Ci sono eventi che attendi, come se fossero ventate di ossigeno perché ne hai assolutamente bisogno. Uno di questi, per me, è stato il concerto di Ermal Meta il 13 settembre a Reggio Emilia. Un live aspettato per tanti motivi, tra i quali il fatto che sarebbe stato il primo vero concerto per la mia bimba.
Appena entrata nel luogo dove si sarebbe svolto il live, vengo accolta dalle note di Lontano, Lontano di Tenco: un piccolo presagio alla magia che da lì a poche ore avrebbe avvolto Festareggio.
Il concerto inizia alle 22 circa, quando sale sul palco Cordio, seguito dopo poco da Carlo Bolacchi. I due cantautori, che hanno accompagno Ermal Meta per gran parte del Vietato Morire Tour, presentano un paio di brani a testa. Stili totalmente diversi, sia nel modo di stare sul palco che nei testi (più intimista il primo, divertente e scanzonato il secondo), che riescono a coinvolgere e incuriosire la platea.
Verso le 22.30, arriva finalmente il momento per Ermal Meta di prendere possesso del palco di Festareggio. Il primo brano presentato è Odio le favole, pezzo che gli ha permesso di arrivare terzo nella sezione Nuove Proposte di Sanremo del 2016, dando il via alla sua spettacolare ascesa. Il cantautore si mostra in splendida forma, sorridente e pronto a regalare emozioni.
Con l’energica Pezzi di Paradiso, Ermal Meta porta la platea in un posto “dove non chiudi gli occhi per sognare”: ci basta ammirare l’artista che dal palco ci sta donando tutto se stesso, anche attraverso i suoi testi. Testi come quello di Lettera a mio padre, che con parole dure racconta uno scorcio del passato difficile di Meta, quel passato che gli ha insegnato che se “sulla schiena trovi cicatrici è lì che ci attacchi le ali”.
E allora indossiamole queste ali e voliamo fino alla successiva Gravita con me. La band sul palco appare compatta, ben rodata e Meta si dimostra un vero performer, capace di trasformare la passione in energia e potenza. La scaletta scorre veloce, tra scatenati suoni pop e altri più delicati come quelli di Piccola anima, brano che nell’album Vietato morire è interpretato in duetto con Elisa. Il singolo estivo Ragazza Paradiso, Bob Marley, Voodoo Love (brano del quale è stata pubblicata una rivisitazione che vede la collaborazione di Jarabe de Palo) e la scatenata Volevo dirti fanno da preludio al momento acustico del live.
“Tutti abbiamo un telefono o due. Quanti siamo stasera? Cinque, sei mila? Se tutti accendiamo le torce sembrerà di essere a New York”. Ermal imbraccia la chitarra acustica e porta sul palco il suo lato più intimo.
Il cantautore di origini albanesi non è solo un ottimo interprete, ma è anche autore di brani che ha regalato ad altri, salvo poi riprenderseli per portarli in tour. Così in scaletta trova spazio anche Occhi profondi, pezzo scritto da Meta e interpretato da Emma Marrone. La parte acustica del live prosegue con un’interpretazione disinvolta di Hallelujah di Leonard Cohen, brano durante il quale Meta scherza con il pubblico (“Questo è un pezzo di cui tutti conoscono il ritornello, ma non la strofa”), mettendo in evidenza il grande feeling che c’è tra lui e i suoi “lupi”. Quello che colpisce di più del concerto è la totale coesione tra lui e il suo pubblico. Si respirano amore, complicità in uno scambio continuo di suggestioni.
Amara terra mia di Modugno è il pezzo che gli ha permesso di mettersi in mostra sul palco del Festival di Sanremo. Arriva come un pugno nello stomaco, straziante come la voce che entra fin dentro le viscere.
Il lato più rock torna a uscire prepotentemente con il brano Umano, la trascinante title-track dell’album di esordio del cantautore.
Meta è considerato ancora una sorta di esordiente, ma alle spalle ha una bella storia, fatta anche di brani interpretati con una band, La fame di Camilla. Una parte di questo passato si palesa sul palco di Festareggio attraverso le ritmate Buio e luce e Come il sole a mezzanotte.
Arriva il momento di Vietato morire, il brano che Meta ha presentato al Festival di Sanremo 2017 arrivando terzo e vincendo il premio della critica Mia Martini. Un pezzo dedicato alla madre, al coraggio di disubbidire e cantato per Noemi (la ragazzina di sedici anni di Specchia uccisa dal fidanzato) perché “È vero che è vietato morire, però per alcune bestie dovrebbe essere vietato nascere”.
Rien ne va plus segna il momento di massima complicità tra Ermal e il suo pubblico, con l’artista che scende dal palco per appropriarsi della transenna e sentirsi così più vicino alla sua gente.
Le struggenti Schegge e Voce del verbo, con la sua coda musicale che mette in evidenza le doti eccezionali della band che accompagna Meta, chiudono la prima parte del live.
Tempo pochi minuti e arriva un finale dove trovano spazio la spensierata La vita migliore e altri due brani che Meta ha regalato a interpreti d’eccezione: Straordinario (Chiara) e Era una vita che ti stavo aspettando (Francesco Renga).
La dolcissima A parte te, cantata all’unisono dalla platea presente a Festareggio, doveva chiudere le quasi due ore di live, ma il pubblico non ne ha abbastanza e neanche Ermal. Così sale un’altra volta sul palco per concludere con una versione acustica della delicata Un pezzo di cielo in più, altro brano tratto dal repertorio de La fame di Camilla.
Ermal Meta lascia il palco e quello che ti rimane dentro è la sensazione di aver assistito a una piccola magia. Nessun volo pindarico, nessuna esagerazione ma tante emozioni da vivere abbracciata alla mia bimba, a dimostrare che nella normalità sta il vero incantesimo.
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