E’ una calda giornata di primavera, pomeriggio inoltrato, premo play e ascolto il primo disco di Hide Vincent. Quaranta minuti tutti di fila, senza staccare gli occhi dal cielo azzurro colmo di scie bianche, tracce lasciate dalla ormai sempre più accelerata vita umana. I brani, che ascolto uno dietro l’altro, invece, mi rilassano. Il battito rallenta, riesco a percepire i movimenti delle mani, lo scorrere delle dita sulle corde, le parole che escono di bocca e penetrano, fissandosi, nella mia mente. Questo album, penso, mi dona queste sensazioni.
Nonostante la giovane età del cantautore campano, avverto maturità nella composizione dei brani, che potrebbero sembrare simili tra loro e invece no, sono strutturati ed arrangiati in maniera sempre differente. E’ un po’ come una storia che Hide Vincent vuole raccontare, qualcosa che ha a che fare con la sua vita, le sue esperienze, qualcosa che vuole trasmettere, qualcosa che vuole condividere.
Mi aspettavo un disco interessante ma resto stupito e colpito più di quanto immaginassi. Una giovane promessa italiana che apprezzo e che mi piacerebbe che tutti potessero ascoltare con attenzione.
Credits
Label: I Make Records – 2017
Line-up: Mario Perna (chitarra, voce) – Con la partecipazione di: Sharon Viola (violoncello), Francesco Tedesco (basso), Riccardo Iannaccone (batteria)
Tracklist:
- Father
- Blood Houses
- Things I Did Today
- White Sun
- Black Poetry
- Crave
- Only Knew That You Were Thirsty
- Delicate
- A Time Before The End
- Yellow Lights And Blue Seas
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