Non è affatto facile parlare di questo disco degli Arcade Fire. Mi sento in un campo minato: da una parte i fan accaniti, dall’altra i fan della prima ora, e oltre la schiera di coloro che hanno sempre considerato gli Arcade Fire estremamente sopravvalutati. Tutti mi guardano in cagnesco.
Persino la critica, che in passato ha sempre osannato la band canadese, per l’uscita di Everything Now ha usato parole pesanti, qualche stroncatura.
Ma in realtà, com’è questo album? La più probabile delle ipotesi è che si tratti di un album di transizione: l’enigma è capire verso quale direzione!
I tempi di Funeral e Neon Bible sono lontanissimi: la componente folk degli inizi è completamente sparita e l’elettronica (introdotta con il precedente Reflektor) è ormai la cifra stilistica di questi Arcade Fire. Un’elettronica non fine a se stessa, che porta a creare una disco-music moderna, che raccoglie tutto ciò che trova e lo fonde in un unico indecifrabile stile. Forse però è proprio questa la caratteristica che più stupisce di Everything now: dal punto di vista musicale il disco sembra una playlist e non un album. Nonostante la tracklist giochi a fondere brani uno all’altro, i climi musicali e gli stili sono i più disparati.
E se invece fosse proprio questo a rendere Everything now un album coeso, quasi un concept album? “Tutto adesso”. Una fotografia del mondo attuale nel quale in qualsiasi istante abbiamo a disposizione ogni cosa: una quantità mostruosa di informazioni, immagini, video, audio, prodotti. Questo è il significato di Everything Now: tutto adesso, con fretta e ingordigia, senza attese, compresa una carrellata nel mondo degli Arcade Fire. Un gioco musicale, una forzatura, un viaggio nel tempo (compresa qualche spiacevole rivelazione) perchè siamo abituati ad avere tutto ora e ci convinciamo che il tempo sia un elemento marginale (quando ci fa comodo).
I testi invece, seppur non brillando particolarmente, si caricano anche il peso di temi complessi come la morte, il suicidio, l’amore, andando (volutamente) a stridere con vesti musicali per lo più raggianti.
Alla fine, di questo album ricorderemo la frizzantissima title-track, l’energica Creature Comfort, il ritmo funk di Put your money on me e la deliziosa ballata We don’t deserve love (quattro brani su tredici tracce). Nonostante questo, Everything Now resta una splendida opera, ricca di geniali spunti musicali, di tantissima furbizia comunicativa, e di un secondo livello di lettura molto interessante e complesso, che sposta la band su un panorama artistico ben più ampio della classica dinamica “disco-tour-disco-tour”.
Qual è quindi la direzione presa dagli Arcade Fire? Fin dagli esordi il loro viaggio è stato tortuoso e potrebbe anche essere che questo manierismo e continua ricerca di barocchismi presto porti a stufare anche loro stessi, almeno in studio e in tour. D’altro canto la prolifica e megalomane mente di Win Butler potrebbe però, in futuro, portarli addirittura alla realizzazione di un musical, un film, un’opera teatrale, allargando ancor di più gli orizzonti di una band con intenzioni e capacità di rompere ogni schema.
C’è da attendersi di tutto, reimparando a godere dell’attesa, calciando via il culto del “tutto adesso”.
Credits
Label: Columbia Records – 2017
Line-up: Win Butler – Régine Chassagne – Richard Reed Parry – William Butler – Tim Kingsbury – Jeremy Gara
Tracklist:
- Everything_now (continued)
- Everything now
- Signs of life
- Creature Comfort
- Peter Pan
- Chemistry
- Infinite content
- Infinite_content
- Electric blue
- Good God Damn
- Put your money on me
- We don’t deserve love
- Everything now (continued)
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