco con il gruppo anche due belle violiniste.
La canzone ad aprire le danze è Gentle Storm, uno dei singoli dal nuovo disco, e una delle mie preferite, dall’andamento sinuoso e quel “Fall in love with me everyday” cantato con una voce calda che ti scioglie. Garvey si è sposato l’estate scorsa con l’attrice Rachael Stirling (che si vede anche tra i vari personaggi presenti proprio nel video di questo brano) e Little Fictions risente dello stato di benessere del nostro. Nonostante la lucida visione del periodo storico che stiamo vivendo, c’è spazio per amore e speranza nel futuro, perché possiamo ritenerci indipendenti quanto vogliamo, possiamo fare i cinici quanto vogliamo, ma è sempre l’amore il centro di tutto, e, se lo canti bene, cosa vuoi di più!? Quindi è la volta di Bones Of You, dal riuscitissimo album del 2008 The Seldom Seen Kid. Dal disco precedente The Take Off and Landing of Everything pescano Fly Boy Blue / Lunette, dove c’è un verso che parla di “Irish whisky” ma per l’occasione e per dare soddisfazione al senso di appartenenza degli scozzesi si canta di “Scottish whisky”. E così in un alternarsi tra pezzi vecchi e nuovi, dove i nuovi suonano benissimo anche dal vivo, come ad esempio il brano che dà proprio il titolo al disco, Little Fictions, che ha un bel ritmo e ti fa tenere il tempo. Bellissimo è il momento di Mirrorball, che è stata sempre una canzone di grande effetto live; già dalla prima nota la gente rumoreggia, Guy Garvey porta le braccia in avanti preparando il pubblico a seguirlo facendo delle onde, sul palco vengono proiettate delle piccole luci, si accendono anche quelle dei cellulari, palco e platea diventano un’unica cosa, sembra di stare in un mondo fatato. Si procede canzone dopo canzone con Garvey che ogni tanto fa una battuta, continua a muovere le braccia, indica qualcuno, interagisce. Via via da citare My Sad Captains, The Birds, fino a Magnificent (She Says), primo maestoso singolo dell’ultimo disco, seguiti da una sempreverde One Day Like This, che la gente canta a squarciagola. A questi livelli la magia che si crea tra palco e pubblico è palpabile. Garvey allarga le braccia e tutti in coro: “Throw those curtains wide! One day like this a year’d see me right. Throw those curtains wide! One day like this a year’d we’ll sing it right”, così per un bel lasso di tempo in un abbraccio collettivo. Commovente. Si chiude tra l’ovazione generale.
Si torna per il bis, fatto di due altri enormi classici. Garvey rientra sempre col suo bicchiere a mo’ di saluto e la sua faccia rassicurante. Prima ci culla con Lippy Kids, che è come una ninnananna, con quel suo tasto premuto a ripetere lo stesso suono e quel fischio che ti sussurra qualcosa di tenero all’orecchio. E poi ci sveglia. Prende le bacchette in mano, davanti ha due tamburi. I fedelissimi sanno già cosa sta per cantare. E così inizia con la prima strofa a cappella che fa ripetere al pubblico, che lo segue, poi la seconda e la terza. Ma lui non è soddisfatto: “it was very very very good last night” per fare “arrabbiare” e fomentare ancora di più i presenti, che si impegnano, e con il vocalizzo iniziale che tutti conoscono eccola, lei, Grounds for Divorce, e Gurvey che comincia a battere a tempo le bacchette sui tamburi. Il repertorio degli Elbow è sicuramente classico, con molti brani melodici, e chi li conosce in superficie può credere siano noiosi, in realtà non è così e bastano brani come questo per smentirli. Ho sempre pensato che questa canzone abbia una personalità invidiabile, così come tutti i lavori degli Elbow che negli anni hanno costruito un suono e delle atmosfere che li distingue da tutti gli altri. Mentre l’adrenalina scorre ancora viva è il momento dei saluti, tutti in fila sul palco, inchini, bicchieri, abbracci. Tanto si sta bene che non si vorrebbe andare via.
Vi segnalo che gli Elbow suoneranno in Italia all’Anfiteatro del Vittoriale, Gardone Riviera in provincia di Brescia, il prossimo 15 luglio, all’interno del Festival Tener-a-mente. Ovviamente consigliatissimi.
Oh, anyway, it’s looking like a beautiful day!

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